venerdì 16 giugno 2006


 Il  Ministro degli Esteri D'Alema comincia male
 Che tiepido quel neutralismo... 



Nel primo quindicennio del Novecento, l'Italia pur essendo alleata con l' Impero Austro-Ungarico e la Germania, intrattenne rapporti più che amichevoli con nazioni ostili ai suoi due alleati (come nel caso dell'invasione della Libia, avvenuta grazie al via libera, non tanto di tedeschi e austriaci quanto di inglesi e francesi). Per non parlare poi dell'ingresso in guerra nel 1915, mercanteggiato soprattutto con gli inglesi. Ma come dimenticare la "pugnalata alla schiena" francese nel 1940... E, dulcis in fundo, il tentativo di Badoglio, respinto in malo modo soprattutto dagli inglesi, di allearsi con gli anglo-americani, dopo aver combattuto (piaccia o meno) con i tedeschi.
Questi sono solo alcuni episodi che segnano la storia della politica estera italiana. Come storia di una "media potenza", giunta tardi all'unità politica, con una struttura sociale ed economica arretrata, povera di risorse naturale (quelle per fare le guerre) e dunque sempre in bilico tra velleità di grandezza e calcoli opportunistici.
Nel secondo dopoguerra l'Italia sconfitta, volente o nolente, si è dovuta schierare con il blocco atlantico. Alleanza che ha subito una vera e propria svolta (nel senso dell'assunzione di impegni politico-militari sempre più impegnativi da parte dell'Italia) con il crollo dell'Unione Sovietica e lo sviluppo del gravissimo scontro militare con il mondo islamico, in particolare dopo la prima guerra del golfo.
Pertanto, nella situazione attuale, proprio il realismo politico - sempre invocato da tutti - imporrebbe all'Italia, una scelta netta tra neutralismo (alla Zapatero) o filoamericanismo (alla Berlusconi). Infatti il quadro militare è così grave, da essere ormai privo di qualsiasi spazio di mediazione, in grado di favorire i soliti calcoli opportunistici della tradizionale politica estera italiana.
Sarebbe necessario un salto di qualità: una specie di svolta storica...
E invece, che cosa si propone di fare l'attuale governo, e in particolare il suo  nuovo Ministro degli Esteri D'Alema? Di ritirare le truppe dall'Iraq, lasciando un certo numero di istruttori militari (sembra 39) con l'incarico di addestrare le locali forze di polizia (per fare che cosa? Scuola di antiterrorismo? Un lavoro a dir poco ambiguo e sicuramente ingrato...). E protetti da chi? Magari dai marines e dalle truppe  locali, come accadeva, di regola, agli "istruttori amerikani" che negli anni Sessanta-Settanta tramavano in America Latina per mantenere al potere i  dittatori  filostatunitensi... In cambio l'Italia aumenterà le truppe in Afghanistan, e sicuramente anche altrove. Insomma, una "missione" né  di pace né di guerra... Neutralismo tiepido? Forse.  
Perché D'Alema,  l'Amerikano,  scontenterà tutti: gli statunitensi (sconcertati, ma fino a un certo punto, dagli italiani "traditori"), i pacifisti ( delusi per il brusco risveglio dal sogno zapaterista), e i filoamericani italiani, che, presentandosi come i veri difensori della causa "amerikana" rinfacceranno al governo di centrosinistra questa politica a mezzo servizio degli Usa.

Complimenti.

Carlo Gambescia 

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