domenica 30 settembre 2018

Ci risiamo…
Salvini: “Dell’Europa, me ne frego”


Che cosa ha risposto ieri  Salvini  al  Presidente Mattarella?  Democristiano, che probabilmente, come i suoi nonni, i  popolari sturziani,  non  ha ancora  realizzato, come nel 1922,  di avere davanti a sé  due partiti eversivi, Lega e Cinque Stelle,  pronti a fare strame della Costituzione...  

La Carta non impedisce un cambio di rotta. Mattarella stia tranquillo. Dell'Europa me ne frego”.

Probabilmente, è la prima volta dal 1946-1948, che un Presidente del Consiglio, vice o meno, usa apertamente  una espressione dannunziana e fascista,   addirittura  interloquendo con il Presidente della Repubblica. Di Maio, ovviamente gioca al poliziotto buono. Ma le finalità sono le stesse.  Il disegno strategico è chiaro:  comprare prima  il consenso della gente  con le  parole forti  e le elargizioni demagogiche come il reddito di cittadinanza,  per  andare dopo  allo scontro con l’Ue e far uscire l’Italia dall’Euro e dall’Europa, per poi instaurare una dittatura sociale,  dove sarà lo stato autoritario a decidere quale lavoro scegliere, quando fare bancomat,  quali giornali leggere, quando e se usare i social,  cosa dire, cosa pensare, eccetera, eccetera. 
Non mi stancherò di ripeterlo, almeno  fino quando non mi  chiuderanno la bocca:  l’Italia  è  a rischio. Un fatto che non ha precedenti nella storia della Repubblica. La differenza con il  passato - certo, qualche volta tempestoso, nessuno lo nega -   è rappresentata  dal crescente consenso sociale intorno al governo giallo-verde.
Consenso che genera ipocrisia e viceversa: al consenso, per quando ingenuo,  "sincero", si somma quello degli ipocriti, e uno rafforza l'altro, seguendo un processo a spirale. Ci spieghiamo meglio.
Per il  sociologo,  l’ipocrisia di confindustria, dei principali quotidiani, della pubblica opinione, ma anche di tanti cittadini moderati,  insomma quel chiudere gli occhi davanti alla realtà, è  grave   indizio, come per ogni forma di ipocrisia collettiva, della potenza della fede populista,  poiché si finge solo ciò che  è accettato da molti. Per controprova,  agli oppositori,  non rimane più, per così dire,  alcun ipocrita. Infatti,  come osserva Pareto in Trasformazione della democrazia, “ già da molto tempo si è osservato che le eresie appaiono quando una religione prospera ed è fiorente di vita, scompaiono quando decade ed è morente”. 
Mattarella  rischia perciò di essere considerato l’ inascoltato eretico di una religione morente.  La marea populista sembra inarrestabile.
Per ora, certo.  Al riguardo, un amico, al telefono, ieri,  mi diceva:  “Siamo in Italia, passerà anche questa”. “Sì”, gli ho replicato, “anche il fascismo è passato, ma  a che prezzo?”.  Non mi  ha risposto.     

Carlo Gambescia