martedì 2 marzo 2010

Scuola 
Cara Gelmini, non basta parlare male del Sessantotto...


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Il Sessantotto non è un’icona. O peggio ancora una specie di santino, da conservare nel portafogli della memoria. Ma non può essere neppure liquidato come una specie di serial killer epocale della pubblica istruzione italiana. Un Hannibal Lecter, da rinchiudere in prigione e poi buttare la chiave… Soprattutto se si desidera riformare l’istruzione in modo serio e aderente ai tempi. Pertanto stonano certe dichiarazioni del Ministro Gelmini, come ad esempio questa: “Non fa mai piacere quando ad un ragazzo viene assegnata un'insufficienza. Spero che possa essere recuperata nel II quadrimestre. Ma una scuola che promuove tutti non è una scuola che fa l'interesse dei ragazzi. La nostra scuola è lontana da quella del 6 politico. Anche il comportamento è importante nella valutazione complessivo dei ragazzi, perché gli studenti sono titolari di diritti ma anche di doveri come il rispetto delle istituzioni scolastiche e dei compagni”.
E vai con l’inno d’Italia. E, magari, con il saluto romano alla Brambilla…
Ora, va chiarito che la dichiarazione è a commento dei dati ministeriali sugli scrutini del primo quadrimestre. Che registrano, come “titola” il comunicato stampa del Ministero di viale Trastevere, una “pioggia di 5 in condotta” e un “aumento delle insufficienze nelle materie”.
Don Milani griderebbe subito: “Vergognatevi!”. Ma all’indirizzo di professori capaci solo di bocciare, pur di adeguarsi servilmente al "nuovo corso" ministeriale. Ma anche Benedetto Croce, da cui Gentile ereditò il progetto di riforma (cosa che di solito non si dice), da autodidatta di lusso, scuoterebbe la testa…
Soprattutto perché la condotta come insegnava Piaget, grande pedagogista, è una cosa troppo seria per lasciarla all’arbitrio di professori demotivati e ingrigiti in attesa del famoso 27 (giorno dello stipendio). O ancora peggio di funzionari ministeriali malati di burocratismo. Un po’ come per la guerra. Quella “Grande Guerra” che secondo Clemenceau: “ Era troppo seria per lasciarla ai generali francesi”…
In realtà, anche i pedagogisti sono in guerra tra di loro. E così, come in questo caso, alla fine decidono i politici. E i professori chinano la testa: Primum vivere.
Va però sottolineata anche un’altra cosa. La Gelmini, sulla quale si sono subito accaniti i politici di centrosinistra, spara con una pistola ad acqua. E spieghiamo perché.
Nella scuola secondaria di primo grado (scuola media inferiore) su un totale di 1.547.237 di studenti scrutinati solo 17.035 hanno riportato 5 in condotta: l’1,1 . Mentre nella scuola secondaria di secondo grado (scuola media superiore) su un totale di 2.328.750 di studenti, solo 46.490 : il 2,0. In totale, 63.525 studenti delle scuole secondarie di I e II grado hanno riportato un voto insufficiente nel comportamento. Mentre l'anno scorso - udite udite - erano stati 52.344.
Insomma, roba da ridere… Diecimila cinque in condotta in più… O per metterla sul tecnico, una base statistica, sociologicamente irrilevante. Pare che nonostante il vituperato (dalla Gelmini) Sessantotto i nostri ragazzi, sostanzialmente, continuino a comportarsi come piccoli lord inglesi…
Ma allora il bullismo crescente, eccetera? Mah… Misteri mediatici? Forse.
Pertanto, come al solito ci si accapiglia sul nulla. Ferma restando l’impostazione alla Feltri (altro pozzo di scienza) della Gelmini: una politica scolastica da ministro delle ferriere (in effetti più gridata che reale) che non sarebbe piaciuta al liberal Don Milani né al conservatore Croce.
Un dato però è significativo. Quello che le insufficienze in materie come la matematica, l’inglese e l’italiano, continuino comunque a crescere: nella scuola superiore sono passate dal 74 al 76 %. Evidentemente - a meno che non si voglia tirare fuori Lombroso - qualcosa non va nell’insegnamento di queste materie. Probabilmente i programmi andrebbero differenziati in base alle capacità dello studente e ai livelli di apprendimento, utilizzando insegnanti di sostegno.
Ma, di questi tempi, proporre cose del genere, è pura “fanta-istruzione”.
Come concludere? Che continuano a farsi del male. Anzi, a farlo ai nostri ragazzi.


Carlo Gambescia

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