domenica 2 settembre 2018

Le chiacchiere  sul  Ponte Morandi?
Sempre meglio che lavorare



Dispiace dirlo ma  la questione del Ponte Morandi si appresta a diventare l’ennesima leggenda metropolitana. Il  ponte è crollato sul serio, per carità. Chi scrive,  piange le 43 vittime. Però, tra irrituali interviste dei giudici, dichiarazioni dei ministri,  conferenze stampa di Autostrade,  giudizi di  esperti o presunti tali,  per non parlare dei cantastorie o contastorie Social,  si rischia di perdere di vista il nocciolo della questione per inseguire il filone giustizialista e complottista. Se continua così, tra dieci anni, o forse prima,  uscirà la solita  fiction di “impegno civile”e  di sicuro successo, che venderemo in tutto il mondo,  ma il ponte sarà ancora da ricostruire.        
Dicevamo, il nocciolo. Quale? Che Genova ha bisogno di un ponte. E al più presto. E’ una questione di costi crescenti e diseconomie esterne. Ogni giorno che passa (in chiacchiere) si perdono soldi, pubblici e privati.    
Chi lo costruisce?  Per ora, non si sa.  Si parla di nazionalizzazioni e scemenze  varie, di archistar, di demolizioni e di ponti perfetti, a prova di guerra atomica.  E il tempo intanto passa. In chiacchiere.
Una domanda  agli aspiranti - e patetici - sostenitori delle nazionalizzazioni.   Perché  invece di perdere tempo in ciarle da piazze televisive,  non si  è chiamato il Genio Militare, in particolare il glorioso Genio Pontieri?   Visto  che  amate tanto lo Stato (con la maiuscola, non sia mai), cari Signori di Cinque Stelle e Lega,  perché non  vi siete  rivolti  a chi un ponte, magari provvisorio (ma in sicurezza), lo avrebbe ricostruito in quattro e quattr’otto?
Non si capisce perché  i pentastellati che amano tanto le divise, in particolare carabinieri e finanzieri, non abbiano pensato a questa soluzione. Certo, provvisoria, ma provvidenziale. E lo diciamo da liberali, poco teneri verso lo stato imprenditore. Ma "einaudianamente" consapevoli dello stato di eccezione (Schmitt è arrivato secondo...). 
Per quale ragione  i nostri "difensori del popolo" continuano a perdersi in chiacchiere? Forse,  perché, più di ogni altra cosa,  amano la dietrologia... Certo, sempre meglio che lavorare.    

Carlo Gambescia