venerdì 10 luglio 2009

Corsi e ricorsi
Antonio Di Pietro, 
l’International Herald Tribune 
e i fantasmi della guerra civile



Riconosciamo a Di Pietro il pieno diritto di condurre la lotta politica come meglio ritiene. Fatto salvo, ovviamente, il suo dovere di farsi carico moralmente e storicamente di quel che va dichiarando a destra e a manca.
Un solo esempio. Troviamo molto pericoloso il suo appello (tutto giocato sul “Lodo Alfano” e la "Cena Manzella"), pubblicato sull’ International Herald Tribune ( http://www.antoniodipietro.com/politica/#001280 ) dove si chiede alla comunità internazionale di esercitare “pressioni per ripristinare i principi di libertà democratica e di indipendenza della Corte Costituzionale per evitare che l’Italia si trasformi da democrazia a dittatura di fatto”.
Per due ragioni.
La prima è che l’appello allo straniero, da che mondo è mondo, si è sempre risolto con un’invasione militare, con la sconfitta e “cacciata” dei governanti locali al potere, e con la creazione di un governo fantoccio, capace di tenersi in piedi solo sulla punta delle baionette dell’occupante straniero. Inoltre in Italia, da Lodovico Sforza a Badoglio, l’intervento dello “straniero” - ed è il meno che si possa dire - è sempre sfociato in guerra civile. Di Pietro vuole la guerra civile? Lo dica apertamente.
La seconda ragione è che una dittatura è o non è. Parlare di “dittatura di fatto” è vago. Perché il metro di giudizio su un "fatto” può variare in relazione alle scelte politiche dei diversi attori giudicanti. Nietzsche sosteneva che non esistono fatti ma solo opinioni. "Assioma" che può essere discutibile sul piano della scienza, o se si vuole della metapolitica, ma è sacrosanto su quello della politica. Piano sul quale si muove Di Pietro.
A noi Berlusconi non piace affatto. Ma Antonio Di Pietro, con quei fantasmi di guerra civile abbarbicati alle sue spalle, piace ancora meno.


Carlo Gambescia 

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