Terzo mandato da sindaco per Veltroni?
Forever and ever...
Roma paradiso dei cinematografari. Ma non dei romani. La
"situazione traffico" come dicono certi tassisti acculturati è
precipitata. Se qualche giorno fa non si circolava ora siamo alla paralisi. Ma
che ci vuoi fare è il cinema bellezza (soprattutto quello hollywoodiano è cultura...
No?).
Ma non è questo l'unico problema. Sembra che il sindaco
Veltroni, si vocifera, si voglia ricandidare alle prossime comunali. E' da
questa estate che se ne parla. Nei corridoi.
Va bene che Veltroni è un patito della storia politica
americana. Ma Veltroni come Roosevelt (Franklin Delano), che fu eletto quattro
volte alla presidenza degli Stati Uniti, è troppo. Certo, per il buon Walter,
si tratterebbe di un terzo mandato come sindaco di Roma. Una cosa più alla
amatriciana. Ma “il pericolo sussiste” , come direbbero all’Unità di Crisi
della Farnesina.
E pensare che nell’ intervista azzerbinata, apparsa a fine agosto sul Venerdì di "Repubblica", Veltroni si è così autodefinito: “ Sono un uomo con il dono della serenità, una serenità malinconica forse, ma potente. Ho molte altre vite che avrei voluto e vorrei esplorare. Per qualcuna, forse, sono ancora in tempo”. Dopo di che, evidentemente, si è accorto, che gli piace troppo questa, da sindaco… E che sarebbe un peccato privare i romani...
Attenzione però: nella stessa intervista dichiara pure, un po’ orwellianamente, “di vivere”, come primo cittadino, “in una comunità di duemilioni e ottocentomila persone e qualunque cosa succeda loro mi riguarda. E’ come se vivessi ogni giorno tutte queste vite”…
Piaciuta la metafora organicista? Mica tanto. Il buon Veltroni, sia detto con tutto il rispetto, straparlicchia (direbbe Totò)… Perché se fosse davvero così, dovrebbe essere sempre incavolato. E altro che tre mandati.
Come appunto lo sono i duemilionieottocentomila di Tafazzi (perché poi lo votano), di cui sopra. Perché? Facile: Roma è piena di turisti che sporcano. I prezzi sono alle stelle. I lavori sempre in corso. Perfino, la metropolitana, meraviglia delle meraviglie, con l’aria condizionata, provoca, soprattutto d'estate, bronchiti e raffreddori. Insieme al biglietto dovrebbero darti un kit (non mi chiedete di che genere) per le broncopolmoniti galoppanti. E poi, come dessert, piccola criminalità che cresce... (ma si sa queste sono critiche reazionarie...).
E lui, Walter, lì ha tagliare nastri, raccogliere consensi, fare cose, prendere appunti, vedere gente, e perfino scrivere libri, come quello appena uscito: La scoperta dell’alba. Dacia Maraini, per recensirlo sul Corriere della Sera , ha scomodato addirittura Pirandello. Questo non è un sindaco è un major americana
Che dire? Se il governo Prodi regge, di qui a qualche anno (sai che ci vuole a cambiare la normativa elettorale…), Veltroni potrebbe ricandidarsi per la terza volta. E vincere. E così Walter forever.
A meno che, come insegna Eduardo in un vecchio film, L’oro di Napoli, non si decida tutti, di ricorrere al pernacchio moralmente debilitante. Vi ricordate? “Duca, eccetera, eccetera”, è giù il pernacchio, da parte di un intero vicolo, stanco dei soprusi automobilistici di un antipatico nobile napoletano. Mi spiego.
Se “Veltroni-terzo mandato” dovesse reiterare quel che ha dichiarato nell’intervista al “Venerdì , cioè che “rinunciare a posizioni di privilegio non [gli] costa niente”, un bel pernacchio, probabilmente potrebbe costringerlo a ritirarsi.
Non dico di tutti i duemilionieottocentomila Tafazzi, ma almeno della metà più uno. Ma mi viene un dubbio: Veltroni è antipatico? Più che altro, come ogni primo della classe, è noioso.
Però è cinefilo, e potrebbe capire. Vai pernacchio vai…
E pensare che nell’ intervista azzerbinata, apparsa a fine agosto sul Venerdì di "Repubblica", Veltroni si è così autodefinito: “ Sono un uomo con il dono della serenità, una serenità malinconica forse, ma potente. Ho molte altre vite che avrei voluto e vorrei esplorare. Per qualcuna, forse, sono ancora in tempo”. Dopo di che, evidentemente, si è accorto, che gli piace troppo questa, da sindaco… E che sarebbe un peccato privare i romani...
Attenzione però: nella stessa intervista dichiara pure, un po’ orwellianamente, “di vivere”, come primo cittadino, “in una comunità di duemilioni e ottocentomila persone e qualunque cosa succeda loro mi riguarda. E’ come se vivessi ogni giorno tutte queste vite”…
Piaciuta la metafora organicista? Mica tanto. Il buon Veltroni, sia detto con tutto il rispetto, straparlicchia (direbbe Totò)… Perché se fosse davvero così, dovrebbe essere sempre incavolato. E altro che tre mandati.
Come appunto lo sono i duemilionieottocentomila di Tafazzi (perché poi lo votano), di cui sopra. Perché? Facile: Roma è piena di turisti che sporcano. I prezzi sono alle stelle. I lavori sempre in corso. Perfino, la metropolitana, meraviglia delle meraviglie, con l’aria condizionata, provoca, soprattutto d'estate, bronchiti e raffreddori. Insieme al biglietto dovrebbero darti un kit (non mi chiedete di che genere) per le broncopolmoniti galoppanti. E poi, come dessert, piccola criminalità che cresce... (ma si sa queste sono critiche reazionarie...).
E lui, Walter, lì ha tagliare nastri, raccogliere consensi, fare cose, prendere appunti, vedere gente, e perfino scrivere libri, come quello appena uscito: La scoperta dell’alba. Dacia Maraini, per recensirlo sul Corriere della Sera , ha scomodato addirittura Pirandello. Questo non è un sindaco è un major americana
Che dire? Se il governo Prodi regge, di qui a qualche anno (sai che ci vuole a cambiare la normativa elettorale…), Veltroni potrebbe ricandidarsi per la terza volta. E vincere. E così Walter forever.
A meno che, come insegna Eduardo in un vecchio film, L’oro di Napoli, non si decida tutti, di ricorrere al pernacchio moralmente debilitante. Vi ricordate? “Duca, eccetera, eccetera”, è giù il pernacchio, da parte di un intero vicolo, stanco dei soprusi automobilistici di un antipatico nobile napoletano. Mi spiego.
Se “Veltroni-terzo mandato” dovesse reiterare quel che ha dichiarato nell’intervista al “Venerdì , cioè che “rinunciare a posizioni di privilegio non [gli] costa niente”, un bel pernacchio, probabilmente potrebbe costringerlo a ritirarsi.
Non dico di tutti i duemilionieottocentomila Tafazzi, ma almeno della metà più uno. Ma mi viene un dubbio: Veltroni è antipatico? Più che altro, come ogni primo della classe, è noioso.
Però è cinefilo, e potrebbe capire. Vai pernacchio vai…
Carlo Gambescia
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