mercoledì 20 novembre 2019

In libreria la raccolta curata da Domenico Felice
Voltaire per sociologi


Tutti volterriani, nessun volterriano... Riteniamo che l'espressione  rispecchi  bene il clima culturale di un Occidente  che in realtà di volterriano non ha mantenuto proprio nulla. Oggi sono tornati a volare gli asini. E il numero dei credenti sembra  crescere  a vista d’occhio. 
Sotto questo aspetto non può non essere considerata idea eccellente  proporre  una raccolta  di frasi, detti e pensieri di Voltaire, Certo, un vademecum, ma anche, per dirla modernamente, un guida for dummies (*):  principianti, testoni, negati ( ma non solo, come vedremo più avanti).  Dummies che però in cuor loro, magari senza darlo troppo a vedere,  intuiscono  che  gli asini hanno qualche difficoltà con le ali.  Dummies, forse recuperabili. 
Ottima idea dunque.  Soprattutto perché la raccolta è dovuta alla mano esperta di Domenico Felice, specialista universitario, se ci si passa l’espressione, dell’Illuminismo dal volto umano.  Chi scrive  è ancora sotto l’effetto benefico della sua magnifica edizione  delle  Opere  di Montesquieu (Bompiani, 2014, 2017: si attende, e con ansia da regali sotto l'albero, il terzo volume, Recueils, Correspondance e "Scritti privati"...). Tra l’altro, come nota Ernesto Ferrero nella brillante prefazione, a Felice si deve la prima edizione completa del Dizionario filosofico, condotta con Riccardo Campi (Bompiani, 2013). Il professore è una macchina da guerra euristica. Mentre scriviamo,  sentiamo uno stridio di cingoli. 
Dicevamo, volto umano.  Parola grossa, dal momento che tutto l’Illuminismo è rivolto al nobile innalzamento dell’uomo.  Tuttavia, sul punto la pensiamo come il buon  Hayek, sperando ovviamente di non incorrere come l’economista austriaco nella scomunica degli storici delle idee:  c’è Illuminismo e Illuminismo. 
Usando il machete  del dilettante:  da un lato abbiamo materialisti  e ideologi, che via Napoleone, giungeranno fino a Comte, padre della sociologia,  grande dispensatore di filosofie  costruttiviste e  ricostruttiviste; poi c'è Rousseau, protoromantico con tensioni, seppure non sempre dichiarate, giacobino-autoritarie; infine Montesquieu e Voltaire, solo per fare due nomi,  anticostruttivisti per eccellenza. E  protosociologi.
Un lato, quest'ultimo, che  intriga. Perché va oltre il  for dummies. Un Voltaire, per dirla tutta, che può parlare anche ai sociologi,  che della demistificazione si proclamano maestri...  Sicché, da umili studiosi di scienze sociali  siamo subito andati  a leggere le voci sociologiche, grazie anche all'indice e agli utilissimi  rimandi introdotti dal curatore: una vera manna per chiunque ami saltabeccare  concettualmente.  Senza dimenticare, sia detto per inciso,  il puntuale apparato iconografico, preziosa appendice al volume.
Ad esempio, Società. Cosa si scopre? Che “i nostri differenti costumi non permetteranno mai, è vero, di collegare la stessa idea del giusto alle medesime nozioni: quel  che è delitto in Europa sarà virtù in Asia (…). Ma, se tutte le società non avranno le medesime leggi, nessuna sarà senza leggi” (p.  448).  Tradotto: non possiamo obbligare un cinese a pensare come un newyorkese, introducendo dall’alto - ecco il costruttivismo respinto da  Voltaire -   principi e regole di stampo diverso.  Xi Jinping è avvisato:  capitalismo sì, ma  con accorto dosaggio... 

Ancora un esempio di sano relativismo sociologico, anticostruttivista. Si prenda la voce Costumi: “Gli antichi  costumi  orientali sono così  enormemente diversi dai nostri che nulla deve sembrare straordinario a chiunque sia un po’ istruito. Un Parigino rimane colpito quando apprende che gli Ottentotti fanno tagliare il testicolo ai loro figli maschi. Gli Ottentotti sono forse stupiti che essi li conservino entrambi” (p. 155). Tradotto, ogni società produce, e dal basso, le sue regole di comportamento, e per quanto possano sembrare strane, riflettono differenti visioni del mondo, che vanno rispettate.  I ministri occidentali del welfare e all’immigrazione sono avvisati: fare attenzione al dirigismo sociologico e  al costruttivismo  morale...
Un  atteggiamento  che ritroviamo, quando andiamo  a spulciare la voce Pregiudizio, concetto classico da manuale di sociologia,del primo anno: “Sbarazziamoci di tutti i nostri pregiudizi quando leggiamo autori antichi o ci rechiamo in paese lontani. La natura è la stessa dappertutto, mentre gli usi sono dappertutto diversi" (p. 404). I sociologi anti e filoccidentali sono avvisati.  Come del resto  turisti e migranti... 

Ma tutta la raccolta è piena zeppa di utilissime citazioni contro la tremenda filosofia della morale unica,  calata dall’alto e uguale per tutti. Voltaire, sia detto con tutto il rispetto per il  maestro della sociologia della Terza Repubblica, è una specie di anti-Durkheim.  Voltaire ci aiuta a diffidare della  morali sociologiche uniche, repubblicane e non.  Dalla raccolta, in definitiva,  si  potrebbe ricavare  materiale  per un magnifico seminario di sociologia della conoscenza dedicato proprio a Voltaire. 
Il "Patriarca dei Lumi"  tra i classici del pensiero sociologico?  Un passo indietro.  In una raccolta antologica, come un tempo si diceva,  "ad uso degli studenti", edita da una grande casa editrice universitaria italiana negli anni Settanta del Novecento,  Voltaire era  totalmente ignorato.  Mentre si celebravamo come pionieri,  giustamente per carità,  Montesquieu e Rousseau.  A quanto ci risulta il vuoto è rimasto tale,  anche perché le storie disciplinari non sono più di moda negli atenei italiani. Ma questa è un'altra storia.
Ecco, la bellissima raccolta curata da Domenico Felice, sociologicamente parlando, colma  un  vuoto.  Grazie.

Carlo Gambescia

(*) Voltaire, Taccuino di pensieri.  Vademecum per l’uomo del terzo millennio, a cura di Domenico Felice, prefazione di Ernesto Ferrero, Mimesis/Filosofie, Milano 2019, pp. 534.