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Ma vi pare
possibile che un politico, abile e volitivo, come Bersani
non mettesse in conto il fallimento della candidatura Marini nel
momento stesso in cui presentava in un clima segnato
dall'antiberlusconismo, l’ex sindacalista democristiano come
"il candidato di tutti" e quindi anche delle truppe del
Cavaliere? No. Del resto, Bersani -
dato fondamentale - si era subito ben
guardato, distinguendo i due canali (Presidenza della Repubblica e Governo),
dall' ufficializzare alleanze con Berlusconi (le
famose "larghe intese"). Ciò significa che la presidenza Prodi
è sempre più vicina. E spieghiamo perché.
Qual è il risultato
concreto della caduta di Marini? Che, ora, i candidati effettivi alla
Presidenza della Repubblica si riducono… a uno: Prodi. Dal momento che
grazie al gioco rischioso (ma molto abile di Bersani ( “io ho
cercato di favorire un candidato trasversale,
però…”), Marini e D’Alema (che per sua
sfortuna piace a Berlusconi), sono ormai visti a
sinistra come ripugnanti protesi della
destra berlusconiana, e perciò "impresentabili". Il che
significa che sul nome di Prodi, un arcinemico del Cavaliere
politicamente più navigato e affidabile di Rodotà e altri
candidati "istituzionali", si potrebbe ricostituire,
dalla quarta votazione, una maggioranza antiberlusconiana
in grado di permettere al centrosinistra, magari catturando qualche
significativo consenso grillino, l'elezione del
professore alla massima carica dello stato.
Tutto il resto, quel
che oggi si legge nelle prime pagine è fumo politico: le “fratture” nel Pd,
il “golpe” di Renzi, la retorica web-giovanilistica, il folclore rodotariano, i
fascisti rossi e viola davanti alla Camera. L’arrosto invece
è nel patto politico - sul quale un giorno dovranno indagare
gli storici - tra due emiliani nell'Italia dei campanili, (Bersani
a Palazzo Chigi, Prodi al Quirinale), consacrato il 17
febbraio dall’abbraccio sul palco di Piazza del Duomo.
Al posto di Grillo tremeremmo.
Perché Prodi, se verrà eletto, tirerà subito fuori
dal frigo Bersani. Dopo di che, visto che l'uomo di
Bettola non ha mai rinunciato all'idea di governare senza e/o contro
Berlusconi, le pressioni politiche su Cinque Stelle torneranno a
farsi più forti (anche perché sul Colle ci
sarà Prodi, meno diplomatico di Napolitano),
mettendo seriamente a rischio l’unità del movimento.
Carlo Gambescia
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