L’Uganda e le leggi anti-gay
Nero non è più bello.
La notizia
è che in Uganda i gay oltre a rischiare la prigione finiscono in vere e proprie liste di prescrizione,
pubblicate dai giornali, per ora
uno (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2014/02/25/Uganda-giornale-pubblica-black-list-200-gay_10141746.html
). Insomma,
in Uganda gay non è bello, anche
se gli ugandesi non sembrano così contrari (http://www.monitor.co.ug/News/National/Anti-gays-groups-organise-prayers/-/688334/2222114/-/bg9j59z/-/index.html ), ma lo stesso vale anche in non pochi stati africani ( http://www.newvision.co.ug/news/652905-uganda-11th-african-state-to-tighten-gay-laws.html ). Di
conseguenza, nel mondo Occidentale,
ormai decisamente dalla parte dei gay,
nero rischia di non essere più
bello.
Che
dire? E soprattutto che fare?
Si
tratta indubbiamente di una forma di discriminazione. Che però non è reputata tale in paesi, ad
esempio come quelli africani, segnati, per
semplificare, da una forte cultura
dell’onore maschile, a sua volta, collegata a una morale della colpa e della
vergogna nei riguardi di coloro che intrattengono rapporti con persone dello
stesso sesso.
L’Occidente,
piaccia o meno, ha fatto le sue rivoluzioni egualitarie e sta superando il
problema, se non di fatto, sicuramente in linea di diritto. L’Africa no. Di
qui, due possibilità: o una escalation sanzionatoria da parte delle
organizzazioni internazionali e delle nazioni pro-gay o una politica attendista, come dire, legata alla paziente attesa che anche l’Africa, ormai
completamente aperta al mondo esterno,
faccia le sue rivoluzioni egualitarie. Ma per propria scelta.
Non
scorgiamo altre strade.
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento