martedì 22 febbraio 2011

Crisi libica

Quando l’ Opposizione 
è imbecille… o in malafede


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Imbecille o in malafede... Che cosa pensare infatti di un’Opposizione che approfitta della grave crisi libica per attaccare ancora una volta Berlusconi? Che è imbecille o in malafede. Perché non capisce o fa finta di non capire, che in Libia - non dal 1994 ma dal 1911 - gli interessi economici italiani vanno ben oltre l’odiata figura (dalla sinistra) del Cavaliere… E che quindi qualsiasi governo - giallo, rosso, nero, bianco - in una fase ancora politicamente fluida come quella che sta attraversando la Libia, non può non usare ogni cautela, proprio per non inimicarsi chi resterà o agguanterà il potere. Soprattutto, come nel caso dell'Italia, quando non vi sia alcuna volontà di sostenere militarmente - come accadeva in età coloniale - una delle fazioni in lotta.
C’è una cosa che si chiama interesse nazionale. E qual è attualmente il nostro interesse nazionale? Salvaguardare i rapporti economici e politici con la Libia. Possibile che sia così difficile comprendere che l’asse (mediterraneo) del nostro interesse nazionale non può essere spostato con le chiacchiere umanitarie ma solo grazie alla creazione di un altro asse geopolitico? Creazione che deve essere precedente allo “spostamento”. L’Opposizione sa almeno indicarne uno? No. Diciamo la verità: i vari governi di centrosinistra, succedutisi negli ultimi anni, non si sono mai discostati da una politica di buonissimo vicinato con la Libia.
Altra cosa. Anche ammesso - e non concesso - un interesse personale del Cavaliere nei riguardi di Gheddafi, come sostengono gli antiberlusconiani con la bava alla bocca, va precisato che in termini di realpolitik l’interesse privato del Cavaliere andrebbe a collimare (orrore!) con quello pubblico dell’Italia. E quale sarebbe l'interesse pubblico? Quello di passare inverni al caldo, di fruire di congrue commesse economiche e di barriere all’immigrazione selvaggia.
Ovviamente, dal punto di vista etico, quello delle anime belle della sinistra, tutto ciò è censurabile, ma non sotto quello del realismo politico.
Piaccia o meno, ma la tutela dell’ interesse nazionale, nipotino dell’antica “Ragion di Stato”, impone ai governi - che vogliano essere tali - di "coltivare" un folto pelo sullo stomaco. Come qualcuno disse, la politica, soprattutto quella estera, è sangue e merda...
Buona giornata a tutti.



Carlo Gambescia

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