Bersani,
Vendola e le primarie
E tu di che
Gazebo sei?
Se
Berlusconi teme che la
Consulta possa bocciare il legittimo impedimento, Bersani
vorrebbe introdurlo, per così dire, per rinviare all’infinito le primarie…
Evidentemente Vendola fa paura ai vecchi babbioni del Pd (D’Alema in testa)…
Del resto la sconfitta di Boeri brucia ancora. E forse se ne annuncia un’altra.
Infatti Nichi Vendola, sabato 15 gennaio lancerà la candidatura di Libero
Mancuso alle primarie del Centrosinistra per il nuovo sindaco di Napoli.
L’accoppiata Vendola e Mancuso, un buon mix di buonismo e legalità privo del
becero giustizialismo alla Di Pietro, potrebbe risultare vincente… Esemplare a
riguardo quel che ha dichiarato Mancuso nell’accettare la sfida: « Ho deciso di
candidarmi perché credo nel lavoro, nella partecipazione e nelle persone.
Dobbiamo creare opportunità, abbattere favoritismi, clientele e promuovere la
cultura. Da magistrato, da politico, da uomo, non ho mai lottato contro
qualcuno, ma sempre per qualcosa. Adesso voglio farlo per la mia città, per chi
la abita oggi, per chi lo farà domani ».
Va però detto che anche gli avversari, nel Pd e dintorni, hanno cominciato
l’anno con il botto. La polpetta (napoletana) avvelenata di Vendola, che
poeticamente continua a scorgere nelle primarie « un comizio d’amore verso i
democratici e Bersani», potrebbe essere una risposta alla controffensiva
accademico-politologica scatenata all’unisono contro Nichi. E da chi? Dai due
giornaloni gallonati e targati quieta non movere (“non agitare ciò che è
tranquillo”): lo slogan preferito dei poteri forti nostrani.
Infatti, il 3 gennaio, sul Corriere della
Sera, Sartori ha decisamente cannoneggiato le primarie perché
“fanno male al Pd”. Per il politologo arcinemico di Berlusconi, e ora anche di
Vendola, si rischia di favorire i candidati estremi. Mentre la
Repubblica , stesso giorno, ha estratto l’arma
letale del sondaggio Demos, specialità della casa e del professor Diamanti. Da
cui emerge che scontrarsi ora sulle primarie confonderebbe la base, anche
perché se è vero che questa forma di partecipazione è una «caratteristica
fondativa» del partito, è altrettanto vero, come proverebbe il sondaggio, che
solo un terzo degli elettori le ritiene indispensabili.
Di qui la possibilità che il Pd, magari con i soli veltroniani e rottamatori
contrari, possa prendere in esame l’ipotesi-freezer. Che tra l’altro non
dispiace neppure a Di Pietro che se potesse arresterebbe Vendola perfino per
pascolo abusivo… Si fa addirittura una data: il 13 gennaio, giorno di riunione
della direzione. La tesi ufficiale di Bersani, pompata dai media gallonati, è
che in un quadro politico a rischio elezioni sia meglio fermare la battaglia
dei gazebo per non confondere l’elettorato. Quella ufficiosa invece è che il
segretario Pd stia cercando di ingraziarsi Casini. Il quale aspira alla guida
di una coalizione di Centro-Sinistra (con il trattino: i democristiani a queste
cose ancora ci tengono…).
Certo, da Vendola a Casini, una specie di papa straniero per il Pd, il salto è
notevole. Ma questo passa il convento dell’antiberlusconismo, un’ideologia
impolitica capace di unire, magari di far vincere come nel caso di Prodi, ma
non di far governare.
Forse una cura Vendola non farebbe male ai parolai del Pd. Del resto secondo
l’immaginoso Nichi «il centrosinistra non ha come problema il papa, ma dotarsi
di un vangelo». E di un gazebo. Anche se per ora, la vediamo dura.
Carlo Gambescia
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