Richard Lynn e i meridionali
Idee
razziste
o razzismo delle idee?
.
I meridionali italiani sono sottosviluppati,
Non solo economicamente ma anche di cervello. Ecco la tesi di Richard Lynn (nella foto),
professore emerito di psicologia presso l’Università dell’Ulster: ottant’anni,
centinaia di pubblicazioni e la fissa che il quoziente d’ intelligenza
diminuisca da Nord a Sud. E che ciò dipenda dalla pigmentazione della pelle.
Ma vediamo quel che scrive dei nostri meridionali in un articolo apparso sulla
rivista scientifica “Intelligence”: “Mentre nel Nord Italia il quoziente
intellettivo è pari a quello di altri Paesi dell’Europa centrale e
settentrionale, man mano che si va verso Sud il coefficiente si abbassa”.
Tuttavia, Lynn a riprova di quel che scrive, cita i suoi studi precedenti:
insomma se la canta e se la suona da solo.
Ma andiamo avanti: “La causa è con ogni probabilità da attribuire alla
mescolanza genetica con popolazioni del Medio Oriente e del Nord Africa”. E qui
Calderoli e Bossi sarebbero d’accordo. Mentre la Caritas un po’ meno.
Va ricordato, visto che la storia non la studia più nessuno, che in Italia, tra
Otto e Novecento, la cultura accademica si accapigliò sulla presunta
inferiorità dei meridionali. Lo scontro avvenne all’interno della scuola
lombrosiana, perché i meno osservanti, ritenevano, soprattutto se socialisti,
l’influenza della società maggiore di quella della razza. Epica fu la battaglia
sulla natura della delinquenza siciliana tra il buonista Napoleone Colajanni e
Alfredo Niceforo, cattivista a oltranza.
Tuttavia l’esito di quelle polemiche, condotte a colpi di coefficienti cranico,
fu di risvegliare le coscienze e così di favorire, nei successivi cento anni,
quegli ingenti investimenti economici e sociali che hanno migliorato le
condizioni del Mezzogiorno. Dove, frane e mafia a parte, non si muore più di
fame né analfabeti. Anzi ci si laurea.
Ora, Lynn torna indietro di cento anni. Perché si sforza di provare come di
regola - a parità di statura, istruzione e reddito - l’intelligenza media della
popolazione scenda da Nord a Sud, fino a toccare il punto più basso in Sicilia.
A suo avviso, infatti, i più intelligenti d’Italia sarebbero concentrati in
Friuli. Nello studio pubblicato da “Intelligence”, afferma addirittura che “il
grosso della differenza nello sviluppo economico tra Nord e Sud può essere
spiegato con la variabilità del quoziente di intelligenza”. Ma anche “ che nel
Sud Italia la qualità del cibo è più scadente, si studia meno, ci si prende
meno cura dei figli e che almeno dal 1400 il Meridione non partorisce ‘figure
di spicco’ nella cultura nella politica”. Peccato che il Sud possa invece contare
su una lista di nomi famosi che va da Giordano Bruno a Benedetto Croce,
passando per un certo GiambattistaVico. Così, tanto per gradire.
Quanto alla metodologia, ripetiamo, il fatto curioso è che Lynn cita Lynn e non
altri studiosi Il perché è semplice: la sua metodologia non è condivisa.
Infatti, ci sono studi che mostrano che non esiste alcuna correlazione tra
colore della pelle e intelligenza. Il che significa che i suoi risultati sono
opinabili. O che comunque hanno lo stesso valore di altri lavori, che
sostengono l’esatto contrario.
Però va detto, che pur criticando le tesi di Lynn, non siamo d’accordo con il
professor Roberto Cubelli dell’ Associazione Italiana di Psicologia (AIP), che,
oltre a individuare nell’articolo “gravi limiti teorici, metodologici e
psicometrici”, fa il passo più lungo della gamba. Perché definisce
“deontologicamente sbagliata” l’interpretazione di Lynn. Ora, lo studioso
britannico, resta fino a prova contraria, un accademico e non un militante
neonazista. E per questo va discusso, anche duramente, sul piano del metodo, ma
non su quello politico. Insomma, no a un razzismo ancora più pericoloso: quello
delle idee.
Carlo Gambescia
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