Da sabato 20 marzo sarà disponibile
in libreria il libro postumo di Giano Accame, La morte dei
fascisti (Mursia 2010, pp. 346, euro 18,00) .
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“Trabocca
di passione politica”. Ha ragione Giorgio Galli, nella sua toccante prefazione
al libro postumo di Giano Accame, La
morte dei fascisti (Mursia 2010, pp. 346, euro 18,00), da sabato 20 in libreria.
Esce in questo marzo piovoso, che rimanda allo stesso mese dello scorso anno,
quando Giano, lottava contro il male. Ma conservando una lucidità di pensiero e
una forza di parola, difficili da dimenticare.
La morte dei fascisti, libro
al quale Giano ha lavorato per anni. ma anche argomento di fitte conversazioni
con gli amici più stretti, non tradisce le aspettative. Nonostante la sorte non
sia stata benigna, impedendogli di “inserire” nel libro quelle che lui chiamava
scherzosamente “chicche”: il tocco finale .
Ma lasciamo la parola a Giano:
.
“Questo studio sull’immagine della morte
secondo i fascisti è inteso come storia drammatica d’una parte importante delle
idee del Ventesimo secolo. Storia affrontata sotto un duplice aspetto: cosa i
fascisti da un lato pensassero della morte, come sfida vitale, spavalda, valore
simbolico; e tesa a ricordare da un altro lato quella sorta di genocidio
culturale che - in un secolo crudele non solo a senso unico, giacché i ruoli di
carnefice e vittima vi furono ampiamente scambiati a vicenda - ha fatto pagare
care le idee ai fascisti e a chi di fascismo fu accusato. Pagate care anche
quando le idee vennero poste ai punti più alti del pensiero e dell’arte (…):
Gentile, maggior filosofo accademico italiano del secolo scorso; o di
Marinetti, Pound, Céline, grandi innovatori nell’espressione linguistica. Le
intelligenze scomode dei pensatori fascisti o accusati di fascismo che
animarono il Novecento in una serie impressionante di casi, da José Antonio
Primo de Rivera a Corneliu Z. Codreanu, da Pierre Drieu la Rochelle a Robert
Brasillach, a Yukio Mishima, tutti morti tragicamente, a Knut Hamsun, premio
Nobel finito in miseria, furono scomode anzitutto verso se stesse”.
.
In realtà, nei suoi densi sei capitoli, il
libro va oltre l’analisi del semplice simbolismo della morte in camicia nera.
Come nota acutamente Giorgio Galli: “ La sua lettura mi fa pensare che i
pensieri dell’Autore fossero rivolti, più che alla morte, alla vita: se sia,
cioè, possibile che vi sia qualche forma di sopravvivenza alla morte politica
di quel fenomeno rilevante nella storia del XX secolo che fu il fascismo” .
La morte dei fascisti supera, e di molto, il pur bel libro di Tarmo Kunnas,
intitolato La tentazione fascista.
Kunnas parlava il linguaggio della pura ragione storica, Giano Accame quello
dei sentimenti e della ragione storica insieme. Alla luce del primato della
politica sull’economia nell’eterna lotta, come si legge, del sangue contro
l’oro. Conflitto che viene prima del fascismo e va oltre il fascismo stesso.
Una verità che poteva e può sfuggire a storici e politici, ma non a un leale
combattente delle idee come Giano.
Carlo Gambescia
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