(Meta)politcal comics
Sei pensionato?
De -vi-mo-ri-re-ta-ta-ta-ta!
“De-vi-mo-ri-re-ta-ta-ta-ta”. In passato, e prima dei
divieti, era di moda negli stadi ritmare questo rozzo “memento mori”
all’indirizzo di arbitro e giocatori “colpevoli” di chissà che cosa, in base
alle simpatie o antipatie della Curva.
Oggi, che si vive nel mondo del politicamente corretto, e che negli stadi si
entra con la maschera antigas, nessuno sogna più di rivolgersi così ai
giocatori… Anche perché si preferisce subito venire a vie di fatto…
Passando però dallo “sport” alla politica ci si accorge che, anche certi
professori, dicono, magari in modo forbito, più o meno le stesse cose,
all’indirizzo non di pimpanti calciatori che guadagnano miliardi e si cuccano
appetitose veline, ma di poveri vecchietti pensionati a 700 euro al mese.
Ad esempio, sul Corriere della sera di martedì 24 ottobre, il
professor Nicola Rossi, intervistato da Sergio Rizzo, ha chiesto al governo
Prodi di aggiornare i coefficienti per il calcolo della pensione. Criticando
governo e sindacati perché colpevoli di ritardare l’iter di revisione decennale
del coefficiente di trasformazione per il calcolo delle pensioni. Ma ascoltiamo
il professore: “ Intanto il governo può fare una cosa che non comporta
l’approvazione di nessuna legge: aggiornare i coefficienti per il calcolo delle
pensioni, come previsti dalla legge Dini. Per essere più precisi, il governo
non solo può ma è obbligato a farlo”
Si dirà: questa è roba tecnica, chi ci capisce e bravo e perciò chi se ne
frega… No, guai a disinteressarsi della cosa. Perché il professore dice il
vero. Purtroppo le cose stanno proprio così. La riforma pensionistica Dini del
1995, che porta il nome di un vero amico del popolo, introdusse il criterio del
ricalcolo dieci anni. Perciò: 1995-2005. Prodi è pure in ritardo…
L’importo annuale della pensione andrebbe perciò determinato, e quindi
modificato, moltiplicando, l’importo totale dei contributi versati, per un
coefficiente che riflette, guarda caso, la probabilità di sopravvivenza media
del pensionato. E come osserva, Nicola Rossi, invocando, da buon curato
dell'economia, le vie della Provvidenza Statistica, la necessità
dell’aggiornamento è logica “ conseguenza del problema demografico [perché]
come è noto, in Italia, l’aspettativa di vita per fortuna riallunga”. Tradotto:
se la speranza di vita di un sessantacinquenne passa da 16 a 19 anni, a parità di
contributi la sua pensione annuale dovrà essere più bassa. Altrimenti i
pensionati riceverebbero più di quanto hanno versato e il sistema andrebbe in
deficit.
E non sia mai…
Di qui la preoccupazione del professor Rossi che teme manovre politiche
dilatorie in favore dei pensionati (che in questi dieci anni, credendo alle
statistiche, sarebbero diventati più longevi), e a danno dei conti pubblici. Il
che però potrebbe causare - e questo Rossi si guarda bene dall'esplicitarlo -
un abbassamento, del reddito futuro delle pensioni, di quasi il 6-8 per cento,
come scriveva ieri Carla Casalini sul Manifesto…
Che dire? Se la vita del pensionato si è allungata, c’è chi pensa ad
accorciargliela brandendo il “coefficiente di trasformazione” come la sega
elettrica di Freddy Krueger. Malgrado moltissime famiglie, composte solo di
vecchietti, siano in bolletta, messe a tappeto dall’introduzione dell’euro e da
una pioggia di rincari, c’è chi come nel Mercante di Venezia, ancora
pretende la sua libbra di carne (reminiscenze liceali… chiedo scusa).
Quali vie di fuga per i nonnetti? Togliersi di mezzo con una overdose di
viagra… Sempre se avranno i soldi o la mutua per comprarselo, e ovviamente,
dando per scontata la “parità” di desiderio “contributivo” sessuale con gli
undersessantacinque, per usare l’economichese di Rossi
Esageriamo? Mah… Certo, la filosofia che è dietro la riforma Dini - ripetiamo
noto amico del popolo - e i suoi coefficienti di trasformazione non aiuta: più
campi, meno prendi di pensione, soprattutto se i contributi versati sono
pochini o di ridotto valore professionale… E ancora peggio andrà per i giovani
di oggi, massacrati dal lavoro flessibile, che avranno una “posizione”
contributiva peggiore di padri e nonni.
In certo senso, si punta cinicamente sulla selezione naturale dei vecchietti,
sperando che i più deboli, tolgano il disturbo….
Per farla breve: sei pensionato? De-vi mo-ri-re ta-ta-ta-ta!
Carlo Gambescia
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