martedì 8 febbraio 2011

Alemanno, che delusione...



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Crediamo che la tragica morte dei quattro piccoli Rom metta una pietra tombale, e purtroppo non solo in senso figurato, sull' amministrazione comunale targata Alemanno.

Del resto, già circa un mese fa, l’indagine Ipr-Marketing per il Sole 24 ore sul gradimento dei cittadini verso gli amministratori locali aveva retrocesso in serie B il sindaco romano : 73esimo posto, 50 per cento di gradimento, il 5 per cento in meno rispetto al 2009. Roba da licenziare l’allenatore, se ci fosse… Perché Alemanno è un grande esperto del “fai da te”…
Con lui, a lottare per non retrocedere, c'erano i primi cittadini di Milano, Letizia Moratti, Catanzaro, Rosario Olivo. In fondo alla classifica annaspavano i sindaci di Cagliari, Emilio Floris(47,5 per cento), di Caserta, Nicodemo Petteruti, Palermo, Diego Cammarata, e Napoli, Rosa Russo Iervolino ( tutti al 40 per cento).
Alemanno, forse si sarà consolato asserendo che comunque piace di più della reginetta napoletana della “munnezza”: Rosa Russo Iervolino... Contento lui.
Ma perché una sconfitta così evidente.
Probabilmente parentopoli ha inciso. Ai romani, che pure nei secoli ne hanno viste tante, non è piaciuto l’assalto alla diligenza di parenti e amici. E poi di chi? Di quelli che durante Tangentopoli inneggiavano ai magistrati di Mani pulite… Per poi promettere con Alemanno sindaco, venendo ai nostri giorni, un netto cambio di registro. Ma la contabilità delle cose non fatte la lasciamo alla stampa di sinistra, che sa piangere molto bene. Del resto sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Buttiamola perciò sull’antropologia politica. Che cosa è mancato ad Alemanno rispetto agli altri sindaci della svolta?
Intanto, la faccia di bronzo di un Rutelli: quel saper abilmente saltellare fra interessi e valori, in cui l’ex radicale rimane l’ equilibrista indiscusso. Ma anche la leggerezza di un Veltroni, capace di parlare, e bene, per ore di cinema e figurine. E poi di scrivere romanzi, “inciuciare” con Bob (De Niro), e così via.
Per alcuni Alemanno è per indole troppo serio, addirittura serioso. Giusto. Per certi aspetti ricorda l’impassibile Argan, altro sindaco della svolta (a sinistra però). Senza però avere la sua stessa alta cultura. Inoltre, lo storico dell’arte durante il mandato non si fece mai beccare mentre ingurgitava il rigatone al sugo… Ma dietro di lui, a governare effettivamente, c’era la macchina organizzativa del Pci, capace di tenere a bada, entro certi limiti, l’appetito dei compagnucci desiderosi di sistemare amici e parenti
Invece, dietro Alemanno c’è la macchina cittadina dell’ ex Movimento sociale, che ha funzionato, come pare, da agenzia di collocamento. Forse per il Sindaco può valere quel che nell’immediato dopoguerra i nostalgici dicevano di Mussolini: “il Duce era bravo, ma quelli che gli stavano intorno…”.
Comunque sia, finora è mancato un forte cambio di immagine. C’è stata, e persiste tuttora nell’immaginario collettivo, la Roma della Sinistra anni Settanta: del brioso effimero e del felice varo di servizi sociali essenziali. Certo, c’è stata anche la brutta Roma di Corviale e dei succulenti affari economici. Ma qui parliamo di un’icona precisa di Roma, certo di sinistra, ma in fondo nazionalpopolare.
E quella della “svolta” di Alemanno? Finora, buio assoluto… E purtroppo fiamme. 

Carlo Gambescia

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