Perché evocare l’apocalisse a proposito della cosiddetta “Eurocorruzione”? Che in fondo, se ci si pensa bene, riguarda poche persone e un pugno di euro?
Del resto, anche se fossero molti di più (soldi e persone), sarebbe la stessa cosa. Infatti, mai dimenticare, come invece purtroppo capita, che in Europa e più in generale in Occidente, le cose, le cose brutte vengono sempre a galla.
E per una semplice ragione: che abbiamo nonostante tutto, giudici e stampa indipendenti. E non per caso: il governo delle leggi, il concetto di pubblica opinione, l’indipendenza della magistratura, li abbiamo inventanti noi occidentali. E in passato abbiamo saputo anche difenderli con la spada dai movimenti politici di tipo totalitario.
Si permetta perciò – generosamente – ai nemici della società aperta (fascisti, comunisti, populisti e fondamentalisti vari), pieni di rabbia, di sputare veleno sulle libere istituzioni dell’Occidente. Certo, finché possibile. Come ovviamente si lasci che la giustizia faccia il suo corso.
Allora di che cosa ci si deve invece preoccupare? Del cattivo stato della liberal-democrazia nel resto del mondo. Non in Occidente. Si pensi a quel che sta accadendo in Iran. Oppure in Siria, Egitto, Afghanistan, Cina. Per non parlare dell’aggressione russa all’Ucraina, opera di un regime politico dittatoriale. Parliamo di paesi dove non esistono giudici e stampa indipendenti, come pure una libera pubblica opinione.
Insomma, l’Occidente è un’isola felice. E purtroppo le destre in particolare mostrano di non aver ancora capito.
Il fango sui socialisti corrotti finisce per ricadere sulle istituzioni non solo europee, ma più in generale sulle istituzioni liberal-democratiche, danneggiandole gravemente. Hitler, Mussolini e Lenin insegnano, o almeno dovrebbero…
Purtroppo la gente comune, welfarizzata e viziata da quasi ottant’anni di libertà, sembra non rendersi conto del tesoro politico, sociale, economico, culturale che possiede. Ed è portata a fare di tutta l’erba un fascio. Si sente spesso ripetere: “Che ce ne facciamo della libertà, se ovunque domina la corruzione?”. Di qui all’evocazione del castigamatti il passo è breve.
Si dirà che esageriamo il merito delle istituzioni liberali e minimizziamo i casi di corruzione.
Non è così. Non si perdano mai di vista le coordinate generali: da un parte abbiamo una società libera, fondata sulla libertà, dall’altra società nemiche della libertà. Dove, proprio per l’assenza di qualsiasi trasparenza, la corruzione è molto più profonda. O quando non lo è, è perché non esiste libertà economica.
Come recita quell’adagio? “Solo la pagina bianca è priva di errori”. Ecco, solo le economie della sussistenza o della sopravvivenza – le vere pagine bianche dell’economia – non conoscono la corruzione, l’errore di cui dicevamo. I primitivi non conoscono corruzione. Dove non c’è surplus da produrre e scambiare non esiste corruzione.
Charles Maurras, il padre del “nazionalismo integrale” francese, che poi finì nelle braccia di Hitler, da acerrimo nemico della liberal-democrazia, disse però una cosa giusta, o quasi: le democrazie sono dominate dal denaro, perché non conoscendo la tradizione, tramutano il denaro nel valore principale in cui credere. Ne consegue – continuava – la corruzione generale di onorevoli, ministri, eccetera, eccetera.
In realtà, il denaro rende liberi e consente la redistribuzione del surplus prodotto attraverso il mercato. Inoltre, il denaro entrando in “circolo” favorisce la produzione stessa del surplus, e di riflesso la redistribuzione e così via.
È perciò ovvio che nelle nostre società di libero mercato il denaro sia considerato importante, addirittura un valore fondamentale. Come non si può considerare importante, se ci si passa la metafora, la circolazione del sangue? I tradizionalisti alla Maurras ritengono invece che l’anemia di denaro sia la cura adatta. Di qui il secolare odio verso il denaro che invece è il fondamentale veicolo della libertà economica, come pure, non si dimentichi mai, della libertà tout court.
Il che però – lo ammettiamo – non esclude l’esistenza di vampiri. Cioè, di corrotti e corruttori che approfittano della libertà.
L’importante è non farne, come per Nosferatu, una pericolosa e immaginaria leggenda…
Carlo Gambescia
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