Napolitano, le voci di complotto e la crisi italiana
Tutti contro tutti
La lotta politica si esprime seguendo una scala precisa di
comportamenti. Per farla breve, si va
dalla soppressione fisica dell’avversario al confronto pacifico. O se si preferisce dalla guerra civile alla discussione
parlamentare. Trascuriamo i livelli intermedi.
Merito principale delle istituzioni democratiche e rappresentative è di favorire
mediazione ragionata dei conflitti. E così evitare, per quanto possibile, il ricorso alla violenza nuda e cruda fra
differenti gruppi politici.
Insomma, il confronto politico parlamentare è un bene prezioso, una
conquista se si vuole. Però faticosa da proteggere, perché, in
primis, implicano la
condivisione di valori comuni circa
la bontà - e necessità, se si vuole evitare la guerra civile - delle
istituzioni rappresentative; in secundis,
l’uso di una retorica appropriata, consapevole del rischio della
reciproca delegittimazione a colpi di
accuse
Ora, in Italia, negli ultimi vent’anni, si è fatto il possibile,
all’insegna del tutti contro tutti, per
gettare discredito sulle istituzioni
rappresentative e minare il
senso di lealtà dei cittadini.
Le famose “regole” non sono state rispettate da nessuno, o piegate, di
volta in volta, agli interessi di parte: destra, sinistra, massime cariche
dello stato. Inutile parlare delle
retorica politica, sempre violenta e fuori misura.
Perciò, le voci di
complotto, oggi in prima pagina, indicano, se vere, una grave violazione della
Costituzione, se false, l’irresponsabilità
di un’intera classe politica.
In ogni caso, le istituzioni ne
escono a pezzi. Povera Italia.
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