Al posto della comunità ebraica romana ( e italiana), che purtroppo ne ha viste tante, non ci fideremmo troppo di Giorgia Meloni.
Per carità, senza pretendere di fare la lezione a un popolo saggio e orgoglioso, diciamo pure nobile e difficile come tutte le cose grandiose, riteniamo esista sempre il pericolo, con certa gente, comunque biecamente fiera di provenire dal Movimento Sociale (partito dichiaratamente neofascista), di finire male. Come i 10.125 ebrei (su 22.161), sopra i 21 anni, iscritti al partito fascista nel 1938 (*).
Come dicevamo i nonni, il lupo perde il pelo ma non il vizio. Quindi, occhi aperti, amici di fede ebraica… Giorgia Meloni, può anche nutrire le migliori intenzioni, ma il resto della banda?
Però non è di questo che oggi vogliamo parlare. Intanto, si legga qui:
« “Vengo (…) con una piccola, grande vittoria, più grande che piccola: siamo riusciti in Europa a spuntarla sul tetto del prezzo del gas. E’ una battaglia che molti davano per spacciata e l’abbiamo portata a casa. La volontà e la consapevolezza parte sempre da una cosa: essere consapevole di chi sei ed essere fiero di chi sei. Quando hai quella consapevolezza, hai la capacità di raccontare qualcosa di più e di insegnare e di imparare dagli altri”. L’ha detto la premier Giorgia Meloni alla cerimonia per la festa ebraica Hannukkah, in corso al museo ebraico di Roma» (**).
Ora, a parte il cattivo gusto di “usare” una celebrazione religiosa per fare propaganda al proprio governo, non si tratta assolutamente di una vittoria, se, ovviamente, per vincitori, dobbiamo intendere gli italiani, il popolo, entità comunque misteriosa (ma questa è un’altra storia…).
Siamo invece davanti a un sconfitta. E spieghiamo perché.
Intanto a 275 a MWh, invece di 180, prezzo considerato come una vittoria dalla Meloni, il margine per intervenire, considerati i prezzi tra marzo e novembre (massimo 222,33, agosto, minimo 79.44, ottobre), ora sarebbe più ampio, garantendo così tempi più lunghi rispetto alle inevitabili conseguenze provocate da ogni forma di tetto o calmiere dei prezzi dal lato della domanda: razionamento e crescita dei prezzi.
Perciò, altro che vittoria, gli italiani rischiano o di morire di freddo (razionamento uguale riduzione della domanda dall’alto) o di impoverirsi ( pareggiamento della domanda uguale ad acquisto del gas su altri mercati a prezzi ancora più elevati). Come faceva la canzone del grande Lucio Battisti? “Come può un scoglio arginare il mare… anche se non voglio tornerò a volare”. Ecco i mercati funzionano così, i prezzi tornano sempre a volare, o comune seguono un loro ritmo, a volte tempestoso, a volte meno, ora accarezzando, ora sormontando barriere naturali e artificiali.
Si dirà che si tratta di una misura politica per battere Putin che non ha nulla a che vedere con la teoria economica. E sia.
Però la Russia si sconfigge sul campo militare. La storiella delle sanzioni economiche preferibili, come male minore, alla guerra atomica, male maggiore, sottovaluta il ruolo della guerra convenzionale, per respingere semplicemente i russi oltre i confini ucraini, senza usare armi atomiche. O comunque scaricando sulle spalle dei russi, la responsabilità epocale di scatenare una guerra atomica: il massimo dell’irrealismo politico, perché non vedrebbe vincitori né vinti. E un ex ufficiale del KGB, come Putin (entourage compreso), sa benissimo fin dove può spingersi.
In realtà l’ Occidente euro-americano, Stati Uniti per primi, non vuole combattere una guerra convenzionale. Non accetta quel rischio che fa parte di ogni vera decisione politica, rischio che non esclude la guerra sul campo, sangue, fatica, lacrime e sudore.
E allora che fa? Al rischio politico sostituisce quello economico. Insomma si reintroduce dalla finestra, ma in chiave dirigista, la teoria economica uscita dalla porta. Insomma, i governi europei giocano a monopoli con il tetto al prezzo del gas, confidando nello spirito di sopportazione del cittadino welfarizzato e impaurito: meglio al freddo che disintegrati, si dice.
E Giorgia Meloni che fa? Si accoda ed evoca improbabili vittorie sul price cap, eccetera, eccetera.
Che malinconia.
Carlo Gambescia
(*) Si veda Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Einaudi 1993, nuova edizione ampliata, pp. 73-77 e tabella (p. 75). Alla Marcia su Roma parteciparono 230 ebrei. “Alla stessa data”, come osserva De Felice, “ne erano iscritti circa settecentocinquanta” (pp. 73-74). Comunque pochi, da percentuali minime per mille, rispetto alla massa dei partecipanti e degli iscritti.
(**) Qui: https://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2022/12/19/accordo-politico-in-ue-price-cap-a-180-euro.-meloni.-successo-dellitalia_73c8f0f0-39a4-4d0d-9f04-b530f4a4c65f.html .
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