venerdì 19 febbraio 2010

Richard Lynn e i meridionali 
Idee razziste 
o razzismo delle idee?


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I meridionali italiani sono sottosviluppati, Non solo economicamente ma anche di cervello. Ecco la tesi di Richard Lynn (nella foto), professore emerito di psicologia presso l’Università dell’Ulster: ottant’anni, centinaia di pubblicazioni e la fissa che il quoziente d’ intelligenza diminuisca da Nord a Sud. E che ciò dipenda dalla pigmentazione della pelle.
Ma vediamo quel che scrive dei nostri meridionali in un articolo apparso sulla rivista scientifica “Intelligence”: “Mentre nel Nord Italia il quoziente intellettivo è pari a quello di altri Paesi dell’Europa centrale e settentrionale, man mano che si va verso Sud il coefficiente si abbassa”. Tuttavia, Lynn a riprova di quel che scrive, cita i suoi studi precedenti: insomma se la canta e se la suona da solo.
Ma andiamo avanti: “La causa è con ogni probabilità da attribuire alla mescolanza genetica con popolazioni del Medio Oriente e del Nord Africa”. E qui Calderoli e Bossi sarebbero d’accordo. Mentre la Caritas un po’ meno.
Va ricordato, visto che la storia non la studia più nessuno, che in Italia, tra Otto e Novecento, la cultura accademica si accapigliò sulla presunta inferiorità dei meridionali. Lo scontro avvenne all’interno della scuola lombrosiana, perché i meno osservanti, ritenevano, soprattutto se socialisti, l’influenza della società maggiore di quella della razza. Epica fu la battaglia sulla natura della delinquenza siciliana tra il buonista Napoleone Colajanni e Alfredo Niceforo, cattivista a oltranza.
Tuttavia l’esito di quelle polemiche, condotte a colpi di coefficienti cranico, fu di risvegliare le coscienze e così di favorire, nei successivi cento anni, quegli ingenti investimenti economici e sociali che hanno migliorato le condizioni del Mezzogiorno. Dove, frane e mafia a parte, non si muore più di fame né analfabeti. Anzi ci si laurea.
Ora, Lynn torna indietro di cento anni. Perché si sforza di provare come di regola - a parità di statura, istruzione e reddito - l’intelligenza media della popolazione scenda da Nord a Sud, fino a toccare il punto più basso in Sicilia. A suo avviso, infatti, i più intelligenti d’Italia sarebbero concentrati in Friuli. Nello studio pubblicato da “Intelligence”, afferma addirittura che “il grosso della differenza nello sviluppo economico tra Nord e Sud può essere spiegato con la variabilità del quoziente di intelligenza”. Ma anche “ che nel Sud Italia la qualità del cibo è più scadente, si studia meno, ci si prende meno cura dei figli e che almeno dal 1400 il Meridione non partorisce ‘figure di spicco’ nella cultura nella politica”. Peccato che il Sud possa invece contare su una lista di nomi famosi che va da Giordano Bruno a Benedetto Croce, passando per un certo GiambattistaVico. Così, tanto per gradire.
Quanto alla metodologia, ripetiamo, il fatto curioso è che Lynn cita Lynn e non altri studiosi Il perché è semplice: la sua metodologia non è condivisa. Infatti, ci sono studi che mostrano che non esiste alcuna correlazione tra colore della pelle e intelligenza. Il che significa che i suoi risultati sono opinabili. O che comunque hanno lo stesso valore di altri lavori, che sostengono l’esatto contrario.
Però va detto, che pur criticando le tesi di Lynn, non siamo d’accordo con il professor Roberto Cubelli dell’ Associazione Italiana di Psicologia (AIP), che, oltre a individuare nell’articolo “gravi limiti teorici, metodologici e psicometrici”, fa il passo più lungo della gamba. Perché definisce “deontologicamente sbagliata” l’interpretazione di Lynn. Ora, lo studioso britannico, resta fino a prova contraria, un accademico e non un militante neonazista. E per questo va discusso, anche duramente, sul piano del metodo, ma non su quello politico. Insomma, no a un razzismo ancora più pericoloso: quello delle idee. 

Carlo Gambescia

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