Il libro della settimana:
Guido Panvini, Cattolici e violenza politica. L’altro album di famiglia del
terrorismo italiano, Marsilio 2014, pp. 400, euro 22,00 - http://www.marsilioeditori.it/lista-autori/scheda-libro/3171753/cattolici-e-violenza-politica
Non è
un provocazione. Ma quando Berlusconi
ricevette in pieno viso la famigerata
statuina del Duomo milanese, Rosi
Bindi, fece capire piuttosto chiaramente che il Cavaliere se l’era andata a
cercare. Parliamo, non di una ex terrorista rossa, bensì di una cattolica
di sinistra, democratica, testimone
oculare della feroce uccisione del professor Bachelet, di cui era stretta
collaboratrice.
Ora, nell’altro “album di famiglia”, per citare il
sottotitolo l’interessante volume di
Guido Panvini, Cattolici e violenza politica (Marsilio), un’ ampia e dotta analisi
di un fenomeno in fondo sfuggente come
il terrorismo politico, va ricordato anche questo, non tanto (o non solo) il
rifiuto della modernizzazione capitalistica, quanto la difesa del pauperismo: lo scorgere nel ricco colui che
non passerà mai per la cruna dell’ago.
Di qui, quel vero e proprio odio patologico nei riguardi del Cavaliere,
portatore di un modello culturale, addirittura edonista. In qualche misura, l’antiberlusconismo di politici cattolici come Rosi Bindi può essere letto come la continuazione del terrorismo con altri mezzi.
L’abbiamo
sparata grossa? In realtà, il libro di Panvini spiega proprio questo: la
totale incomprensione da parte del cattolicesimo, soprattutto quello sociale,
della normalità dei processi di modernizzazione. Di qui, la spinta, in molti giovani cattolici, verso la scelta
armata. Ma lasciamo la parola allo storico: «Sembrò prevalere a un certi punto
la convinzione che la società dell’opulenza e lo sviluppo tecnologico, creando
un mondo di bisogni indotti dal mercato, avesse definitivamente allontanato gli
uomini dalla fede,provocando addirittura la morte di Dio. Uno nuovo potere
totalitario e nichilista stava dunque impossessandosi della terra portando
miseria e distruzioni nei paesi del Terzo mondo e creando inedite forme di
povertà nelle società occidentali. Ci si domandò allora se fosse lecito
ricorrere alla violenza per arginare la deriva in corso così come era accaduto
in America latina e negli altri contesti dove i cristiani avevano imbracciato
le armi contro le dittature. Moltissimi giovani cattolici maturarono le proprie
convinzioni politiche in questo contesto, mobilitandosi nella contestazione studentesca sul finire del decennio […].
Terzomondismo, giustizialismo e pauperismo di matrice cristiana contaminarono,
al contrario, l’ideologia e la
produzione teorica della nuova sinistra, dove molti cattolici militarono per
poi compiere il passi verso le organizzazione armate. L’impatto con il
marxismo-leninismo radicalizzo le loro
posizioni, portando alla deriva terroristica nel decennio successivo, ma la
scelta delle armi era già maturata all’interno
di un percorso religioso» (pp. 15-16).
Pavini
concede anche intelligente spazio ( circa un centinaio di pagine) alla
ricostruzione delle matrici ideologiche del terrorismo di destra, ovviamente dove riconducibili (ma in misura minima) a matrici cattoliche e cristiane. Anche a destra emerge la totale incomprensione della modernizzazione capitalista, se
non in chiave demonizzante, cui viene
associata, come rovescio della stessa medaglia, la rivoluzione comunista, sempre
in agguato.
Insomma, alle origini del terrorismo, come ben si evince dal libro di
Panvini, c’è una questione culturale irrisolta legata
all’incomprensione del fenomeno
capitalistico, di cui si scorgono, in chiave manichea, solo gli effetti negativi. Di qui la condanna e il ricorso alle armi per
combatterlo. O se si vuole della “categoria” della “guerra giusta” E che, alla fin fine, si
tratti di una mentalità dura a morire tra i cattolici si evince da atteggiamenti come quello di Rosy Bindi.
Carlo Gambescia
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