lunedì 8 settembre 2014

Caro Ferrara,
il tempo delle Crociate 
è finito da un pezzo….




Crociate Ferrara


Ha fatto rumore l’ editoriale di  Giuliano Ferrara, dove con truculenza vociana si invita il pavido Occidente ad usare verso i seguaci dell' Isis reloaded  “una violenza incomparabilmente superiore”: perché, a detta del direttore del “Foglio, sarebbe in corso  una “guerra di religione” (*).
Ora, Ferrara, nonostante cerchi sempre  mostrare il viso dell’arme, soffre, per dirla con Carl Schmitt, di romanticismo politico acuto…  In Italia, ce ne sono altri di casi simili, purtroppo:  Franco Cardini e Massimo Fini ad esempio.  
Cosa vogliamo dire?  Che il romanticismo politico è la peggiore forma di impoliticità, quella dell’armiamoci e partite.  Nessuno nega che sia in corso una “guerra di religione” e che contro il nemico si debba usare  una “violenza incomparabilmente superiore” . Sono banalità neppure superiori… L’errore -  tipico dei romantici -   è quello di  mescolare le due cose insieme:  religione e uso della forza… Semplificando:  si romanza  la guerra (oggi si parlerebbe di narrazioni o contro-narrazioni) cercando di coinvolgere emotivamente gli interlocutori,  e poi si vedrà... (Schmitt, scrive, criticandolo, di "occasionalismo politico").    
Il mix  non funziona, perché, come ha mostrato il Novecento (secolo che ha  subito i terribili  effetti di ricaduta del romanticismo dix-neuvième siècle),  rivela al nemico le  intenzioni che  si hanno e crea un clima  interno di aspettative eroiche,  che  si sgonfia appena il numero dei caduti comincia a crescere. Dopo di che la gestione della guerra - e del dopoguerra -  si trasforma in questione di ordine pubblico.
Perciò,  come  il  buon realismo politico  impone,  la violenza va usata, ma in silenzio  e “laicamente”, senza invocare  bagni di sangue  nell’acquasantiera. Li invoca il nemico?  Ne subirà le conseguenze militari. Tutto qui.  
Certo,  non è sbagliato rilevare,  come sottolinea  Ferrara,  quanto  l’Occidente sia diviso, indifferente e  imbelle.  Il che però indica  a maggior ragione  solo un fatto:  che la guerra, soprattutto quella "al terrorismo",  va gestita chirurgicamente e da pochi e preparati professionisti.  Il tempo delle Crociate è finito da un pezzo.

Carlo Gambescia 

Nessun commento:

Posta un commento