Il libro della settimana: Franco
Cordero, Savonarola, Bollati Boringhieri, Torino 2009, pp.
CXCIV-366, VIII-560, VIII-668, VIII-823, euro 75,00.
Ci sono libri che vanno letti. Sempre. Nei
quali però non si deve cercare l’ultima parola su un certo argomento. Ma
neppure, maliziosamente, la penultima. Vanno letti, se ci passa l’espressione,
perché “immunizzano”. E liberano il lettore dal pericolo del sapere a buon
mercato e dai giudizi superficiali dei parassiti dell’editoria. E che una volta
chiusi mettono al riparo il lettore, anche di buona o discreta cultura, dalla
velleità di riuscire a sapere tutto su un certo argomento, e magari con modico
impegno.
Uno di questi libri è sicuramente il Savonarola
di Franco Cordero, titanica biografia in quattro volumi del
fiammeggiante predicatore domenicano, usciti per Laterza tra il 1986 e il 1988,
ora riediti, con una nuova prefazione del giurista, da Bollati Boringhieri (pp.
CXCIV-366, VIII-560, VIII-668, VIII-823, euro 75,00).
Cordero nella densa prefazione pareggia i conti con i disistimatori… Ma
lasciamo ai lettori il piacere, o addirittura la goduria, di scoprire nomi e
cognomi delle navi ammiraglie giustamente colpite e affondate… E con che stile.
Ma veniamo al libro. Il Savonarola di Cordero è un “razzista dell’anima”, che
odia le anime “tiepide”. E che punta a una dittatura “egoteocratica”. La sua
vicenda politica evolverà per gradi, tra il novembre del 1494 e il maggio del
1498: dalla “pietà” alla “forca”, per così dire; morirà, inviso a tutti, Papa,
Principi e Re, a cominciare dalla monarchia francese, nella quale il
predicatore aveva confidato. Non è quell’uomo del rinascimento, dipinto da
certa storiografia compiacente al canone moderno, ma neppure un proto-Lutero o
un post-modernista mancato… O addirittura il “quasi santo”, di certa
storiografia chiesastica. Ma una figura a metà strada tra il millenarismo
medievale e quello totalitario. Come scrive sinuosamente Cordero: Savonarola ”
viola le anime, padrone d’una platea in stato ipnotico; adopera spie e una
polizia giovanile manesca; scalda le midolla al pubblico con processioni, roghi
delle vanità, balli omofili; lascia che il partito decapiti cinque avversari,
in barba alla regola che lui aveva imposto (l’appello al corpo elettorale);
sotto vari aspetti prefigura tecniche novecentesche del controllo nello stato
totalitario, Sarebbe un perfetto inquisitore. Che combatta corruzione ecclesiastica,
immoralità pubblica, egoismo oligarchico, è il lato positivo: nessuno glielo
contesta; qui valutiamo i mezzi e lo stile”. Insomma un Savonarola che in
fondo, proprio per la sua sfortunata sorte, può anche destare un filo di
simpatia umana… Se ci si passa il brusco cambiamento di registro, dal
drammatico al comico: il predicatore anche per certe espressioni (“”Dio manderà
lo adiutorio”; “lo spirto subtratto”, eccetera) ricorda quel monaco Zenone,
trascinatore delle malmesse truppe crociate del Brancaleone monicelliano: il
quale, precipita nel vuoto proclamando che “lo cavalcone”, come la Firenze piagnona di
Savonarola, “è saldo” …
Battute a parte, anche Savonarola, nonostante il troppo supposto aiuto di Dio,
precipiterà verso la morte, salendo sul patibolo. Proprio a causa del suo
essere profeta disarmato, come già aveva notato, rallegrandosene, il laico
Machiavelli. E anche Cordero, tutto sommato, sembra essere d’accordo con
l’autore de Il Principe.
Queste, grosso modo, le tesi del libro. Prendere o lasciare. Ma se si prende,
si può godere della lettura di un testo ricco e documentato, ma anche spigoloso
e poco incline alla ricerca del consenso facile. Presupponiamo perciò che in
più di vent’anni il libro di Cordero, non abbia ricevuto grandi premi e
riconoscimenti… Il che è un merito.
Libri complessi, estranei al circuito del birignao fieristico, come il Savonarola vanno letti perché forgiano
il lettore. Dal momento che, come in montagna, una volta superate certe quote,
oltre a godere di una vista migliore, il lettore acquista la consapevolezza
dello scalatore . E soprattutto capisce e apprezza la giusta distanza che lo
separa ( e “deve” separarlo) da un montanaro delle anime del calibro del
professor Franco Cordero.
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento