venerdì 7 febbraio 2014

 Destra radicale/  In anteprima,  alcune pagine dell' Introduzione di Carlo Pompei 
al suo libro  sugli anni  trascorsi a Linea  
 Contromemoriale
di Carlo Pompei

 "Contromemoriale" - titolo forse pomposo
per un post, ma non per un libro di prossima 
pubblicazione  - è dedicato  ai soliti  invidiosi:  
quelli del  "non ti lamentare ora, perché  
fino al 2010 hai campato 13 anni con stipendio
 da dirigente e responsabilità da impiegato". 
 In realtà,  le cose non sono andate 
così.  E fin  dall'inizio.
                                                          C.P.






Pino Rauti non mi ha mai citofonato, nel senso che non sapeva neanche dove abitassi, ma sono io che ho saputo sfruttare una pura e semplice coincidenza. Almeno all'inizio…
Seppi dal grafico impaginatore (un napoletano di cui non ricordo il nome) che alla Fiamma Tricolore si era bloccato il computer sul quale impaginavano Linea mensile. Cosicché, alle 18 di un pomeriggio di un giorno di novembre del 1997,  dopo il lavoro,  varcai  l'uscio  della  sede, allora in  Corso Vittorio Emanuele.
Ero emozionato, la mia parentesi politica "in nero" si era chiusa al liceo. Dopo, solo cose occasionali.
A Corso Vittorio mi intrattenni con Pino Rauti, Luca Romagnoli e Claudio Pescatore, già direttore responsabile di Linea mensile.
Di lì a poco, Rauti prese la strada di  casa,  accompagnato da Pescatore.  Romagnoli  e altri due dirigenti,  Romolo  Sabatini e Roberto Bigliardo  - forse sospettosi  -  rimasero "di guardia" fino al  ritorno di  Pescatore.
Le loro paranoie  sulla mia presenza rendevano  ancora più surreale  un  clima,  che,  grazie anche alla location,  era già kafkiano:  un vecchio, labirintico,  malridotto appartamento, incistato  in un palazzone inizio Novecento, in condizioni non migliori.
Passai tutta la notte a recuperare il file del giornale quasi chiuso e pronto da stampare, mancavano da chiudere 4 pagine su 16 (ho ancora quel numero di Linea mensile, in prima pagina Cossiga e i rigurgiti della Balena Bianca).
Quella notte ripresi a fumare e finii il pacchetto nuovo di Gitanes di Pescatore.
La mattina dopo Rauti arrivò con Romagnoli di buon ora: trovò me al lavoro e Pescatore sdraiato su un divano logoro, sporco, impolverato (ripeto: definire decadente la sede della Fiamma Tricolore era ed è un eufemismo).  Inciso: ricordo che Pescatore mi diceva ogni 5 minuti: "Se non ci riesci, lascia perdere, chiamiamo un tecnico", poiché ignorava completamente che cosa stessi facendo.
All'arrivo di Rauti e Romagnoli, dicevo, Pescatore scattò in piedi e - scena da Fascisti su Marte - urlò:
- SSEGRETARIOO, BUOONGIORNO,
ma con la voce impastata, sollevandosi  dal citato divano.
Non trattenni una risatina.
Allora Rauti si girò verso di me e disse con tono severo e voce genuinamente impostata:
- GIOVANOTTO, ALLORA?
Tornai serio, un po' intimorito da quel tono autoritario.
Risposi che il giornale era pronto e che  si doveva solo consegnare il tutto in tipografia.
Si rivolse di nuovo a Pescatore:
- HAI SENTITO? VA' IN TIPOGRAFIA A PORTARE LINEA!
Non esistevano le connessioni veloci di oggi e i telefoni servivano solo per telefonare.
Romagnoli sogghignava, Pescatore deglutiva, appuntandosi mentalmente  tutto…
Salutai (non romanamente) e  senza  farci neppure caso, con leggerezza,   scesi  l'imponente  scalone.  Ero stanco, soddisfatto  e divertito. E fu meglio così, perché già intuivo, che non avrei preso neppure una lira per l'intervento. E così fu...
Feci colazione al bar d'angolo a Largo di Torre Argentina, come ai tempi del liceo. Inforcai la moto e andai al lavoro, ma non prima di vedere Pescatore partire con un ciclomotore alla volta della tipografia di Tor Sapienza con il disco di  Linea  in tasca.
All'epoca, facevo il grafico e  produttore di impianti di stampa per una grande azienda tipografica che, tra le altre cose, editava quel che rimaneva dell'Avanti di Craxi. Una sera, all'uscita dal lavoro, trovai la mia Honda gettata a terra. Mentre cercavo di risollevarla, imprecando, avvertii  il gelo di una lama alla gola.  E  una voce,  in  napoletano stretto,  che mi sussurrava: "me si fottuto o' lavoro, brav', brav'...".  Appena detto questo, per fortuna, il grafico dal coltello facile sparì.  E per sempre... Infatti,  non l'ho più visto   anche perché litigai con il mio datore di lavoro.  E andai via…  Senza prendere una lira, anche lì.
Non dissi dell'accaduto né a Rauti, né a Pescatore, né loro tornarono sull'argomento. Gliene parlai io soltanto tempo dopo, ma, come prevedibile,  non ricordavano nessun grafico...
Mesi dopo andammo, io e Pescatore, a Milano per incontrare Marco Valle,  giornalista del periodico Abitare.   La nostra mission era  di  ricevere "informazioni grafiche". Unica cosa valida  - ma va? -  fu il  consiglio di non usare il "9 colonne" su un formato piccolo…
Il viaggio in treno A/R fu gentilmente offerto dalla Fiamma Tricolore,  mentre i panini  da Pescatore. Il quale, durante il viaggio di ritorno, continuava ad usare  termini editoriali dei quali non sapevo se conoscesse  il significato. Del resto, andava capito, perché  una graziosa biondina, seduta accanto,  sembrava interessata  agli sproloqui  di  uno sconosciuto che già  si immaginava grande direttore di quotidiano nazionale.
A Firenze vomitai, uscito dal bagno incontrai Enrico Lucci, allora semisconosciuto e meno antipatico  di adesso.
Tutto questo accadeva nell'inverno 1997-98. Erano passati due anni da Fiuggi e dalla nascita di Alleanza Nazionale (svolta per alcuni, abiura per altri). Rauti cercava l'uomo affidabile che gli consentisse di prendere i soldi del finanziamento all'editoria per far decollare le sue creature, Linea e Fiamma Tricolore,  araba fenice rinata dalle ceneri del  Movimento Sociale.
Forse vide in me la persona adatta  per tentare  con Linea  il grande salto da mensile a quotidiano e Pescatore, che aveva bisogno di un "toglicastagne" dal fuoco, non si oppose di certo.
A onor del vero Rauti e la Fiamma  anticiparono i primi tre anni di spese. Ovviamente, il giornale era fatto in economia. E le anticipazioni servivano  per poter maturare l'anzianità necessaria alla percezione del contributo statale all'editoria. Tuttavia, resta un mistero, almeno per me, se Rauti e la Fiamma abbiano mai recuperato tali anticipi…
Nel 1999 Roberto Bigliardo fu eletto al Parlamento Europeo, famosa la sua manifestazione contro il grande fratello Echelon con maglietta stampata. Probabilmente contribuì finanziariamente. O forse no. Comunque sia, pronunciò parole sagge: "du' combiuterr e 'nu modemme e siffatt'u giurnalett' ". È morto nel 2006. Ogni anno  Marco Valle lo ricorda  come il  valoroso traghettatore degli ideali missini…
Purtroppo i non sottoscrittori della neonata Alleanza Nazionale (coloro che consideravano Fini un traditore responsabile di una abiura), sebbene fossero mossi dai più alti sentimenti, non brillavano per doti organizzative, la facevano semplice ("combiuterr") e si perdevano in diatribe sterili, torcicolli mussoliniani, camicie nere, busti, fasci littori e saluti Romani, quando - Almirante prima e Rauti dopo - ostracizzavano certi comportamenti, non per rinnegarli, ma per rispettarli e circoscriverli ad un determinato periodo storico irripetibile. Anche perché, verosimilmente, vedevano poco spessore politico negli aspiranti ducetti in circolazione. Probabilmente Fini fu più il prodotto della stanchezza di Almirante e della testardaggine di Rauti, che della loro proverbiale lungimiranza.
Insomma, Almirante e Rauti  aborrivano una restaurazione impossibile che sfociava inesorabilmente in una parodia inutile (si porgeva il fianco alle critiche) e dannosa (i soliti fascisti manganello e olio di ricino). E qui,  paradossalmente, Fini trovò una autostrada, anche se, senza Berlusconi, non sarebbe andato lontano.
Nonostante tutto, Linea divenne quotidiano, percepì soldi pubblici, fece lavorare tanta gente, forse troppa. E durò quasi 14 anni, un po' grazie anche a me.
E ne sono fiero, anche se ho perso tutto, liquidazione compresa, per colpa di rivalità politiche e, per dirla brutalmente, dei "gargarozzismi" incrociati.

Carlo Pompei



Carlo Pompei, classe 1966, "Romano de Roma". Appena nato, non sapendo ancora né leggere, né scrivere, cominciò improvvisamente a disegnare. Oggi, si divide tra grafica, impaginazione, scrittura, illustrazione, informatica, insegnamento ed… ebanisteria "entry level".

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