martedì 11 febbraio 2014


Napolitano, le voci di  complotto e la crisi italiana
Tutti contro tutti




La lotta politica si esprime seguendo una scala precisa di comportamenti. Per farla breve,  si va dalla soppressione fisica dell’avversario al confronto pacifico.  O se si preferisce  dalla guerra civile alla discussione parlamentare. Trascuriamo i livelli intermedi.
Merito principale delle istituzioni democratiche e  rappresentative è  di favorire  mediazione ragionata dei conflitti. E così  evitare, per quanto possibile,  il ricorso alla violenza nuda e cruda fra differenti gruppi politici.  Insomma,  il confronto  politico parlamentare è un bene prezioso, una conquista se si vuole. Però faticosa da proteggere,  perché, in primis,  implicano  la  condivisione di valori  comuni circa la bontà - e necessità, se si vuole evitare la guerra civile - delle istituzioni rappresentative; in secundis, l’uso di  una retorica  appropriata, consapevole del rischio della reciproca  delegittimazione a colpi di accuse      
Ora, in Italia, negli ultimi vent’anni, si è fatto il possibile, all’insegna del tutti contro tutti,  per gettare discredito sulle istituzioni  rappresentative e  minare  il  senso di lealtà dei cittadini.
Le famose “regole” non sono state rispettate da nessuno, o piegate, di volta in volta, agli interessi di parte: destra, sinistra, massime cariche dello stato.  Inutile parlare delle retorica politica, sempre violenta e fuori misura.
Perciò, le voci di  complotto,  oggi in prima pagina,  indicano, se vere, una grave violazione della Costituzione, se false, l’irresponsabilità  di un’intera classe politica. 
In ogni caso,  le istituzioni ne escono a pezzi.  Povera Italia.

Carlo Gambescia









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