Destra radicale/ In anteprima, alcune pagine
dell' Introduzione di Carlo Pompei
al suo libro sugli anni trascorsi a Linea
al suo libro sugli anni trascorsi a Linea
Contromemoriale
di Carlo Pompei
"Contromemoriale"
- titolo forse pomposo
per un post, ma non
per un libro di prossima
pubblicazione - è dedicato ai soliti invidiosi:
quelli del "non ti lamentare ora, perché
fino al 2010 hai campato 13 anni con stipendio
da dirigente e responsabilità da impiegato".
In realtà, le cose non sono andate
così. E fin dall'inizio.
pubblicazione - è dedicato ai soliti invidiosi:
quelli del "non ti lamentare ora, perché
fino al 2010 hai campato 13 anni con stipendio
da dirigente e responsabilità da impiegato".
In realtà, le cose non sono andate
così. E fin dall'inizio.
C.P.
Pino Rauti non mi ha
mai citofonato, nel senso che non sapeva neanche dove abitassi, ma sono io che
ho saputo sfruttare una pura e semplice coincidenza. Almeno all'inizio…
Seppi dal grafico
impaginatore (un napoletano di cui non ricordo il nome) che alla Fiamma
Tricolore si era bloccato il computer sul quale impaginavano Linea mensile.
Cosicché, alle 18 di un pomeriggio di un giorno di novembre del 1997,
dopo il lavoro, varcai l'uscio della sede, allora
in Corso Vittorio Emanuele.
Ero emozionato, la
mia parentesi politica "in nero" si era chiusa al liceo. Dopo, solo
cose occasionali.
A Corso Vittorio mi
intrattenni con Pino Rauti, Luca Romagnoli e Claudio Pescatore, già direttore
responsabile di Linea mensile.
Di lì a poco, Rauti
prese la strada di casa, accompagnato da Pescatore.
Romagnoli e altri due dirigenti, Romolo Sabatini e Roberto
Bigliardo - forse sospettosi - rimasero "di
guardia" fino al ritorno di Pescatore.
Le loro
paranoie sulla mia presenza rendevano ancora più surreale
un clima, che, grazie anche alla location, era già
kafkiano: un vecchio, labirintico, malridotto appartamento,
incistato in un palazzone inizio Novecento, in condizioni non migliori.
Passai tutta la
notte a recuperare il file del giornale quasi chiuso e pronto da stampare,
mancavano da chiudere 4 pagine su 16 (ho ancora quel numero di Linea mensile,
in prima pagina Cossiga e i rigurgiti della Balena Bianca).
Quella notte ripresi
a fumare e finii il pacchetto nuovo di Gitanes di Pescatore.
La mattina dopo
Rauti arrivò con Romagnoli di buon ora: trovò me al lavoro e Pescatore sdraiato
su un divano logoro, sporco, impolverato (ripeto: definire decadente la sede
della Fiamma Tricolore era ed è un eufemismo). Inciso: ricordo che
Pescatore mi diceva ogni 5 minuti: "Se non ci riesci, lascia perdere,
chiamiamo un tecnico", poiché ignorava completamente che cosa stessi
facendo.
All'arrivo di Rauti
e Romagnoli, dicevo, Pescatore scattò in piedi e - scena da Fascisti su Marte -
urlò:
- SSEGRETARIOO,
BUOONGIORNO,
ma con la voce
impastata, sollevandosi dal citato divano.
Non trattenni una
risatina.
Allora Rauti si girò
verso di me e disse con tono severo e voce genuinamente impostata:
- GIOVANOTTO,
ALLORA?
Tornai serio, un po'
intimorito da quel tono autoritario.
Risposi che il
giornale era pronto e che si doveva solo consegnare il tutto in
tipografia.
Si rivolse di nuovo
a Pescatore:
- HAI SENTITO? VA'
IN TIPOGRAFIA A PORTARE LINEA!
Non esistevano le
connessioni veloci di oggi e i telefoni servivano solo per telefonare.
Romagnoli
sogghignava, Pescatore deglutiva, appuntandosi mentalmente tutto…
Salutai (non
romanamente) e senza farci neppure caso, con
leggerezza, scesi l'imponente scalone. Ero
stanco, soddisfatto e divertito. E fu meglio così, perché già intuivo,
che non avrei preso neppure una lira per l'intervento. E così fu...
Feci colazione al
bar d'angolo a Largo di Torre Argentina, come ai tempi del liceo. Inforcai la moto
e andai al lavoro, ma non prima di vedere Pescatore partire con un ciclomotore
alla volta della tipografia di Tor Sapienza con il disco di Linea
in tasca.
All'epoca, facevo il
grafico e produttore di impianti di stampa per una grande azienda tipografica
che, tra le altre cose, editava quel che rimaneva dell'Avanti di Craxi. Una
sera, all'uscita dal lavoro, trovai la mia Honda gettata a terra. Mentre
cercavo di risollevarla, imprecando, avvertii il gelo di una lama alla
gola. E una voce, in napoletano stretto, che mi
sussurrava: "me si fottuto o' lavoro, brav', brav'...". Appena
detto questo, per fortuna, il grafico dal coltello facile sparì. E per
sempre... Infatti, non l'ho più visto anche perché litigai con il
mio datore di lavoro. E andai via… Senza prendere una lira, anche
lì.
Non dissi
dell'accaduto né a Rauti, né a Pescatore, né loro tornarono sull'argomento.
Gliene parlai io soltanto tempo dopo, ma, come prevedibile, non
ricordavano nessun grafico...
Mesi dopo andammo,
io e Pescatore, a Milano per incontrare Marco Valle, giornalista del
periodico Abitare. La nostra mission era di ricevere
"informazioni grafiche". Unica cosa valida - ma va? - fu
il consiglio di non usare il "9 colonne" su un formato piccolo…
Il viaggio in treno
A/R fu gentilmente offerto dalla Fiamma Tricolore, mentre i panini
da Pescatore. Il quale, durante il viaggio di ritorno, continuava ad
usare termini editoriali dei quali non sapevo se conoscesse il
significato. Del resto, andava capito, perché una graziosa biondina,
seduta accanto, sembrava interessata agli sproloqui di
uno sconosciuto che già si immaginava grande direttore di quotidiano
nazionale.
A Firenze vomitai,
uscito dal bagno incontrai Enrico Lucci, allora semisconosciuto e meno antipatico
di adesso.
Tutto questo
accadeva nell'inverno 1997-98. Erano passati due anni da Fiuggi e dalla nascita
di Alleanza Nazionale (svolta per alcuni, abiura per altri). Rauti cercava
l'uomo affidabile che gli consentisse di prendere i soldi del finanziamento
all'editoria per far decollare le sue creature, Linea e Fiamma Tricolore,
araba fenice rinata dalle ceneri del Movimento Sociale.
Forse vide in me la
persona adatta per tentare con Linea il grande salto da
mensile a quotidiano e Pescatore, che aveva bisogno di un
"toglicastagne" dal fuoco, non si oppose di certo.
A onor del vero
Rauti e la Fiamma anticiparono i
primi tre anni di spese. Ovviamente, il giornale era fatto in economia. E le
anticipazioni servivano per poter maturare l'anzianità necessaria alla
percezione del contributo statale all'editoria. Tuttavia, resta un mistero,
almeno per me, se Rauti e la Fiamma abbiano mai recuperato tali anticipi…
Nel 1999 Roberto
Bigliardo fu eletto al Parlamento Europeo, famosa la sua manifestazione contro
il grande fratello Echelon con maglietta stampata. Probabilmente contribuì
finanziariamente. O forse no. Comunque sia, pronunciò parole sagge: "du'
combiuterr e 'nu modemme e siffatt'u giurnalett' ". È morto nel 2006. Ogni
anno Marco Valle lo ricorda come il valoroso traghettatore
degli ideali missini…
Purtroppo i non
sottoscrittori della neonata Alleanza Nazionale (coloro che consideravano Fini
un traditore responsabile di una abiura), sebbene fossero mossi dai più alti
sentimenti, non brillavano per doti organizzative, la facevano semplice
("combiuterr") e si perdevano in diatribe sterili, torcicolli
mussoliniani, camicie nere, busti, fasci littori e saluti Romani, quando -
Almirante prima e Rauti dopo - ostracizzavano certi comportamenti, non per rinnegarli,
ma per rispettarli e circoscriverli ad un determinato periodo storico
irripetibile. Anche perché, verosimilmente, vedevano poco spessore politico
negli aspiranti ducetti in circolazione. Probabilmente Fini fu più il prodotto
della stanchezza di Almirante e della testardaggine di Rauti, che della loro
proverbiale lungimiranza.
Insomma, Almirante e
Rauti aborrivano una restaurazione impossibile che sfociava
inesorabilmente in una parodia inutile (si porgeva il fianco alle critiche) e
dannosa (i soliti fascisti manganello e olio di ricino). E qui,
paradossalmente, Fini trovò una autostrada, anche se, senza Berlusconi, non
sarebbe andato lontano.
Nonostante tutto,
Linea divenne quotidiano, percepì soldi pubblici, fece lavorare tanta gente,
forse troppa. E durò quasi 14 anni, un po' grazie anche a me.
E ne sono fiero, anche se ho perso tutto, liquidazione compresa, per colpa di rivalità politiche e, per dirla brutalmente, dei "gargarozzismi" incrociati.
E ne sono fiero, anche se ho perso tutto, liquidazione compresa, per colpa di rivalità politiche e, per dirla brutalmente, dei "gargarozzismi" incrociati.
Carlo Pompei
Carlo
Pompei, classe 1966, "Romano de Roma". Appena nato, non sapendo
ancora né leggere, né scrivere, cominciò improvvisamente a disegnare. Oggi, si
divide tra grafica, impaginazione, scrittura, illustrazione, informatica,
insegnamento ed… ebanisteria "entry level".
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