L'uccisione di Al-Zarqawi
I pericoli della biopolitica
Il "problema del terrorismo fondamentalista" in
Iraq, come viene definito da Bush, è troppo radicato in una gravissima
situazione sociale, economica e politica, per potere essere risolto, con
l'uccisione di uno dei suoi capi riconosciuti, Al-Zarqawi.
E qui può essere fatto un parallelo col terrorismo russo
prima del rivoluzione del 1917: l'uccisione e la deportazione di capi e quadri
ma anche di semplici oppositori politici, rese solo più feroce la guerra
civile, i cosiddetti anni del comunismo di guerra. L'autocrazia russa invece di
riformare la società eliminava fisicamente i suoi oppositori... Insomma,
applicava rigorosamente i principi della biopolitica.
In realtà, il "terrorismo", sorvolando sulle
diverse ideologie che storicamente lo animano, nasce dalla distruzione di ogni
tessuto sociale e politico, come appunto accadde nella Russia
prerivoluzionaria. E come avviene, di regola, nelle società in "avanzato
stato di decomposizione" come l'Iraq attuale. Una ex nazione ormai
totalmente priva di una qualsiasi traccia di borghesia autoctona e delle più
elementari infrastrutture civili. E soprattutto dove il "terrorismo"
viene contrastato esclusivamente con la forza delle armi americane. Tuttavia la
"biopolitica" del controllo e dell' eliminazione dei corpi degli
avversari (incarcerati, torturati, uccisi...) non solo non basta, ma finisce
per innescare, come sta avvenendo, una inarrestabile spirale di violenza.
Questo è l' "errore", se così si può definire,
che stanno commettendo gli americani e i loro alleati. Distruggono i corpi e
trascurano le "anime" ( le ragioni culturali, sociali e politiche
della resistenza e del terrorismo): fanno precedere alla
"ricostruzione" dell'Iraq, la distruzione totale del
"terrorismo". Liquidando per giunta con questo termine chiunque osi
criticarne il disegno politico-militare
Gli americani, insomma, commettono lo stesso errore
dell'autocrazia russa, che con la sua rigidità aprì le porte prima alla rivoluzione e poi agli orrori della guerra civile.
L'uccisione di Al-Zarqawi va perciò interpretata in
termini biopolitici: dalla sua eliminazione, fisica (frutto della rozza
equazione: eliminazione dell'uomo = eliminazione dell'idea), all'istantanea
diffusione mediatica delle foto del suo cadavere.
Il punto è particolarmente importante: perché
"puntare i riflettori" sul corpo di Al-Zarqawi? Per due ragioni: in
primo luogo, per provare la morte dell'uomo e dunque dell'idea stessa; in
secondo luogo, per sottoporre l'uomo e perciò anche l'idea, a quei rituali
propiziatori di degradazione mediatica, rivolti a favorire, mediante la
"distruzione" pubblica dell'immagine del nemico, la diffusione
dell'idea che la vittoria "finale" sia ormai vicina. E a
giustificazione della "scelta" biopolitica, le autorità militari americane
enfatizzano la natura (orrenda) di tagliatore di teste di Al-Zarqawi. Come
dire: ecco vedete, la nostra biopolitica è una necessaria risposta alla
biopolitica del nemico...
E' il trionfo della biopolitica. La pace, purtroppo, è
più lontana che mai.
Carlo Gambescia
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