sabato 1 settembre 2018

Riflessioni
Carlo  Pompei e il “razzismo difensivo




Carlo Pompei, pone sempre la domanda giusta. E soprattutto sollecita problemi. Vengo al punto.
Nella sua analisi (1) molto interessante dell’indagine condotta dall’Istituto Cattaneo (2) sui fattori distorsivi nella percezione  del numero degli immigrati in Italia,  egli  si chiede, andando oltre,  perché gli italiani, per così dire,  vedano doppio se non addirittura triplo.
Pompei non si accontenta delle spiegazioni del Cattaneo ( semplificando: basso reddito, scarse qualifiche, pochi studi), ma vuole approfondire, ponendo una distinzione interessante, tra "razzismo ideologico" e  "razzismo difensivo".
Il razzista ideologico, se ho capito bene, sarebbe irrecuperabile, quello difensivo, sì.  Sintetizzando, la tesi di Carlo  Pompei  è la seguente: gli italiani, vedrebbero  triplo,  perché si sentono “invasi” (per inciso termine pericoloso che risente del Politicamente Corretto di Destra, come quello di “migranti” rinvia al Politicamente Corretto di Sinistra),   di qui,  la reazione dello scorgere intorno a sé più immigrati di quanti, in realtà  ce ne siano.  Non  incultura,  non  basso reddito, non  zero qualifiche, ma una condizione psicologica di accerchiamento,  dettata dall’emotività.   Quali rimedi?  Secondo Carlo Pompei,   un buon  controllo dei flussi  ridurrebbe il tasso di emotività  e di riflesso i livelli collettivi di razzismo difensivo.
Perfetto. Ma è proprio quel che si evince, indirettamente, dall’indagine dell’Istituto Cattaneo.  L’individuo emotivo, ci dicono gli psicologi,  è un individuo primitivo, che come un selvaggio,  sente, ancora prima di capire.  E lì si ferma. Non si integra, socialmente parlando.  Il linguaggio delle emozioni è pre-sociale:  non nel senso che non influisce  sul sociale, ma in altro senso: che resta impermeabile ai  vincoli e alle regole sociali.   
Pertanto, quando il report del Cattaneo ci di dice, su salde basi scientifiche, insomma,  non accusa nessuno, ma sta solo a guardia dei fatti:  "attenzione, gli individui poco o nulla  integrati (per reddito, qualifiche, eccetera, eccetera)  hanno una percezione distorta della 'realtà immigrazione' ",  si riferisce, anche al razzismo difensivo, da uomini primitivi, al quale  giustamente accenna  Carlo Pompei.
Può bastare il controllo dei flussi per integrare chi non sia integrato?  Da solo no. Allora che cosa serve?  Ciò che è implicito, ma di rimbalzo, perché di studio scientifico si tratta,  nell’ indagine del Cattaneo: fede nella civiltà liberale.
Cosa voglio dire?  Premetto che quanto sto per  scrivere  ha per trascinamento una valenza politica, quindi  è parte di   un “credo”, il mio,  che però ha salde basi oggettive, come prova lo studio del Cattaneo.   
Per usare un tono più personale,  carissimo Carlo,  il punto è  che votando per gente come Salvini e Di Maio,  si rifiuta quella civiltà liberale, una specie di miracolo storico, che ha ingentilito e potrebbe continuare a ingentilire i costumi, quindi  facilitare istruzione e informazione, favorire lo sviluppo e la tolleranza, fino a modificare nel tempo, in chiave di giusta percezione, i dati del Cattaneo.  Per farla breve: si sega il ramo dell' albero sul quale si è comodamente seduti.
Insomma, Salvini e Di Maio,  come altri pericolosi  protagonisti nella storia del Novecento, respingendo il liberalismo (che è altra cosa dalla democrazia tout court)  rifiutano la medicina culturale, sociale e politica  che potrebbe guarire o quantomeno lenire  - certo in tempi storici, l’esperimento liberale non ha neppure tre secoli -  il  primitivismo.  Se vuoi, Carlo,  curare il  “razzismo difensivo”. 
Pertanto rifiutare -   non parlo di te, ovviamente finissimo analista -   le conclusioni del Cattaneo, significa, per effetto di ricaduta,  aprire le porte ai razzisti, favorire  la politica della paura,  far crescere  all’infinito, semplificando,  i livelli   distorsivi  non solo  verso gli immigrati ma  in direzione degli stessi alleati europei. 
Mi si può dire che, allo stato attuale,  non c’è forza politica in grado di rivendicare  decisamente  i valori  liberali.  Giustissimo. Il che però  rischia di costare molto caro. Però io,  anzi noi due,  caro Carlo,  in quanto uomini di cultura,  certe cose le dobbiamo comunque dire.  Con fermezza. Costi quel che costi.

Carlo Gambescia
  
  

Nessun commento:

Posta un commento