venerdì 20 dicembre 2019

Il caso di Marcello Foa
Chi di complottismo ferisce di complottismo perisce…




Incuriosisce  la vicenda della mail ricevuta dal presidente della Rai, Marcello Foa, in  cui si chiedono soldi per un fantomatico progetto umanitario,  inviata  da un finto Tria,   rivelatosi  - sembra -  un avvocato svizzero (*) . La storia intriga  non per i suoi possibili  risvolti   affaristici,  bensì perché solo un complottista, come Foa, poteva cadere in una trappola del genere. 
Infatti, pare,  che il Presidente della Rai  abbia risposto al finto Tria, dichiarandosi favorevole alla proposta, salvo poi però avvisare Fabrizio Salini,  Amministratore Delegato.  
Una raccomandazione: il lettore non si perda dietro al conflitto tra i due, sul quale oggi invece puntano le gazzette. Fumo. La “ciccia” della questione è sociologica, come ora vedremo.

Inutile qui  portare altre  prove circa la  visione complottista di un  Foa che ritiene che dietro l’attacco alle Torri Gemelli ci fossero i satanisti.  Oppure che difende  i Novax e i propalatori di altre scemenze cospirative  sotto la false flag  - termine caro ai complottisti - di un abborracciato  giornalismo partecipativo.    
Qui,  il  punto è che un Presidente Rai, “normale”, prima di rispondere, avrebbe chiamato la segreteria di Tria.  E invece come si comporta Foa?  Replica subito, sperando di scoprire chissà quale complotto ordito contro di lui. 
Naturalmente,  sappiamo  che potrebbero essere date altre  interpretazioni dello scambio di mail  con il finto Tria,  meno benevole della nostra, soprattutto sotto il profilo penale.  Ipotesi che qui però non interessano.
Il lato   importante  della cosa, sociologicamente importante,  “la ciccia”,  rinvia  all’approccio di Foa, degno del peggiore giornalismo ai tempi dei social:  “Io rispondo, così magari scopro qualcosa,  sul conto di Tria e  dei  mandanti incappucciati…”.  
Purtroppo, si tratta di  una scelta  - quella di intavolare  lo scambio di mail -  frutto di una  sciagurata innocenza complottista  che giunge ben oltre i confini della credulità.  
In fondo, il  complottista tipo,  a prescindere dal ruolo (da Presidente al Rai al redattore dell’ultimo giornaletto online), si  “beve di tutto”.  E soprattutto  ritiene, che nulla sia come appare. Il che se sostenuto da Machiavelli, che di congiure se ne intendeva, ha un senso,  se invece  sostenuto da Foa  un altro.  

Il complottista è tale perché non distingue tra complotto e complotti (o congiure).  Ci spieghiamo meglio: storia e sociologia insegnano che   non  è mai esistito  un macro-complotto  mondiale messo in piedi  da un gruppo di uomini incappucciati.  Possono invece darsi micro-complotti,  dove in alcuni settori specifici si cerca di danneggiare gli avversari, giocando sporco.
Ora, il complottista,  nel tentativo di provare  il “grande disegno”,  scorge ovunque  gli stessi uomini incappucciati. Anche dietro Tria, sicché, Foa,  tentando di smascherarlo,  avrà  pensato  di poter  provare  a tutti l’esistenza di un complotto mondiale contro di lui e le forze sovraniste del bene, capeggiate da  Salvini, Trump e  Putin, i suoi beniamini.  
Però come si può capire,  chi di complottismo ferisce di complottismo perisce…  Foa  ha fatto la figura dello  sprovveduto e del  credulone,   per non usare altri termini.     
Ovviamente, i complottisti, e probabilmente lo stesso Foa, rilanceranno, per dirla volgarmente, buttandola in caciara e gridando al complotto nel complotto.   
Il punto però  è un altro, e fondamentale:  si può nominare  al vertice della Rai un giornalista che crede ai voli asinini?

Carlo Gambescia