Il Ministro degli Esteri D'Alema comincia male
Che tiepido quel neutralismo...
Nel primo quindicennio del Novecento, l'Italia pur
essendo alleata con l' Impero Austro-Ungarico e la Germania , intrattenne
rapporti più che amichevoli con nazioni ostili ai suoi due alleati (come nel
caso dell'invasione della Libia, avvenuta grazie al via libera, non tanto di
tedeschi e austriaci quanto di inglesi e francesi). Per non parlare poi
dell'ingresso in guerra nel 1915, mercanteggiato soprattutto con gli inglesi.
Ma come dimenticare la "pugnalata alla schiena" francese nel 1940...
E, dulcis in fundo, il tentativo di Badoglio, respinto in malo modo
soprattutto dagli inglesi, di allearsi con gli anglo-americani, dopo aver
combattuto (piaccia o meno) con i tedeschi.
Questi sono solo alcuni episodi che segnano la storia
della politica estera italiana. Come storia di una "media potenza",
giunta tardi all'unità politica, con una struttura sociale ed economica
arretrata, povera di risorse naturale (quelle per fare le guerre) e dunque
sempre in bilico tra velleità di grandezza e calcoli opportunistici.
Nel secondo dopoguerra l'Italia sconfitta, volente o
nolente, si è dovuta schierare con il blocco atlantico. Alleanza che ha subito
una vera e propria svolta (nel senso dell'assunzione di impegni
politico-militari sempre più impegnativi da parte dell'Italia) con il crollo
dell'Unione Sovietica e lo sviluppo del gravissimo scontro militare con il
mondo islamico, in particolare dopo la prima guerra del golfo.
Pertanto, nella situazione attuale, proprio il realismo
politico - sempre invocato da tutti - imporrebbe all'Italia, una scelta netta
tra neutralismo (alla Zapatero) o filoamericanismo (alla Berlusconi). Infatti
il quadro militare è così grave, da essere ormai privo di qualsiasi spazio di
mediazione, in grado di favorire i soliti calcoli opportunistici della
tradizionale politica estera italiana.
Sarebbe necessario un salto di qualità: una specie di
svolta storica...
E invece, che cosa si propone di fare l'attuale governo,
e in particolare il suo nuovo Ministro degli Esteri D'Alema? Di ritirare le truppe
dall'Iraq, lasciando un certo numero di istruttori militari (sembra 39) con
l'incarico di addestrare le locali forze di polizia (per fare che cosa? Scuola
di antiterrorismo? Un lavoro a dir poco ambiguo e sicuramente ingrato...). E
protetti da chi? Magari dai marines e dalle truppe locali, come
accadeva, di regola, agli "istruttori amerikani" che negli anni
Sessanta-Settanta tramavano in America Latina per mantenere al potere i dittatori filostatunitensi... In cambio l'Italia aumenterà le truppe in
Afghanistan, e sicuramente anche altrove. Insomma, una "missione" né di pace né di guerra... Neutralismo tiepido? Forse.
Perché D'Alema, l'Amerikano, scontenterà tutti: gli
statunitensi (sconcertati, ma fino a un certo punto, dagli italiani
"traditori"), i pacifisti ( delusi per il brusco risveglio dal sogno
zapaterista), e i filoamericani italiani, che, presentandosi come i veri
difensori della causa "amerikana" rinfacceranno al governo di
centrosinistra questa politica a mezzo servizio degli Usa.
Complimenti.
Carlo Gambescia
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