Immigrati
Perché la “marcia
indietro”
della Cassazione?
L’
“indietro tutta” della Cassazione sulla tutela dei diritti dei figli degli
immigrati a crescere in Italia, merita una riflessione più profonda. Oltre la
questione specifica. E dunque non tanto sul pur importante problema delle
frontiere aperte o chiuse, quando sull’ “indietro tutta” in sé: come
caratteristica strutturale e "sociologica" dell’attività
giurisdizionale.
In pratica, secondo il cambio di rotta della Suprema Corte, il “generale
interesse della tutela delle frontiere, che si esprime nelle esigenze di ordine
pubblico che convalidano il decreto di espulsione”, non può cedere il passo in
favore della tutela di “situazioni caratterizzate da essenziale normalità e
tendenziale stabilità, in quanto collegate al normale processo formativo del
minore”. Detto in altri termini, il timore della Cassazione è che, altrimenti,
si finirebbe “col legittimare l'inserimento di famiglie di stranieri
strumentalizzando l'infanzia”.
Insomma "tutela delle frontiere" contro "diritti dell'infanzia e
libertà di emigrare ". Personalmente propendiamo per i secondi. Ma il
punto che qui interessa è un altro: perché i giudici cambiano così
frequentemente idea?
Il fatto dipende dalla qualità e dall’intensità della coesione di una società
sui valori fondamentali. Dove c’è accordo di fondo, le decisioni dei giudici -
soprattutto se riguardanti questioni etiche - non stonano. Dove invece c’è
disaccordo, le distonie sono un fattore di ulteriore contrasto.
Ovviamente, le società non sono mai uniformi, e il contrasto, anche
giurisdizionale, è nella natura delle cose sociali. Perciò la differenziazione
delle sentenze, può essere un fattore di regresso come di progresso. Ma non
dipende dai giudici, bensì dalla società.
Pertanto, la questione della diversità giurisdizionale non può essere risolta
obbligando i giudici, in vari modi, a prendere la decisione “giusta”, ma
facendo chiarezza dentro noi. O se si vuole dentro la società. Stabilire,
finalmente, un accordo di fondo, su quel che l'Italia "vuole fare da
grande". Si dirà: ma già c'è la Costituzione... Benissimo ,
ma come mai non tutti sembrano condividerla?
Probabilmente perché la “giustizia”, anzi il
senso di giustizia, è un riflesso della società. E’ il costume che fa leggi, e
non i giudici e le leggi che fanno il costume.
Carlo Gambescia
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