La rivista della settimana:
“Catholica”, Automne 2010, n. 109, pp. 152, euro 12,00.
http://www.catholica.fr/ |
Au-delà
de la crise... Così recita il titolo del dossier
che dà il nome al nuovo numero di "Catholica" (Automne 2010, n. 109,
pp. 152, euro 12,00). Un auspicio che rinvia anche al classico pensiero della
crisi… Siamo allora davanti a un fascicolo di taglio spengleriano? Non proprio.
Il nostro richiamo al celebre cantore dei tramonti a tinte fosche è sur un ton plaisante, o scherzoso. Infatti “Catholica”, come sintetizza
nell’editoriale il direttore, Bernard Dumont, non ama le compiaciute
passeggiate tra le rovine, né crede in alcun post-moderno Cesare carismatico,
insediato dalle masse. Ma, eventualmente, rivolge lo sguardo al magistero del
Papa e della Chiesa Cattolica: l’unica forza, “à condition de reprendre sa
libertè complète de parole enverse la modernité tardive”, in grado di far
uscire la nostra società “du marasme”.
Compito non facile, come si può intuire anche dai diversi interventi. Dove
appunto si tratteggiano scenari epocali molto complessi e perciò non totalmente
padroneggiabili neppure da un redivivo Urbano II. Chi risponderebbe oggi
all’appello di Clermont? Questo è il problema.
Ma veniamo ai contributi. Il dossier
si apre con un ottimo articolo di Christophe Réveillard sui tentennamenti politici
dell’Unione Europea ( Entre perplexité et
fuite en avant. L’Union européenne face à la crise, pp. 10-23), cui
segue un’intervista del bravo Jean-Michel Huten a Hervé Coteau-Bégarie,
studioso di strategia, dal titolo per molti lettori sicuramente invitante (La mondialisation peut-elle cesser?,
pp. 24-33). Dove si evidenzia la crescente contraddizione tra globalizzazione
economica e disgregazione sociale e politica. Di qui, la possibilità di una
“rupture inévitable” ma di cui “nous ne savons pas quand ni comment elle va se
produire”. Di grande spessore il contributo di Bernard Wicht, altro docente di
strategie geopolitiche (Une nouvelle
Guerre de Trente Ans? Réflexion et
hypothèse sur la crise actuelle et ses suites possibile, pp. 34-50). Dove appunto si avanza l’ipotesi di una
“nuova guerra dei trent’anni”, europea s’intende, rivolta alla “liquidation de
la société industrielle” e all’ “accouchement (parto, n.d.r.) de la société de
l’information”. Ma da cui, crediamo, l’Europa, se non vi sarà prima riforma
morale e intellettuale, rischia di uscire pronta, non tanto per una nuova
“forme de renaissance” quanto per autorelegarsi nel museo archeologico della
storia. Come del resto sembra intuire anche Pierre de Lauzun nel suo commento
al testo di Wicht (Crise financière et
géopolitique, pp. 48-50). Quindi, come dicevamo all’inizio, una
nuova Clermont, presuppone una "reconquista" della società, purtroppo
ancora lontana.
Sotto quest’ultimo aspetto, il fascicolo offre nella sezione miscellanea, tra
gli altri, due eccellenti interventi, che pur toccando campi diversi giungono
alla stessa conclusione : il primo di Laurent Jestin (Faut-il “recadrer” l’interprétation de Vatican II,
pp. 51-63); il secondo di Gregor Puppinck (La
liberté religieuse et les paradoxes du réel. Une approche juridique,
pp. 64-79). Per quale ragione? Perché in buona sostanza, nei due contributi si
sottolinea come la Chiesa
post-conciliare, per una curiosa (ma per i "pre-conciliaristi" fino a
un certo punto...) eterogenesi dei fini, pur proponendosi di ritornare a
parlare a molti, umanizzando l’esperienza del Cristo e quella della libertà,
abbia ottenuto il risultato contrario. Quale? Quello di essere ascoltata da
pochi... E sempre più spesso dalle persone sbagliate...
Bello e “sentito” il ricordo di Bernard Dumont del filosofo Thomas Molnar,
scomparso quasi novantenne nel luglio scorso (In memoriam, pp. 80-87). Sicuramente, un instancabile
lavoratore dell' intelletto che rimane - con Augusto Del Noce - il più
originale critico cattolico del nichilismo tardo borghese. Al ricordo di Dumont
sono affiancati alcuni brani tratti dal libro-intervista di Molnar, curato
dallo stesso Dumont, apparso in Italia nel 2005 (Dove va la tradizione cattolica?, Edizioni Settimo Sigillo
- http://www.libreriaeuropa.it/
).
Segnaliamo infine, due contributi italiani, piccole e preziose perle che vanno
a incastonarsi in un fascicolo già di per sé tutto da leggere: il primo di
Teodoro Klitsche de la Grange
(Hipatie avait-elle lu Kant,
pp. 127-139), dove il direttore di "Behemoth", ironizza, con il suo
tocco felpato, “sull’alambiccato” (il termine non è nostro ma del critico Fabio
Ferzetti) film di Alejandro Amenàbar; il secondo di Claudio Finzi (Savorgnan de Brazza. Ou la nuit coloniale démentie,
pp. 119-126), in cui lo storico delle dottrine politiche fa brillantemente il
punto su un “colonizzatore” ed esploratore ottocentesco, poco in sintonia con
la durezza se non ferocia dei suoi tempi.
Come sempre ricche e intriganti le sezioni Lectures
(pp. 131-141) e Bibliographie
(pp. 142-149).
Buona lettura a tutti.
Carlo Gambescia
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