giovedì 12 giugno 2014

Massimo Teodori con Massimo Bordin Complotto! come i politici ci ingannano Marsilio Editori, Venezia 2014 pp. 222, € 14,50   (recensione a cura di Teodro Klitsche de la Grange)

http://www.marsilioeditori.it/libri/scheda-libro/3171828/complotto


Scrive l’autore (Teodori) in apertura del libro “Il complottismo è una malattia che corrompe la politica italiana rendendola ancora più inaffidabile di come già gli italiani la considerano. Il virus ha talmente inquinato la vita pubblica che nessuno crede più a quel che vede, e molti davvero pensano che siano governati da forze occulte e imponderabili … in Italia è talmente diffuso che non si contano più i personaggi più o meno eccellenti che, per trarsi d’impaccio, tirano in ballo una qualche macchinazione ai loro danni. 'Complottismo' significa l’invenzione di complotti immaginari al fine di mascherare la realtà, occultare le responsabilità personali e ostacolare il cambiamento … Nel dopoguerra, in Italia , il complottismo  non è stato solo un vizio intellettuale. Ha fatto da grimaldello per orientare il discorso pubblico, forzare le decisioni politiche e distorcere la storia. Qui, …. si narrano i principali capitoli di una controstoria anticomplottistica della Repubblica: i politici di destra, di centro e di sinistra che agitano il fantasma del complottiamo per dissimulare le loro incapacità”. Sarebbe il caso di commentare (come De Gaulle): vasto programma. In effetti un discorso sui complotti, che la stampa – e la televisione -    offrono in gran numero, richiederebbe un’opera in almeno tre tomi. Bisogna ringraziare gli autori per averne offerto un’antologia, raccolta in un pamphlet.
E averne individuato la ragione perché molti complotti non sono tali ed altri sono stati gonfiati fino a dimensioni politico-istituzionali, quando erano materia di sottobosco affaristico (con appendici non di governo, ma di sotto-governo). Del quale l’affare P2 è stato caso esemplare. Licio Gelli, sostiene Teodori è “Il più noto mascalzone della Repubblica, magistrale gestore di ricatti nei confronti dei potenti d’ogni specie, è stato scambiato per un ideologo del cambiamento costituzionale e per un golpista seriale”. Perché occorreva associare un’idea (come la Repubblica presidenziale, sgradita alla classe politica – e non solo) a un mascalzone, anche per respingere o allontanare quella perché “progettata” da questo. Non occorre un professore di storia degli Stati Uniti come Teodori per sapere che gli USA sono una repubblica presidenziale e che tale forma di governo è da associare a Jefferson, Hamilton o Madison (o per la Francia a De Gaulle), assai più che alla P2. Non foss’altro perché i padri fondatori la fecero, e così bene, che “regge” ancora a oltre due secoli di distanza. Così come, in Italia, tra i presidenzialisti troviamo figure intemerate e antifascisti come Pacciardi e Calamadrei.
Per cui quell’associazione, spesso ripetuta, è solo uno degli espedienti dei conservatori “a prescindere” per eternizzare un assetto costituzionale legato (e determinato) dagli accordi di Yalta e quindi irrimediabilmente datato. Del “complotto” piduista si è fatto l’uso a beneficio di una classe dirigente in fase discendente.
Altri complotti appaiono tali ad una visione ingenua della realtà. Questo è un connotato comune di tutti quelli (e non sono pochi) in cui sarebbero implicati gli Stati Uniti. Ma oggetto di stupore sarebbe semmai che non vi fossero, non che vi siano stati (anche se sul come c’è da intendersi).
Gli USA e la Gran Bretagna hanno vinto la seconda guerra mondiale (insieme all’Unione Sovietica) e (da soli) occupato militarmente l’Italia.
Attraverso la NATO gli USA hanno dato protezione militare all’Italia  ed all’Europa occidentale per circa quarant’anni. Che questi “titoli” (e obblighi) non comportino “invasioni di campo “ nella sfera politica interna, e in particolare in quella di difesa, è ingenuo pensarlo. E’ sempre stato così. Hobbes scriveva nelle ultime pagine del Leviathan che il protego ergo obligo  è una costante della politica. Caso mai è da chiedersi se, a settant’anni quasi da quella sconfitta ed occupazione militare non sia il caso di allentare certi legami. Invece lo strillare al complotto è spesso stato la copertura di politiche troppo condiscendenti. Un gran rumore per nulla.
Anche se la maggior parte dei “complotti” è stato usato a fini di conservazione al potere delle élite politiche, almeno una parte di essi corrispondeva tuttavia a fatti reali. Anzi i complotti meglio costruiti sui media sono quelli sorretti  da un fondo di verità (magari distorta o strumentalizzata). L’inganno, la fede, l’astuzia sono uno dei (due) mezzi tipici della politica. E che debbano essere fatti di nascosto – tra i molti – lo rilevava Naudé: non secreta manent, quorum fit conscia turba. Tuttavia spesso s’apprendono a scuola verità considerate inoppugnabili e manifeste, che vengono contraddette – almeno parzialmente – dai fatti occultati.
Come la rivolta dei Vespri siciliani, raccontata come dovuta alla licenziosità di un francese e alla gelosia dei siciliani, mentre era stata accuratamente fomentata da Giovanni da Procida, finanziata dall’oro di Bisanzio e appoggiata militarmente dal re d’Aragona, consorte dell’ultima Altavilla, come racconta Gibbon.
Del pari, anche se sottovalutato dagli autori, appare difficile non attribuire a un’azione occulta, o meglio occultata, la recente caduta dell’ultimo governo Berlusconi, comunque propiziata da fattori interni politici (la riduzione del margine di maggioranza parlamentare in primo luogo) e istituzionali (la ben nota gracilità del potere governativo). Lo prova non solo il coro sospetto di peana nei mass-media al professor Monti, che avrebbe salvato l’Italia perché … portava il loden; ma lo conferma la politica del governo Monti, non solo al di sotto delle aspettative, anche di quelle non “montate” ad arte, ma connotata d’acquiescenza ai voleri della finanza interna ed internazionale. La quale, tuttavia, trovava simili condiscendenze anche in altri Stati europei.
Nel complesso un libro che mostra come facilmente gli arcana si convertono in idola tribus, e come, in certi casi, le spiegazioni dei fatti sono quelle meno occulte e non le dietrologiche .
Teodoro Klitsche de la Grange


2 commenti:

  1. Come dico spesso: è più stupido credere a tutto o a nulla?

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  2. Giusto. Il problema però è l'umano bisogno di credere in qualcosa... Come ha scritto, Vattimo - a proposito della fede, sbagliando - si dovrebbe provare a credere di non credere.. Mah... ;-)

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