lunedì 13 luglio 2009


Il "Secolo d’Italia": 
pacco, doppio pacco, paccotto e contropaccotto

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Si dice in giro che il Secolo d’Italia piaccia ai giornalisti e per niente ai lettori. Soprattutto da quando il quotidiano, che è stato di Alleanza Nazionale, e prima ancora dei fascisti ritornati da Marte con una scarpa e una ciavatta, si è messo a rincorrere i temi politicamente corretti della sinistra debole. Quella con la boccuccia a culo di gallina del “Ma che bontà, ma che Bontà, ma chi è questo Togliatti qua?”.
D’altronde è il nuovo corso voluto da Flavia Perina e Luciano Lanna, che insieme hanno banalizzato i contenuti del giornale (“Ma che bontà, ma che bontà, ma chi è questo Benito qua?”) per essere ripresi, un tanto al chilo dal Corriere e da Repubblica.
Dall’elogio di “Bella Ciao”, alla critica del velinismo, dalla bocciatura delle ronde all’apertura all’Islam e agli altri temi politicamente corretti che piacciono all’opposizione.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: ogni giorno il Secolo vende 700 copie.
Il nuovo corso è un vero e proprio fallimento se si pensa che dalle pagine è sparita completamente la cultura. La linea editoriale si è improvvisamente sposata con quella politica di Gianfranco Fini: il liquidatore dei fascisti su Marte, come dei conservatori su Venere… E solo per approdare sulla Terra del moderatismo, fatta di ministeri e prebende varie.
Insomma una destra che adesso lavora per se stessa, aprendo in ogni sua esternazione alla sinistra che la applaude e la loda. Ci sembra quasi di sentirli cantare tutti insieme: il trio Perina, Lanna, Sansonetti: “Ma che bontà, ma che bontà, ma chi sono questi Benito e Togliatti qua?”
Anche il Secolo pensa che per costruire una destra decente bisogna (com)piacere soprattutto quelli di sinistra. E pubblicare articoli illeggibili sul mondo del fumetto, sul cavatappi e altre amenità glamour.
Fini ha voluto un giornale leggero e vuoto: un pacco. Flavia Perina e Luciano Lanna gli hanno confezionato un giornale-doppio pacco, con il quale il giorno dopo si può benissimo incartare il pesce, ovviamente dopo che l’ultima cazzata scritta sia stata ripresa dal Corriere e Repubblica, sempre pronti a fare il paccotto al Secolo. Tutto questo per vendere 700 copie al dì… E perciò beccarsi il contropaccotto dei lettori… Mai prendere per il culo il lettore, così recita il primo comandamento del giornalismo vero.
Concludendo: pensiamo sia giunta l’ora di chiudere questo giornale che viene finanziato con i soldi pubblici e vende meno di un foglio parrocchiale.
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Carlo Gambescia e Nicola Vacca 

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