mercoledì 26 febbraio 2014

L’Uganda e le leggi anti-gay
Nero non è più bello.




La  notizia  è che in Uganda i gay oltre a rischiare la prigione finiscono  in vere e proprie liste di prescrizione, pubblicate dai giornali, per ora  uno  (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2014/02/25/Uganda-giornale-pubblica-black-list-200-gay_10141746.html   ).  Insomma,  in  Uganda  gay non è bello, anche se gli ugandesi non sembrano così contrari (http://www.monitor.co.ug/News/National/Anti-gays-groups-organise-prayers/-/688334/2222114/-/bg9j59z/-/index.html  ), ma lo stesso vale anche  in non pochi stati africani ( http://www.newvision.co.ug/news/652905-uganda-11th-african-state-to-tighten-gay-laws.html  ).  Di conseguenza, nel mondo Occidentale,  ormai decisamente dalla parte dei gay,  nero  rischia di non essere più bello.   
Che dire? E soprattutto che fare?
Si tratta indubbiamente di una forma di discriminazione.  Che però non è reputata tale in paesi, ad esempio come quelli africani, segnati,  per semplificare,  da una forte cultura dell’onore maschile, a sua volta, collegata a una morale della colpa e della vergogna nei riguardi di coloro che intrattengono rapporti con persone dello stesso sesso.
L’Occidente, piaccia o meno, ha fatto le sue rivoluzioni egualitarie e sta superando il problema, se non di fatto, sicuramente in linea di diritto. L’Africa no. Di qui, due possibilità: o una escalation sanzionatoria da parte delle organizzazioni internazionali e delle nazioni pro-gay  o una politica attendista, come dire,  legata alla paziente  attesa che anche l’Africa, ormai completamente aperta al mondo esterno,  faccia le sue rivoluzioni egualitarie. Ma per propria scelta.  
Non scorgiamo altre strade. 

Carlo Gambescia


        

               

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