sabato 23 novembre 2019

La riforma del Mes
Il sovranismo di Stenterello…


Al di là dei paroloni romantici con il cuore il mano dei sovranisti,  la questione della riforma del Mes (Meccanismo europeo di stabilità) è molto semplice.  E soprattutto annosa.
Da un lato infatti  si sostiene  che gli stati che chiedono un prestito devono avere i conti pubblici in ordine,  dall’altro che  la materia  deve invece essere prima discussa politicamente. 
La differenza con le regole precedenti consiste però nell’automaticità.  Per un esempio di  tale criterio  si pensi alla spending review  e ai tagli lineari. Insomma, con la riforma,  parlerebbero le cifre  non i politici.
Ora,  fermo restando che si tratta di regole - le  vecchie come le nuove -   frutto della stessa  visione  keynesiana del credito ( magari corretta secondo  criteri  più o meno  monetaristi), il vero punto di discussione rimane l’introduzione  o meno di criteri quantitativi in luogo di criteri  qualitativi.
Insomma, poiché la  matematica non è  un' opinione, con la riforma i numeri parlerebbero da soli.  Ciò  spiega l’opposizione non solo dei sovranisti  ma di tutti coloro che fanno del debito pubblico strumento di governo.  Si notino  in proposito  le reazioni negative  di Leu e M5s.   
In realtà,  sono in gioco le illusorie promesse elettorali di tagliare tasse e aumentare pensioni. Altro che la sovranità italiana come dichiara Salvini...  Di fatto le nuove  le regole  sono  più eque delle  precedenti perché estendibili, e in automatico  a  tutti gli stati. Per dirla brutalmente,  un meccanismo del genere lega le mani a politici spendaccioni e  talvolta corruttori.  Insomma, la riforma del Mes  è  antidemagogica quindi può far perdere voti.  Contrasta il pericoloso partito trasversale della  spesa pubblica.  Che ovviamente reagisce e strepita.     
Perciò la grancassa  sovranista si spiega con le solite reazioni dell’ Italia dei furbi... Come verseggiava il grande Giuseppe Giusti,  Dietro l'avello / Di Machiavello / dorme lo scheletro / Di Stenterello…

Carlo Gambescia