Articolo 18 e dintorni
I sacri totem di Bersani
«L'articolo 18 non è un simbolo, ha certo un aspetto simbolico, e
non si può buttarlo via. Grazie all'art.18 il lavoro non è solo
salario, è la tua dignità, la tua libertà, il tuo diritto alla trasformazione
di questo mondo». Così l'ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani a
“Dimartedì” su La7.
Che dire? Purissima
archeologia sindacale e socialista.
Dietro la quale si nasconde il timore della vecchia guardia del Pci e di
qualche paelodemocristano di sinistra come la Bindi di essere fatti fuori per sempre dalla politica che
decide. La questione dell’articolo 18,
tecnicamemente parlando, è puramente marginale. Infatti riguarda pochissime
imprese e poco più della metà dei lavoratori dipendenti. Insomma, non è un problema così diffuso e sentito, come si vuole far credere. Al
riguardo si veda l’ottimo articolo
di Lidia Baratta (*). Quindi perché non lasciare certe sparate a quel trotskista di Landini?
Ciò però non significa che
in linea principio non siano necessarie tutele. Il problema è
quello del come. In Italia, dove la produzione legislativa ha
raggiunto punte impressionanti, rallentando i processi economici, non occorrono nuove leggi, bensì una magistratura
civile (attenzione, non strettamente del lavoro) capace in poco tempo, sulla base di principi generali ( e non di leggi speciali, come ad esempio lo Statuto dei Lavoratori), di rendere
giustizia a chi liberamente vi si
rivolga.
Per farla breve, a Bersani andrebbe ricordato che i magistrati
dovrebbero lavorare di più. Ci ascolterà. Non crediamo. Perché in Italia, la sinistra socialcattocomunista oltre al totem del sindacato ha quello dei giudici...
Carlo Gambescia
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