Il linguaggio dei nuovi media
Costi
e ricavi
..
Il
medium è il messaggio? Dopo Mcluhan il problema è sempre lo stesso. Detto
altrimenti: è più importante quel che si dice o il chi e il come? Il contenuto
o la forma del messaggio?
La risposta non è facile. Perché da essa dipende la corretta valutazione dei
nuovi media, che a detta di alcuni avrebbero universalizzato i contenuti del
nostro linguaggio, mentre secondo altri no. Diciamo che la verità è nel mezzo.
Studi recenti provano che il linguaggio dei giovani, soprattutto la generazione
cresciuta a pane e Internet, è mutato, universalizzandosi, anche grazie all’uso
del basic english di tipo
informatico. Vocaboli come cliccare, craccare, eccetera sono entrati nel
linguaggio comune. Come del resto è ben documentata la rilevanza dei Social
Network (altro termine nuovo), teatro di fiorenti incontri amicali: reti
fiduciarie che si esprimono attraverso linguaggi nuovi di zecca e ricchi di
accattivanti richiami informatici. Ad esempio, oggi non si è più in casa o
meno, ma si è on-line/off-line…
Inoltre, grazie allo sviluppo della telefonia cellulare e delle chat il
linguaggio degli sms ha prodotto una vera e propria neo-lingua. Ecco un piccolo
esempio tratto da un’inchiesta giornalistica: « Cmq sec. me se stas. c6è meglio così parl1po; se inv. nn c6fa
niente». Tradotta in italiano la frase suona così: «Comunque secondo me se stasera ci sei è meglio,
così parliamo un po’; se invece non ci sei non fa niente». Morale:
la prima è di quaranta caratteri la seconda di sessantaquattro. Il che
significa un congruo risparmio di tempo e denaro.
Tuttavia quel che si guadagna in quantità forse lo si perde in qualità: il
medium pc, ad esempio, avvicina e allontana troppo in fretta, basta un clic per
escludere, pardon bannare, chiunque all’improvviso non piaccia più a un cuore
narciso.
Inoltre, la lingua di una chat resta priva
delle sfumature che spesso “fanno” la differenza culturale tra individui.
Perciò viva l’universalismo-egualitarismo dei nuovi media? Certo. Anche se
impone, come sta avvenendo, un prezzo da pagare: si comunica velocemente con
troppe persone e il più delle volte in modo superficiale. Onestamente,
contabilizzare cinquemila amicii su Facebook significa veramente spezzare il
pane dell'amicizia? Mah...
Superficialità, che per certi aspetti ricorda nei contenuti la diffusione del
libro a stampa nel Cinquecento, segnata dal prevalere di una letteratura facile
e popolare. Che però favorì lo sviluppo dell’alfabetizzazione e delle moderne
istituzioni democratiche.
Ciò significa che Internet, grazie alla sua icasticità comunicativa, potrà
influire, e in misura maggiore del libro, sulla capacità di mobilitazione
politica della gente (si pensi, per ora, all’influenza dei Social Network sui
movimenti di protesta, anche di segno opposto, dai no-global ai tea party).
Oppure potrà potenziare l'arma, non proprio felice, del gossip politico, come
nel caso delle sopravvalutate "battaglie" di WikiLeaks.
Resta però una controindicazione: lo strapotere del politicamente corretto,
oggi molto forte soprattutto negli Usa, patria dei nuovi media. Infatti, i
controlli linguistici su Internet, in base a parole chiave sono notevoli.
Talvolta basta poco per essere individuati e bannati. Ovviamente, anche a Cuba
le cose non vanno meglio…Anzi. Il che però significa che potere economico e
politico sono sempre in agguato.
Insomma, il bicchiere può essere visto come mezzo vuoto o mezzo pieno. Fermo
restando che in ultima istanza, come scriveva Ferdinand De Saussure, il padre
della linguistica moderna, la radice del linguaggio è nell’interiorità
dell’individuo. E perciò l’uomo, alla fin fine, sa sempre cosa è bene per lui.
Quindi - botta di ottimismo inizio settimana - nessuna paura, ce la caveremo
anche con Internet.
Carlo Gambescia
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