Gli adoratori del sole di
Stonehenge
Ritorno del paganesimo?
No, persistenza del "fattore" religioso
Prima la notizia:
Stonehenge: in migliaia per il solstizio d'estate
Almeno 36mila persone hanno partecipato alle
consuete celebrazioni del
Solstizio d'estate presso il sito preistorico di Stonehenge, tra i misteriosi megaliti che si trovano nel sud dell'Inghilterra. Insieme agli aspiranti druidi e adoratori del sole erano presenti anche famiglie e scolaresche, che hanno aspettato il sorgere del sole sul giorno più lungo. Tutto si è svolto pacificamente a parte 25 arresti quasi tutti per possesso di stupefacenti
Solstizio d'estate presso il sito preistorico di Stonehenge, tra i misteriosi megaliti che si trovano nel sud dell'Inghilterra. Insieme agli aspiranti druidi e adoratori del sole erano presenti anche famiglie e scolaresche, che hanno aspettato il sorgere del sole sul giorno più lungo. Tutto si è svolto pacificamente a parte 25 arresti quasi tutti per possesso di stupefacenti
Che dire? Ritorno del paganesimo? No. Si tratta di un fenomeno
collettivo che consiste nel
raduno di alcune decine di migliaia di persone (il cui
numero sull’onda del rinnovato interesse verso la natura è aumentato negli trent’anni)
tese a celebrare, semplificando, un entità divina solare.
Il vecchio Spencer, parlerebbe di
sopravvivenze, Mircea Eliade di meccanismi
antropologici e simbolici ricorrenti, Jung più esplicitamente di manifesta influenza archetipica. Ci siamo limitati a tre sole spiegazioni.
E sul piano sociologico? L’uomo, da sempre, vuole sentirsi parte di
qualcosa. Insomma, non è un’isola. In questo senso, il sole rinvia alla vita, e quest’ultima alla
natura come involucro inglobante. Quel
che sarebbe interessante capire è il grado di coinvolgimento collettivo tra i
partecipanti. Per essere più chiari: si va da soli a Stonehenge, magari con la famiglia
o la fidanzata, oppure come membri di organizzazioni “religiose”? Nel caso di prevalenza dei primi, saremmo
davanti, a una religiosità personale,
priva di risvolti politici (nel senso del conflitto amico-nemico, anche solo
ideologico), nel secondo caso, invece, sarebbe vero l’esatto contrario.
Inoltre andrebbero distinte, sia
sul piano collettivo che individuale, le varie forme della religiosità espresse dai “fedeli”, le
cosiddette motivazioni: estetica, emozionale, intellettuale, carismatica (solo
per indicarne alcune). E, soprattutto i
tempi di durata e mobilità delle “conversioni” (gli eventuali passaggi precedenti da una “religione”
all’altra).
Insomma, come si può notare,
siamo davanti a quadro complesso. Nel quale però c’è un elemento comune a ogni credo religioso: quello
del legame (individuale e collettivo) con un’entità
diversa dall’uomo (diversità i cui gradi variano secondo le religione). Potremmo definirla “fame di sacro”, alle cui origini, alcuni studiosi, pongono la “fame di trascendenza”, distinguendo, in chiave
gerarchica (e qualitativa) il sacro, quale epifenomeno, dal
trascendente.
Perciò, per tornare alla domanda
iniziale: ritorno del paganesimo? No, persistenza, nonostante i processi di secolarizzazione, del “fattore” (o "residuo" per dirla con Pareto) religioso: quell'insopprimibile legame (variamente articolato) tra l' uomo e l'assolutamente diverso. Come in ogni religione.
Di sicuro la nostra risposta scontenterà i fondamentalisti delle varie fazioni: i sostenitori della "vera" religione. Ma la sociologia - non ci stancheremo mai di ripeterlo - non va mescolata con la teologia, cristiana o pagana che sia...
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento