Elezioni Regionali
La libertà televisiva, secondo il Cavaliere
La libertà televisiva è in pericolo? Sì, no,
forse… Ma prima esponiamo i fatti. La Commissione di Vigilanza Rai ha votato il
regolamento sulla nuova par condicio, stabilendo che dal 28 febbraio al 28
marzo per la prima volta non potranno andare in onda “Ballarò”, “Annozero”,
“Porta a Porta” e “In mezz’ora”. In sostituzione la norma, varata dal
centrodestra prevede che i talk show politici siano sostituiti da tribune
elettorali vere e proprie che rispettino una ferrea ed uguale spartizione di
tempi fra tutti i soggetti politici. E moderate, si auspica, dagli stessi
conduttori delle trasmissioni interessate dal provvedimento.
Il centrosinistra ha subito gridato alla nuova marcia su Saxa Rubra. Gli arditi
del popolo dell’ Usigrai hanno proclamato uno sciopero. E di conseguenza i
conduttori in feluca hanno scelto il lutto stretto, incluso Vespa, simpatica
mascotte del centrodestra. Mentre Berlusconi, con il tempismo perfetto dell’
elefante a passeggio nella cristalleria politica, ha dichiarato che la
decisione di fermare quelli che ormai sono ”pollai televisivi” non è né
“scandalosa” né “preoccupante”. Ovviamente già sono partite le mediazioni
sotterranee, Zavoli in testa. E probabilmente i contendenti si metteranno
d’accordo. Magari su tribune elettorali coordinate in tandem da Santoro e
Vespa: i gemelli separati alla nascita.
Perché questa è la politica di oggi. Sembra di stare al tavolo da poker: un
giocatore, in questo caso Berlusconi, alza la posta per vedere quello che fanno
gli altri, salvo uscire nel caso ci sia qualcuno più spavaldo… Per poi tornare
a giocare, tutti insieme, la sera successiva. E così via. Come si dice a Roma:
“I politici? Ammazza ammazza è tutta ‘na razza!”.
Ma in buona sostanza la nuova norma sulla par condicio che cosa toglierebbe al
telespettatore? La “caciara mediatica”: il darsi sulla voce, gli insulti, gli
applausi a comando, eccetera.
La perdita perciò non sarebbe grande. Se non fosse che la democrazia mediatica,
piaccia o meno, è anche questo. E stupisce che Berlusconi, da magnate della
televisione, che sulla “libertà di emittenza” è diventato ricco, famoso e presidente
(del Consiglio), non comprenda l’importanza anche del “pollaio”. Che piace alla
gente che non piace, quella comune: le persone che vivono la politica come una
riunione condominale. Alcuni cattivelli dicono che Berlusconi sembra capire
l’importanza della Tv strillata solo quando gli tornino i conti. Elettorali.
Va pure detto, per limitarsi alle navi televisive Rai di grosso tonnellaggio,
che un personaggio come il descamisados Santoro, ha fatto tutto il possibile
per farsi odiare dal Cavaliere e dall’elettorato di centrodestra. Ma che dire
di un monsignore come Vespa? Che non è stato da meno nei riguardi del
telespettatore di centrosinistra. Per metterla calcisticamente: 1 a 1. O come si studiava al
Liceo: due forze eguali e contrarie hanno come somma zero.
Per quel che ci riguarda siamo perciò per il massimo della libertà. Lasciate
insomma che i telepargoli vadano da Santoro e Vespa. E che si becchino tutto il
trucidume mediatico… La libertà è un rischio, diceva qualcuno. Purtroppo quel
che dispiace è che chiunque ami la libertà come noi, per difenderla sia
costretto a ritrovarsi nella stessa barca di gente come Vespa e Santoro.
E questo va addebitato al liberalismo a corrente alternata del Cavaliere.
Vergogna.
Carlo Gambescia
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