domenica 15 dicembre 2019

Due parole sulla Resistenza, l’Antifascismo e le Sardine

Sappiamo benissimo che quel che stiamo per dire  può risultare disdicevole se non offensivo per coloro che da sinistra, socialisti e comunisti, si opposero al fascismo pagando con la prigione, il confino  e la  vita.   
Purtroppo, a proposito della manifestazione romana delle Sardine, sorprende (fino a un certo punto) la presenza sul palco dell’Anpi, nella persona della  presidentessa, Carla Federica Nespoli, già parlamentare comunista, ultima di  una serie di presidenti  comunisti militanti, a partire da quello storico, Arrigo Boldrini. Tutte persone degne, per carità.  Ma il punto non è questo.
Innanzitutto, quella presenza significa che anche le Sardine, nonostante tutta la post-modernità politica che molti credono  di scorgere, accettano  il monopolio ideologico  della Resistenza e  dell’Antifascismo, che comunismo e post-comunismo italiano continuano a esercitare dall’immediato dopoguerra. Un predominio che  determinò  l’uscita dall’Anpi  delle componenti della Resistenza non comuniste, quelle cattoliche, laiche  e azioniste.
Il problema dell’antifascismo comunista  in fondo è  semplice da capire. Sempre che si abbiano buone orecchie per intendere.  
Mentre l’antifascismo cattolico e laico insisteva soprattutto sull’inferiorità morale del fascismo, come fenomeno politico,  e non dei fascisti in quando tali, come singole persone, l’antifascismo comunista rivendicava la propria superiorità morale, sugli uni e gli altri,  frutto di una visione manichea,  classista  e metastorica,  del conflitto politico e  sociale.   
Ovviamente, sul piano politico, un partito leninista come il Pci, poteva di volta in volta chiudere un occhio per ragioni di opportunità politica,  ferma restando l’impostazione generale determinata dalla consapevolezza politica, diffusa a tutti i livelli, di essere dalla parte vincente della storia, quella del proletariato. Consapevolezza che gli altri Resistenti legati a una visione interclassista  non hanno  mai nutrito.  Di qui   la pietà per i singoli fascisti, molto diffusa soprattutto in ambito cattolico e liberale. Pietà mai  ricambiata dai partigiani comunisti.  La famosa  Amnistia Togliatti a sinistra viene ancora considerata un errore, anche sul piano tattico. Un pagina  politica che i comunisti (post e neo) non ricordano  mai con piacere.
Ieri su quel palco  non c’erano gli eredi di Mattei e Cadorna. E idealmente neppure di Ferruccio Parri. Ma  gli eredi di un partito leninista  che se fosse andato al potere  avrebbe sterminato  non solo tutti i fascisti ma anche chiunque fosse solo “in odore”  perché “nemico di classe”. Lo imponeva il senso della storia.   
In qualche misura, la presenza dell’Anpi alla manifestazione della Sardine rappresenta l’ultima versione di  quell’ arte  in cui Lenin era abilissimo:   mettere un cappello politico sugli eventi storici per sfruttarli alla luce di una dottrina che giustificava la  ferrea disciplina all'interno di un partito totalitario per il quale i mezzi erano  nulla, il fine tutto.
Ora non neghiamo  che  Salvini non presenti un pericoloso profilo fascista, ancora più accentuato nella Meloni. Il nemico potrebbe essere di nuovo alle porte. Del resto l’Anpi non ne fa alcun mistero. Il che è giusto.
Ma si può combattere un totalitarismo con un altro totalitarismo? Dov'è la novità  politica delle Sardine?   

Carlo Gambescia