Analisi
Gli Usa alla conquista dello spazio?
Per quello che si riesce a capire, il documento firmato
da Bush sul nuovo programma spaziale americano, ha un enorme valore simbolico e
geopolitico. Dal momento che va inquadrato, non in rapporto al precedente
documento approvato da Clinton (come ha fatto la maggior parte dei
commentatori) ma rispetto a quella che è stata la politica estera americana dal
1945 a
oggi. Una politica basata sulla riorganizzazione dello spazio geopolitico
mondiale in funzione del proprio dominio di terra, mare, cielo e ora dello
spazio extra-atmosferico.
Ma per capire questo è necessaria un’analisi sistemica. O
comunque storicamente più ampia.
Pur non essendo possibile, per ora, una lettura diretta del testo, riteniamo che due punti del documento siano particolarmente significativi. Questi: “ (1) Gli Stati Uniti respingono ogni richiesta di sovranità da parte di ogni nazione nello spazio e nel corpo celeste o in ogni porzione di esso; respingono ogni limitazione del fondamentale diritto degli Stati Uniti di operare e acquisire dati dallo spazio (…). (2) Gli Stati Uniti considerano le possibilità spaziali – incluso il terreno e segmenti di spazio – vitali per i propri interessi nazionali. Di conseguenza si riservano il diritto di libertà d’azione nello spazio; di dissuadere altri che vogliano impedire questi diritti; di prendere ogni azione necessaria per proteggere le proprie capacità spaziali; di rispondere a ogni interferenza, e di negare, se necessario ai nemici l’uso dello spazio per fini ostili agli interessi nazionali Usa” ” (Repubblica, 19.10.06, p. 16).
Se si procede a un’analisi concreta dell’espansionismo americano, in termini di rapporti di forza e strutture sistemiche ( il complesso militare-industriale Usa), prescindendo dai valori politici dichiarati ( difesa ed “esportazione” della libertà, creazione di una pace mondiale, nascita di libero mercato mondiale), si può tratteggiare la seguente periodizzazione:
1945: conquista americana della spazio marittimo e terrestre in “condominio” con l’Unione Sovietica.
1989: fine del “condominio” statunitense-sovietico.
1989-1991: interregno
1991 (Iraq 1) – 1999 (Kosovo) – 2001 (Afghanistan) – 2003 (Iraq 2): conquista dello spazio aereo mondiale.
2006 (Programma spaziale Bush): dichiarazione di voler procedere alla conquista dello spazio extra-atmosferico.
Si tratta di un processo unitario e progressivo, di una forza travolgente: sulla carta geopolitica del mondo il blocco americano si esteso soprattutto dopo il1989 a
vista d’occhio. E alla precedente riorganizzazione terrestre, marittima e dei
cieli, iniziata nel 1945, ora farà seguito quella spaziale. Si tratta di una
posizione di forza militare, politica, economica inaudita: che non ha alcun
precedente storico.
E l’aspetto più interessante è costituito dal fatto che nessuna potenza (di quelle residue, a cominciare dalla Russia, per non parlare dell'Ue...) ha osato prendere posizione sul programma spaziale americano, ora approvato da Bush ( e vagheggiato a suo tempo anche da Reagan, che tra l’altro nel 1986 fece bombardarela Libia
per difendere i cieli dal terrorismo…) . Perché si tace? Evidentemente, per non
essere inclusi tra i “nemici” dell’America.
Questi sono i fatti. Ovviamente, se ci si riferisce agli altisonanti valori dichiarati, oggi come ieri (pace, libertà, eccetera), il processo qui descritto e periodizzato, può essere visto come una specie di marcia trionfale della libertà. Libertà che di qui a qualche secolo conquisterà "pacificamente" il lontano spazio siderale. Dove finalmente potrà sventolare la bandiera americana. La bandiera della libertà.
Pur non essendo possibile, per ora, una lettura diretta del testo, riteniamo che due punti del documento siano particolarmente significativi. Questi: “ (1) Gli Stati Uniti respingono ogni richiesta di sovranità da parte di ogni nazione nello spazio e nel corpo celeste o in ogni porzione di esso; respingono ogni limitazione del fondamentale diritto degli Stati Uniti di operare e acquisire dati dallo spazio (…). (2) Gli Stati Uniti considerano le possibilità spaziali – incluso il terreno e segmenti di spazio – vitali per i propri interessi nazionali. Di conseguenza si riservano il diritto di libertà d’azione nello spazio; di dissuadere altri che vogliano impedire questi diritti; di prendere ogni azione necessaria per proteggere le proprie capacità spaziali; di rispondere a ogni interferenza, e di negare, se necessario ai nemici l’uso dello spazio per fini ostili agli interessi nazionali Usa” ” (Repubblica, 19.10.06, p. 16).
Se si procede a un’analisi concreta dell’espansionismo americano, in termini di rapporti di forza e strutture sistemiche ( il complesso militare-industriale Usa), prescindendo dai valori politici dichiarati ( difesa ed “esportazione” della libertà, creazione di una pace mondiale, nascita di libero mercato mondiale), si può tratteggiare la seguente periodizzazione:
1945: conquista americana della spazio marittimo e terrestre in “condominio” con l’Unione Sovietica.
1989: fine del “condominio” statunitense-sovietico.
1989-1991: interregno
1991 (Iraq 1) – 1999 (Kosovo) – 2001 (Afghanistan) – 2003 (Iraq 2): conquista dello spazio aereo mondiale.
2006 (Programma spaziale Bush): dichiarazione di voler procedere alla conquista dello spazio extra-atmosferico.
Si tratta di un processo unitario e progressivo, di una forza travolgente: sulla carta geopolitica del mondo il blocco americano si esteso soprattutto dopo il
E l’aspetto più interessante è costituito dal fatto che nessuna potenza (di quelle residue, a cominciare dalla Russia, per non parlare dell'Ue...) ha osato prendere posizione sul programma spaziale americano, ora approvato da Bush ( e vagheggiato a suo tempo anche da Reagan, che tra l’altro nel 1986 fece bombardare
Questi sono i fatti. Ovviamente, se ci si riferisce agli altisonanti valori dichiarati, oggi come ieri (pace, libertà, eccetera), il processo qui descritto e periodizzato, può essere visto come una specie di marcia trionfale della libertà. Libertà che di qui a qualche secolo conquisterà "pacificamente" il lontano spazio siderale. Dove finalmente potrà sventolare la bandiera americana. La bandiera della libertà.
Se non vi vi si crede, il discorso cambia. I fatti no però.
Carlo Gambescia
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