mercoledì 19 settembre 2018

Da Mussolini a Di Maio e Salvini
Il  duro prezzo dell’arroganza e della falsità  


Leggo, studio, scrivo da tanti anni.  Oltre alla sociologia, mia disciplina elettiva,  amo la storia.  La ritengo importante per capire il presente.  Ma fino a  ieri sera,  a proposito del fascismo, pur avendo letto molti libri,  non ero mai  riuscito -  lo ammetto senza problemi -  a calarmi nella mentalità degli antifascisti. E soprattutto,  a spiegarmi la ferocia  della guerra civile. E il suo terribile esito finale. Parlo di Piazzale Loreto.  
Perché?  Un poco per carattere, un poco perché preferisco argomentare invece di sferrare pugni: si chiama, come i lettori sanno, retorica della transigenza; un poco perché come studioso  cerco sempre  di tenermi al di sopra delle parti,  o almeno tento.  Quindi, ripeto, non capivo la rabbia, accumulata e poi esplosa,  degli antifascisti. 
Ieri sera, finalmente, davanti a "DiMartedì", all’untuosità  del conduttore, che non merita neppure  di essere nominato,  e alle menzogne sfacciate e al linguaggio da  asini  presuntuosi di  Luigi Di Maio e Matteo Salvini  (*),   ho capito quel che devono aver  sofferto gli antifascisti durante il Ventennio.
Quante menzogne... Un’Italia che non è al lumicino, come invece sostengono i due "commissari del popolo".  Una flat tax che non è una vera  flat tax.  Un reddito di cittadinanza  che non è un  vero reddito di cittadinanza, eccetera, eccetera.  Menzogne su menzogne.  Senza alcun  contraddittorio...
Quanta arroganza verso il Ministro dell’economia… Che “deve trovare i soldi”.  O nel parlare di  un progetto di legge costituzionale  per la  riduzione dei parlamentari,  presentato  come fonte di grande risparmio,  100 milioni di euro  all’anno contro un debito pubblico che ha superato da un pezzo i 2000 miliardi…  Ridicolo.  E, come sopra, nessun contraddittorio.  
Quanta rabbia,   dentro di me.  E  Di Maio e Salvini sono   al potere neppure da quattro  mesi. 
Mussolini, capace  anch’egli di monologhi, altrettanto falsi e  arroganti, tenuti per più di  vent'anni. con conseguenze disastrose per l’Italia,   alla fine  venne prelevato e fucilato. E appeso. Senza alcuna pietà.
Ora capisco.       

Carlo Gambescia