lunedì 6 dicembre 2010

Sulla scuola di Adro e dintorni

I "segregazionisti" del Nord



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Il giudice civile Gianluca Alessio l’ha messa giù dura: rimozione del simbolo padano, esposizione delle bandiera italiana ed europea, pagamento delle spese processuali. Infatti, il tribunale di Brescia ha accolto il ricorso della Flc Cgil di Brescia, contro la decisione del comune di Adro di contrassegnare, diciamo d’ufficio, con il simbolo del ”Sole delle Alpi” tutti gli arredi del locale edificio scolastico. E per settecento volte…Una overdose di simboli molto rappresentativa di ciò che Robert Hofstadter, storico americano, definì lo “stile paranoico” del segregazionismo Usa.
Che c’entrano gli Stati Uniti con la Lega nord? C’entrano. Perché, purtroppo, siamo davanti al “segregazionismo” della Lega verso coloro che non sono “nordici”. Al prossimo giro, potremmo avere le scuole solo per italiani e immigrati… E, come in America, il razzismo paranoico nei riguardi dei neri, a cominciare dall’uso dei simboli, venne combattuto a colpi di sentenze, anche in Italia, a causa delle paranoie leghiste, sembriamo destinati a incamminarci sulla stessa strada. 
Forse siamo duri con la Lega? E, a nostra volta, un pizzico paranoici perché crediamo di scorgere il razzismo dove c’è solo sana voglia di riappropriarsi delle tradizioni locali? No. Leggere per credere le condivisibili argomentazioni del giudice Alessio: «È in relazione alla stretta relazione tra la libertà di insegnamento, la funzione educativa svolta dal docente e il carattere laico della scuola pubblica che si evidenzia la possibile interferenza che una situazione come quella descritta può effettivamente incidere, in particolare, sulla funzione formativa del docente. Si tratta di operare in un ambiente che si connota per una sorta di vero e proprio inquinamento con segni partitici e lo si satura in modo tale da imporre (secondo metodi invasivi, ben noti agli studiosi di processi mediatici) nella coscienza - questa sì, non pienamente formata - dei discenti, per di più di tenera età, di una particolare visione culturale della società e del sistema diregolazione dei rapporti sociali».
Inoltre, continua il giudice, «si pensi, a titolo esemplificativo, alla sovraesposizione che, mediante un’adeguata diffusione della simbolo già propria di una certa ideologia o visione culturale o morale, potrebbe essere attuata con riguardo a un modello educativo di tipo solidaristico di matrice cattolica, ovvero di tipo comunista di stampo marxiano, o ancora di tipo libertario di origine anarchica. Allo stesso modo - prosegue il magistrato - la visione culturale del partito Lega nord si può imporre in via privilegiata con l’impiego pervasivo della sua simbologia nella mentalità e nel modo comune di sentire dei discenti come la visione “normale”, con l’impossibilità di docente di attuare un modello educativo propositivo: si pensi al tema della convivenza tra soggetti comunitari ed extracomunitari, tema di assoluta sensibilità, specie nei territori lombardi, in un ambito in cui la presenza diffusa di soggetti - e quindi di discenti - extracomunitari impone la prevedibile necessità».
Il sindaco di Adro, ha subito alzato il tiro dichiarandosi pronto «ad aprire un contenzioso sui simboli di falce e martello disseminati in altre parti d’Italia». All’interno delle scuole? Impressi, già d’ufficio, persino sui banchi? Mai visti. Ecco, a dire il vero, ciò che succede quando si prende troppo “Sole delle Alpi”. 


Carlo Gambescia

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