Mondiali di Calcio 2006
Chi si diverte acconsente
La nazionale vince e la febbre da mondiali cresce. Nonostante gli scandali la gente tifa
e si diverte. E divertirsi significa dimenticare e dunque acconsentire... E
"concedere respiro" al sistema "calcio" stesso: già si parla di amnistia per
giocatori e dirigenti in caso di vittoria finale. E non tutti sono contrari.
Certo, la prima reazione non può che essere di sdegno. Ma
possono bastare le solite parole di condanna di qualche anima (moralmente)
bella del tipo "Questo Paese non cambierà mai", "Gli italiani
hanno la classe 'calcistica' che si meritano"? No. Prima è necessario
capire.
Perché la gente di diverte?
In primo luogo, perché il tifo sportivo (soprattutto
quello televisivo, mentre andare allo stadio già richiede più impegno, e
riguarda comunque minoranze sociali, ...), come ogni forma di partecipazione
competitiva, anche indiretta e dunque sublimata, annulla ogni distanza morale:
quel che conta è vincere, e pur di vincere si accetta tutto, anche di farsi
rappresentare da un grumo di indagati: basta che siano bravi. Il che è facilitato
dal fatto che la società italiana, eccelle da secoli nel criterio della doppia
morale: una pessima abitudine che la spinge a glorificare vincitori, e per
contro, a "scaricare" i perdenti.
In secondo luogo, la nazionale di calcio, nel secondo
dopoguerra, ha sublimato le passioni nazionalistiche italiane. Si tratta di un
processo incoraggiato dall'alto. Per molti, se non per tutti, ogni vittoria o
sconfitta della nazionale è questione di vita o di morte. Di qui, il dovere di
non sottrarsi a un "sano" tifo per gli azzurri.
In terzo luogo, oggi il calcio è diventato soprattutto
intrattenimento. Uno spettacolo da vendere e sul quale guadagnare cifre enormi.
Si noti come i media, che sono i primi veicoli e fruitori degli introiti
pubblicitari, dopo lo sconcerto iniziale, dovuto a Calciopoli, si siano subito
riorganizzati. E come ora stiano enfatizzando, grazie a un esercito di
opinionisti, il mondiale tedesco, soprattutto dopo il primo successo della
nazionale italiana . Si esercita sulle persone ( i telespettatori) un pressione
sociale tremenda: chi non segue le partite della nazionale deve essere messo
nella condizione di sentirsi un "fuori casta". Non per ragioni di
malinteso patriottismo calcistico (o comunque non solo), ma principalmente per
questioni economiche: "di cassa". E nel caso italiano anche per
coprire le magagne, magari con una amnistia...
Perché meravigliarsi dunque, se sette-otto italiani su
dieci (e dunque anche chi non segue abitualmente il calcio) pare gioiscano per
la vittoria di un pugno di indagati? Come dimenticare, la foto apparsa su tutti
i giornali, del "severo" giurista Guido Rossi (nella foto), felice come un
bambino, dopo aver ricevuto in dono la maglietta d'onore della nazionale.
Chi si diverte acconsente. Appunto.
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento