Un "comunista dentro"
“Anno
Zero” sta alla cultura del sospetto e del complotto, esattamente come le
capziose inchieste a comando di Vittorio Feltri. Quel che poi dà più fastidio
di Michele Santoro è l’atteggiarsi a perseguitato politico. E in un’Italia dove
fa quello che vuole, guadagnando milioni di euro. Ma se Santoro è un
perseguitato Liu Xiaobo, il Premio Nobel in carcere che cos’è?
Il fondo è stato toccato la settimana scorsa, quando il conduttore televisivo -
uno che dopo ogni puntata di Anno Zero fa l’analisi minuto per minuto, grafici
in mano dell’ascolto, “cazziando” peggio di Marchionne i suoi dipendenti,
pardon collaboratori - ha cantato in coro, pregustando l'ennesimo coup de théâtre , “La Libertà ” di Gaber, come se
l’Italia di Berlusconi fosse la
Cina... Che vergogna.
Povero Gaber, uomo libero sul serio… Ma si sa, le grandi canzoni finiscono per
appartenere a tutti, "belli e brutti", come dicevano i nonni...
Ma perché Santoro si comporta così?
In primo luogo, perché in questo modo è diventato ricco.
In secondo luogo, perché non è diventato ricco come Berlusconi. Di qui
l'invidia.
In terzo luogo, perché è restato “comunista dentro”. Esiste il “fascista
dentro”? Ebbene Santoro è “comunista dentro”. E in un senso molto semplice,
quasi elementare, perché si ritiene comunque dalla parte “di qualcosa” che,
ovviamente, deve “elevare” rispetto al non adepto: i comunisti erano dalla
parte delle leggi di sviluppo economico della storia, Santoro, dopo aver
buttato Marx e Lenin alla ortiche, ha optato per quelle dello sviluppo morale
dell’umanità, ma "secondo Michele". Ovviamente solo in trasmissione,
perché dietro le quinte, ripetiamo, tratta malissimo i dipendenti, pardon
collaboratori.
Giovedì scorso “Anno Zero” ha avuto ascolti altissimi, solo perché il
"buon" Michele aveva precedentemente litigato in diretta, sotto sotto
per ruggini antiche che sfuggono alle masse, con il direttore generale Mauro
Masi…
E sia. Continuiamo, anzi continuate cari “telespettatori” a farvi del male. Del
resto l’alternativa Rai qual è? Vespa, “democristiano dentro”?
Carlo Gambescia
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