Massimo Teodori con Massimo Bordin Complotto! come i politici ci ingannano Marsilio
Editori, Venezia 2014 pp. 222, € 14,50 (recensione a cura di Teodro Klitsche de la Grange)
http://www.marsilioeditori.it/libri/scheda-libro/3171828/complotto |
Scrive
l’autore (Teodori) in apertura del libro “Il complottismo è una malattia che
corrompe la politica italiana rendendola ancora più inaffidabile di come già
gli italiani la considerano. Il virus ha talmente inquinato la vita pubblica
che nessuno crede più a quel che vede, e molti davvero pensano che siano
governati da forze occulte e imponderabili … in Italia è talmente diffuso che
non si contano più i personaggi più o meno eccellenti che, per trarsi
d’impaccio, tirano in ballo una qualche macchinazione ai loro danni. 'Complottismo' significa l’invenzione di complotti immaginari al fine di mascherare la realtà,
occultare le responsabilità personali e ostacolare il cambiamento … Nel
dopoguerra, in Italia , il complottismo non è stato solo un vizio
intellettuale. Ha fatto da grimaldello per orientare il discorso pubblico,
forzare le decisioni politiche e distorcere la storia. Qui, …. si narrano i
principali capitoli di una controstoria anticomplottistica della Repubblica: i
politici di destra, di centro e di sinistra che agitano il fantasma del
complottiamo per dissimulare le loro incapacità”. Sarebbe il caso di commentare
(come De Gaulle): vasto programma. In effetti un discorso sui complotti, che la
stampa – e la televisione - offrono
in gran numero, richiederebbe un’opera in almeno tre tomi. Bisogna ringraziare
gli autori per averne offerto un’antologia, raccolta in un pamphlet.
E averne
individuato la ragione perché molti complotti non sono tali ed altri sono stati
gonfiati fino a dimensioni politico-istituzionali, quando erano materia di sottobosco
affaristico (con appendici non di governo, ma di sotto-governo). Del quale
l’affare P2 è stato caso esemplare. Licio Gelli, sostiene Teodori è “Il più
noto mascalzone della Repubblica, magistrale gestore di ricatti nei confronti
dei potenti d’ogni specie, è stato scambiato per un ideologo del cambiamento
costituzionale e per un golpista seriale”. Perché occorreva associare un’idea
(come la Repubblica presidenziale, sgradita alla classe politica – e non solo)
a un mascalzone, anche per respingere o allontanare quella perché “progettata”
da questo. Non occorre un professore di storia degli Stati Uniti come Teodori
per sapere che gli USA sono una repubblica presidenziale e che tale forma di
governo è da associare a Jefferson, Hamilton o Madison (o per la Francia a De Gaulle),
assai più che alla P2. Non foss’altro perché i padri fondatori la fecero, e
così bene, che “regge” ancora a oltre due secoli di distanza. Così come, in
Italia, tra i presidenzialisti troviamo figure intemerate e antifascisti come
Pacciardi e Calamadrei.
Per cui
quell’associazione, spesso ripetuta, è solo uno degli espedienti dei
conservatori “a prescindere” per eternizzare un assetto costituzionale legato
(e determinato) dagli accordi di Yalta e quindi irrimediabilmente datato. Del
“complotto” piduista si è fatto l’uso a beneficio di una classe dirigente in
fase discendente.
Altri
complotti appaiono tali ad una visione ingenua della realtà. Questo è un
connotato comune di tutti quelli (e non sono pochi) in cui sarebbero implicati
gli Stati Uniti. Ma oggetto di stupore sarebbe semmai che non vi fossero, non
che vi siano stati (anche se sul come c’è da intendersi).
Gli USA e la
Gran Bretagna hanno vinto la seconda guerra mondiale (insieme all’Unione
Sovietica) e (da soli) occupato militarmente l’Italia.
Attraverso la
NATO gli USA hanno dato protezione militare all’Italia ed all’Europa occidentale per circa
quarant’anni. Che questi “titoli” (e obblighi) non comportino “invasioni di
campo “ nella sfera politica interna, e in particolare in quella di difesa, è
ingenuo pensarlo. E’ sempre stato così. Hobbes scriveva nelle ultime pagine del
Leviathan che il protego ergo obligo è una costante della politica. Caso mai è da
chiedersi se, a settant’anni quasi da quella sconfitta ed occupazione militare
non sia il caso di allentare certi
legami. Invece lo strillare al complotto è spesso stato la copertura di
politiche troppo condiscendenti. Un gran rumore per nulla.
Anche se la
maggior parte dei “complotti” è stato usato a fini di conservazione al potere
delle élite politiche, almeno una parte di essi corrispondeva tuttavia a fatti
reali. Anzi i complotti meglio costruiti sui media sono quelli sorretti
da un fondo di verità (magari distorta o strumentalizzata). L’inganno,
la fede, l’astuzia sono uno dei (due) mezzi tipici della politica. E che
debbano essere fatti di nascosto – tra i molti – lo rilevava Naudé: non secreta manent, quorum fit conscia turba.
Tuttavia spesso s’apprendono a scuola verità considerate inoppugnabili e manifeste,
che vengono contraddette – almeno parzialmente – dai fatti occultati.
Come la
rivolta dei Vespri siciliani, raccontata come dovuta alla licenziosità di un
francese e alla gelosia dei siciliani, mentre era stata accuratamente fomentata
da Giovanni da Procida, finanziata dall’oro di Bisanzio e appoggiata
militarmente dal re d’Aragona, consorte dell’ultima Altavilla, come racconta
Gibbon.
Del pari,
anche se sottovalutato dagli autori, appare difficile non attribuire a un’azione
occulta, o meglio occultata, la recente caduta dell’ultimo governo Berlusconi,
comunque propiziata da fattori interni politici (la riduzione del margine di
maggioranza parlamentare in primo luogo) e istituzionali (la ben nota gracilità del potere governativo). Lo
prova non solo il coro sospetto di peana nei mass-media al professor Monti, che
avrebbe salvato l’Italia perché … portava il loden; ma lo conferma la politica
del governo Monti, non solo al di sotto delle aspettative, anche di quelle non
“montate” ad arte, ma connotata d’acquiescenza ai voleri della finanza interna
ed internazionale. La quale, tuttavia, trovava simili condiscendenze anche in
altri Stati europei.
Nel complesso
un libro che mostra come facilmente gli arcana
si convertono in idola tribus, e come,
in certi casi, le spiegazioni dei fatti sono quelle meno occulte e non le dietrologiche .
Teodoro
Klitsche de la Grange
Come dico spesso: è più stupido credere a tutto o a nulla?
RispondiEliminaGiusto. Il problema però è l'umano bisogno di credere in qualcosa... Come ha scritto, Vattimo - a proposito della fede, sbagliando - si dovrebbe provare a credere di non credere.. Mah... ;-)
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