Come evitare di rimanere prigionieri delle reciproche propagande? Intanto di quali propagande parliamo?
Esiste la propaganda pacifista dell’Occidente liberalsocialista che dipinge Putin come un guerrafondaio, al quale oppone, conseguente alle premesse pacifiste, le sanzioni economiche e lo sdegno morale, come unico rimedio. Senza però fermarsi davanti a una vergognosa e ridicola censura politica, come è accaduto in Italia, vietando addirittura una conferenza su Dostoevskij. Welfare e politicamente corretto, ecco ciò che rimane della grande Europa liberale dell’Ottocento. Che triste.
Esiste la propaganda filorussa dell’Occidente sovranista che dipinge Putin come un eroe purissimo, al quale europei e americani avrebbe sottratto, ingannandolo, tutta l’Europa dell’Est e da ultima l’Ucraina. Di qui la giusta (secondo i russi) reazione politica, morale e militare tesa a riconquistare il terreno perduto, rivendicando, parole di Putin, la “fraterna unione spirituale” tra russi e ucraini. In nome di questa forma di fraternità militarizzata il popolo ucraino subisce bombardamenti da nove giorni.
A chi dare ascolto? A nessuna delle propagande (oggi per essere alla moda si dovrebbe parlare di “narrazioni”).
Diciamo però che esistono alcuni punti fermi. Quattro, in particolare.
Il primo è che l’estensione a Est della Nato e dell’Ue è stata liberamente accettata da quei popoli, anzi auspicata e desiderata. L’Occidente, a differenza dei comunisti russi dopo il 1945, non si è imposto con le armi. Tutt’altro… All’indomani della caduta del regime sovietico l’Occidente fu come risucchiato da quella che Croce chiamava la religione della libertà: una autentica forza dello spirito, il richiamo travolgente di un’idea forza dopo anni di miseria e schiavitù. Libertà forse consumistica, superficiale, con tratti economicisti, ma libertà. Un processo così rapido e inaspettato fino al punto cogliere di sorpresa lo stesso Occidente euro-americano. Che si è imbarcato, dal momento che il processo di liberazione è ancora in atto, in un’impresa superiore alle sue forze morali, indebolite dal pacifismo e da una mentalità welfarista ed elettoralista, che non vede al di là del proprio orticello. Ripetiamo: al liberalismo eroico dell’Ottocento si è sostituto un codardo liberalsocialismo che ha paura persino della sua ombra.
Il secondo punto fermo, è costituito dalla natura autoritaria, profondamente illiberale e bellicista del regime politico russo. Che rappresenta l’esatto contrario dei valori in cui crede l’Occidente. Pertanto, come si è potuto osservare, gli ucraini, come gli altri popoli dell’Est, non ne hanno voluto più sapere della Russia, apparentemente decomunistizzata, ma in realtà impermeabile al liberalismo, Gli ucraini per ora resistono. E chiedono aiuto a un Occidente, concentrato invece sul proprio ombelico sociale.
Il terzo punto fermo, è collegato al secondo e al primo. L’Occidente liberalsocialista, quindi non più liberale, sembra non volerne sapere dell’Ucraina. Alla libertà pare ormai preferire la sicurezza. Di qui, la decisione di non spingersi oltre le sanzioni economiche. Ci si perdoni la concessione retorica, ma i fantasmi di Byron e di Santorre di Santarosa si aggirano muti e tristi tra i morti di Missolungi, Sfacteria e Kiev. Per inciso, Erdoğan, in qualche modo erede degli ottomani combattuti dai patrioti europei, sembra essere più moderato di Putin. Il che è tutto dire.
Sulla base di questi tre punti il destino dell’Ucraina sembra essere segnato. Solo questione di tempo.
L’Occidente potrebbe cambiare idea? Nulla si può escludere. Tuttavia, quando si privilegia la sicurezza alla libertà, ossia la volontà di vivere, o meglio di sopravvivere a ogni costo, anche perdendo la propria dignità, difficilmente si torna indietro. A meno che il nemico, passo dopo passo, foglia dopo foglia, mettendo in gioco la sopravvivenza di un popolo, come ora sta accadendo in Ucraina, non costringa a reagire. All’Occidente capitò con Hitler. Non si dia per scontato, come si sente dire, che Putin si accontenterà di “normalizzare l’Ucraina”. Se ci si passa l’espressione, non certo tucididea, l’appetito vien mangiando. Quindi prima o poi potremmo comunque finire con le spalle al muro. Certo, a nostra volta, come “fratelli spirituali” europei.
Però, come ripetono le due propagande liberalsocialista e putiniana, pur con intenzioni differenti, la pace è un valore sacro. Il non intervento militare, evita una guerra atomica, così asseriscono i burocrati liberalsocialisti sulle due sponde dell’Oceano. Mentre, come si proclama a Mosca, l’intervento militare russo serve a ristabilire la pace in Ucraina. Certo, e tutti vissero felici e contenti.
Come, altre volte nella storia, si evoca la pace, permettendo, per avidità, egoismo, paura, che in suo nome si faccia strame della libertà. E questo è il quarto punto fermo.
Carlo Gambescia
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