Corsi e ricorsi. Si dirà i soliti luoghi comuni: roba da professore di liceo, che ripete agli studenti le vecchie banalità sulla storia. Insomma che barba, che noia...
Diciamo invece che la storia, come la verità, si vendica sempre, e le stesse scelte portano quasi sempre agli stessi errori, spesso giustificati con le medesime parole.
Il lettore già non si raccapezza più? Ci spieghiamo meglio.
Ieri non abbiamo potuto non provare un brivido, leggendo il seguente lancio Ansa:
“I paesi dell’asse del sud: Le Ong sono fuorilegge. In una dichiarazione congiunta, Italia, Malta, Cipro, e Grecia definiscono “increscioso e deludente” il mancato rispetto sugli accordi per la ricollocazione” (*).
La parola “asse”, da quasi ottant’anni in soffitta, è riapparsa improvvisamente per giustificare il pessimo comportamento italiano nei riguardi dell’accoglienza dei migranti: cieco, antiumanitario, egoista, lesivo di ogni regola internazionale e distruttivo dell’Unione Europea fino all’autolesionismo.
Parliamo di un non problema, anzi di bella sfida culturale, trasformata, dopo neppure dieci giorni di governo della peggiore destra fascista e populista, in una isterica riedizione dell’Asse tripartito Roma-Berlino-Tokio.
Chi avrà imbeccato il redattore Ansa? O solo il piacere di compiacere Palazzo Venezia, pardon Palazzo Chigi...
Di più – i lettori si aspettino a breve – il ritorno della vecchia e vergognosa retorica mussoliniana dell’” Italia proletaria” che “lotta contro le nazioni ricche”.
Purtroppo, il fondo culturale, con tutta la sua povertà e arretratezza ideologica, soprattutto quando ci si integra passivamente nel sistema liberaldemocratico, come nel caso di Fratelli d’Italia, resta quel che è, anzi che era. Giorgia Meloni non proclama forse la “difesa dei confini d’’Italia”? Quando sui veri confini da difendere quelli liberaldemocratici e occidentali, tace, limitandosi a ripetere la lezioncina, come un tempo facevano gli eurocomunisti, a proposito della Nato: ombrello inevitabile, secondo Berlinguer e perfino Cossutta.
Si rifletta: Kherson è tornata ucraina, e Giorgia Meloni si è guardata bene, per non dispiacere ai russi, di complimentarsi con Zelensky. Però – ecco la sua pericolosa doppiezza – si lamenta dell’aggressività di Macron. E allora gli ucraini che dovrebbero dire brutta strega fascista! In Ucraina si difendono i confini, non a Lampedusa contro un pugno di disperati che cerca solo una vita migliore.
Il leader francese, giustamente, reclama: 1) la natura non obbligatoria dei ricollocamenti, ma volontaria, e 2) la non coincidenza tra il momento del salvataggio e dell’approdo e quello del “ricollocamento” (che parola terribile…), proprio per non violare le regole internazionali sul soccorso in mare, svolto esemplarmente dalle Ong. Che invece per il governo italiano, rovesciando ogni valore, sono parificate agli scafisti.
Che tragedia! Il bene diventa male, il male diventa bene. Siamo su una bruttissima strada. Almeno per coloro che abbiano letto e assimilato Orwell.
Dicevamo corsi e ricorsi. Questa volta però, gli alleati del “nuovo Asse”, Grecia, Malta, Cipro, non sono forti come quelle dell’Asse Tripartito con la Germania e il Giappone. Diciamo, per restare in metafora storica che invece sono allo stesso livello del Manciukuò: lo stato fantoccio nelle mani dei Giapponesi, riconosciuto dall’Italia, e che a sua volta riconobbe nel 1943 lo stato fantoccio della Rsi. Tra fantocci ci si intendeva.
Per inciso: quelle brave persone dei russi, allora sotto Stalin, nell’agosto del 1945, dopo l’esplosione delle atomiche, dichiararano guerra al Giappone e invasero la Manciuria, cancellando il Manciukuò. Che nobilità con gli sconfitti ridotti in polvere.
Tornando sul punto vogliamo dire che l’Italia, per dimensioni e risorse, non è Malta, non è Cipro, non è la Grecia, perciò può accogliere, e soprattutto accettare una grande sfida culturale: quella della modernizzazione del migrante, della sua conversione ai valori dell’Occidente. Valori di cui l’Italia dovrebbe andare fiera.
E invece che si fa? Dopo un periodo di tranquillità e saggezza, in meno di due settimane, si entra rotta di collisione con l’ Unione Europea, e ci si mette a capo di una specie di antiEuropa del Manciukuò…
Per andare dove? Da nessuna parte. Oppure per finire nelle braccia dei russi. Che teorizzano per bocca di Dugin, è di ieri, l’autocrazia suicidaria. Nel senso che quando l’autocrate sbaglia si deve suicidare.
Vero modello Westminster. Che modernità. Che ne pensa Giorgia Meloni? Porteremo alle faccette russe, “nuovo duce e nuovo re”?
Carlo Gambescia
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