martedì 3 ottobre 2006



La sinistra del Mago Silvan
 La finanziaria "tutta equità e sviluppo"





Le parole, e i principi che incarnano, spesso acquistano forza propria, soprattutto in politica: a forza di sentirle ripetere, si finisce per accettarle senza discutere, come evidenti in se stesse: Insomma, le si continua a usare sicuri che nessuno chiederà alcuna “dimostrazione” o prova. Ad esempio, in questi giorni ne vengono usate due in particolare: equità e sviluppo, con una  nonchalance degna del Mago Silvan e dei suoi immaginifici "Simsalabim".  Insomma, il centrosinistra ritiene che la finanziaria sia "tutta equità e sviluppo",  mentre il centrodestra, come da copione, contrattacca.
Ora, qual è lo scopo dichiarato della legge finanziaria? Quello del rientro nei parametri di disavanzo pubblico fissati da Maastricht. Il che può essere ottenuto in tre modi: o tagliando la spesa pubblica, o introducendo nuove tasse, oppure con un mix di tagli e tasse. E sembra che Prodi abbia scelto questa terza strada.
E qui il vero punto è che i tagli e le tasse, anche mescolati insieme, non hanno nulla a che fare con l’equità e lo sviluppo. L’equità consiste non nel dare a tutti la stessa cosa (eguaglianza) , ma nel fare in modo che ognuno ottenga il più possibile di quel che gli è dovuto. Piuttosto che aspirare all’eguaglianza in sé, si ricerca la massimizzazione sostenibile del minimo, vale a dire una ripartizione o una redistribuzione che attribuisca quanto è più possibile a coloro che possiedono meno, tenendo tuttavia conto, nel loro stesso interesse, dell’effetto positivo che alcune disparità economiche possono avere sullo sprone a investire o risparmiare.
Lo sviluppo consiste non nel solo sviluppo economico (quantitativo) ma anche in quello qualitativo. Che concerne i servizi sociali, la tutela dell’ambiente, la qualità della vita, eccetera. E perciò consiste nel fare in modo che i guadagni di produttività non si traducano in perdite sociali. Piuttosto che puntare solo sulla crescita economica lo sviluppo, in senso alto, deve tradursi in un’economia sociale di mercato, interna al capitalismo, consapevole dell’effetto positivo delle disparità economiche, ma contraria e esasperarle, moltiplicandole sotto il profilo sociale.
Come si vede si tratta, di principi che rinviano alle teorie socialdemocratiche. Niente di particolarmente eversivo per l'ordine capitalistico.
Ora, senza entrare nel merito dei singoli provvedimenti, poniamoci due domande: una legge finanziaria, che punti solo su tagli e tasse può favorire l’ equità? Una legge finanziaria che parta unicamente da rigidi vincoli di bilancio può favorire lo sviluppo?
Certo, se per equità si intende, quella di far sì che i provvedimenti presi non peggiorino la situazione di coloro che sono in basso e non migliorino quella di coloro che sono in alto, allora la finanziaria di Prodi, può essere definita equa... Certo, se per sviluppo si intende soltanto la ripresa della crescita economica, ammesso che avvenga, allora la finanziaria di Prodi, con i suoi incentivi (come il taglio al cuneo fiscale), può essere definita favorevole allo sviluppo...

Solo che in questo modo ci si accontenta di una finanziaria che in realtà non cambia nulla. Infatti le disparità sociali restano tali ( non sono pochi euro in più o in meno nel portafoglio del contribuente ad alleviarle). E lo sviluppo a cui si punta (a causa del tagli ai servizi sociali e pensioni), rischia di rimanere solo quantitativo. Seppure avverrà.
La teoria socialdemocratica implica un’estrema fiducia nelle forza della spesa pubblica e della tassazione progressiva redistributiva (poche aliquote, ma durissime, mentre la finanziaria addirittura le riporta a cinque). In realtà, quella di Prodi, è una pura e semplice parodia, perché in ultima istanza, punta sul potere quasi magico del mercato e non su quello reale dell’ intervento pubblico. Non si è forse definito il primo dei “privatizzatori italiani”?
Perciò continuare a parlare di finanziaria “ tutta equità e sviluppo”, puntando sulla “forza propria” delle parole, è decisamente sbagliato, fuorviante e, per dirla tutta, poco onesto. 


Carlo Gambescia

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