Sul punto la sinistra libertaria ha ragione: i liberali italiani hanno sempre avuto un pendant autoritario, quello del blocco d’ordine.
Dispiace dirlo, ma certa destra liberale non si è mai ripresa dallo scivolone su Mussolini. Però attenzione, il Mussolini, uomo d’ordine. O meglio garante dell’ordine. Di un ordine fine a se stesso. Che poi, alla fine, neppure si rivelò tale.
E ora la stessa cosa sembra accadere con Putin.
Berlusconi, che voleva rifondare il liberalismo italiano, tace o quasi. Forse disteso sull’enorme lettone, come spesso si legge, regalatogli da Putin.
Sgarbi, altro personaggio che si professa liberale, che dovrebbe occuparsi solo di storia dell’arte (o forse neppure di questo, come alcuni sostengono ), consiglia a Zelinsky addirittura di arrendersi e così farla finita subito.
Nicola Porro e collaboratori della sua “Zuppa” danno ragione a tutti e nessuno. Cosa che può apparire persino elegante, ma non quando piovono bombe sugli ucraini.
Infine, altro giornalista che si dichiara liberale, l’ineffabile Belpietro, impone alla “Verità” un profilo bassissimo su guerra e possibile controguerra (tagli centrali o bassi, titoli neutralizzanti o tendenziosi, poche foto*). E se talvolta alza la voce è per prendersela con la Nato e l’Ue, dipinti come i nemici della pace e del libero catasto.
Trascuriamo altre figure minori di portatori d’acqua, che non meritano la nostra attenzione.
Diciamo che, nell’insieme, non ci si dichiara apertamente per Putin, ma si addossano le colpe dell’invasione all’Ue e alla Nato. E, cosa ancora più grave, in tandem con i pacifisti di sinistra, non si vuole sentir parlare di guerra a Putin?
Qui il punto centrale, rivelatore, di una specie di putinismo riflesso. Per dirla in modo colorito, il liberale di destra la butta in caciara parapacifista, permettendo di fatto ai russi di portare a termine il lavoro.
Che vi sarà sotto quest’atteggiamento di figure pubbliche, abbastanza note, che si professano liberali, e che ora tacciono su Putin? E che, soprattutto, non vogliono sentir parlare di guerra per difendere l’Ucraina.
Scartiamo subito l’idea del libro paga. Un’accusa volgare. E comunque sia difficile da provare.
Probabilmente, alla base del pacifismo dei liberali di destra si nasconde (neppure tanto) il fascino dell’ordine, il timore che una guerra sconvolga equilibri, relazioni, economie private e pubbliche.
In altre parole, siamo di nuovo davanti a quella ricerca del quieto vivere che gettò molti liberali nelle braccia di Mussolini. Il liberale putiniano, diciamo in pectore, vuole che tutto cambi perché nulla cambi. Classico conservatore, scuola Gattopardo.
Perciò si tratta non tanto di fascino per l’ uomo forte, che invece può valere per la destra sovranista e neofascista, quanto di ipnosi da ordine costituto. Che viene da lontano.
Ad esempio, Croce e Orlando pur non stravedendo per la guerra d’Etiopia solidarizzarono con il regime contro le “ingiuste” sanzioni. Mosca invece, grande scienziato della politica preconizzò il peggio: la guerra in Africa orientale avrebbe portato ad altre guerre e alla totale distruzione di ciò che rimaneva dell’ordine liberale.
Nonostante tutto, il liberalismo vinse la guerra contro il fascismo. Pertanto, il grande libro dei liberali italiani, che non è composto di pagine bianche, rivela errori di valutazione, anche gravi, ma pure pagine nobili.
L’ordine è senz’altro importante. Ma non come fine a se stesso. Va subordinato ad altri scopi e perciò difeso dagli uomini giusti contro quelli ingiusti che pur predicando l’ordine seminano il disordine.
Mussolini e Putin appartengono a quest’ultima categoria. Mai dimenticarlo. Si cerchi di non commettere gli stessi errori.
Carlo Gambescia
(*) Si dia uno sguardo alla titolazione di oggi del quotidiano diretto da Belpietro , raffrontandola con quella degli altri giornali: https://www.giornalone.it/ . Le bombe sull’ospedale pediatrico di Mariupol’ sono nascoste in un sommario e ricondotte a una denuncia di Zelensky finalizzata alle trattative con Putin, “il genocida”. Come per dire pura propaganda…
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