lunedì 6 luglio 2009

Futurologia post-berlusconiana
Dopo la caduta




Oggi facciamo esercizio di futurologia post-berlusconiana.

Cade Berlusconi. Iniziano le consultazioni. Fini fallisce, perché non riesce a convincere tutto il Pd a entrare nel governo di unità nazionale per fronteggiare la crisi economica. L’incarico viene dato a Draghi, che gode del consenso di Napolitano, di tutto il mondo industriale e finanziario, dei sindacati e perfino della Cgil. E dell’appoggio parlamentare del centro destra (Lega esclusa) e del centrosinistra (solo D’Alema scettico, resta fuori...). Riesce. Camera e Senato non battono ciglio. Napolitano, in modo istituzionalmente estemporaneo, fa un discorso televisivo a rete unificate (private incluse), dove celebra la nuova unità d'intenti di tutti gli italiani "strettisi intorno al Nuovo Governo della Repubblica nata dalla Resistenza". Draghi - si legge sui giornali - dovrebbe portare l’Italia alle elezioni, non prima però di aver fatto alcune riforme, tra cui quella elettorale. Ma nessuno dice come e quando...

Diventa Governatore della Banca d’Italia Fabrizio Saccomanni, fido di Draghi e graditissimo all’establishment economico e finanziario internazionale.
Comunque sia, la stampa appoggia Draghi, subito definito un Ciampi, più giovane... E così il nuovo Presidente del Consiglio invece di fare subito la riforma elettorale, attacca le pensioni e quel che resta dello stato sociale, grazie anche alla complicita del nuovo ministro dell'economia: Ignazio Visco, già vicedirettore della Banca d'Italia. Inoltre, il nuovo ministro degli interni, "un tecnico" ex prefetto, prende immediatamente misure ferree contro qualsiasi forma di protesta politica e sociale: la sicurezza dei bravi cittadini va tutelata a ogni costo. Il nuovo ministro della difesa, altro "tecnico" ex capo di Stato Maggiore, potenzia la presenza dei militari nelle strade. In Italia Settentrionale la Lega è messa nelle condizioni di non nuocere, grazie al lavoro congiunto di giudici e forze dell'ordine. L'establishment leghista (Maroni, Calderoli e altri) finisce nei guai a causa delle rivelazioni di alcuni pentiti... Bossi ha un attacco di cuore. Questa volta la prognosi è infausta. Il suo partito va alla deriva. Ronde o non ronde la Lega è fuori gioco.
Fini intanto, celebratissimo insieme a Draghi dai media, vara il “Partito Unico di Centro”, in grado di conseguire sulla carta il 40 per cento dei consensi, con dentro pezzi di centrodestra e di centrosinistra. Il progetto gode dell’appoggio totale dei poteri forti e perciò di tutta la stampa e dei media televisivi, compresi quelli berlusconiani. Ormai approdati a miti consigli, su ordine diretto dello stesso Berlusconi. Il quale dopo la caduta ha subito un vero e proprio crollo psichico. E sulla cui testa ora pendono vecchi e nuovi processi. L'uomo è impaurito, teme di perdere tutto, anche il suo impero economico. Ormai il Cavaliere, come la Lega, è fuori gioco per sempre.
Viene approvata la nuova riforma elettorale. Che prevede che al partito in grado di conseguire la maggioranza relativa venga assegnato il settanta per cento dei seggi parlamentari: si tratta di una riforma che "premia la stabilità". Così viene presentata dai media.
Ma il voto viene rinviato di mese in mese. Probabilmente perché l'opera di "bonifica", questa volta, rispetto al 1992-1994, dovrà essere capillare. Intanto Obama giunge a Roma, in visita straordinaria per incontrare Draghi.
I giornali li ritraggono insieme. “Quest’uomo - dichiara il presidente Usa - porterà l’Italia fuori dalla crisi”. Anche il premier israeliano Netanyahu è dello stesso parere.
I mercati approvano.


Naturalmente si tratta solo di una modesta esercitazione futurologica ... 

Carlo Gambescia

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