venerdì 5 agosto 2022

Taiwan, sul ponte sventola bandiera bianca…

 


Al posto dei cinesi, invece di mostrare i muscoli come un Kim Jong-un qualunque, chiederemmo subito conto ai russi del peggioramento della situazione internazionale, soprattutto economica. Un’ involuzione che rischia di influire, complicandola, sulla situazione sociale cinese.

La Cina si farà sentire? Non crediamo. Il vero punto delle aggressive manovre militari della Cina contro Taiwan è nella prospettiva politico-militare. Avranno un seguito? I cinesi vogliono fare sul serio? Non temono la reazione degli Stati Uniti?

Come scrivevano ieri, al viaggio lampo di Nancy Pelosi, tra l’altro sconsigliato, si dice, da un Biden tremebondo, e che, tutto sommato lascia le cose come sono, la Cina ha replicato in modo spropositato. Alla vodka Russa: infrangendo i calici nel Mar Giallo.

Perciò delle due l’una: o la Cina ha sposato il modello avventurista russo delle sfide militari progressive o si tratta di una reazione isterica, alla Kim Jong-un, per combattere la frustrazione sociale del popolo cinese, per ora tenuta nascosta.

I due scenari, appena ricordati, ne impongono un terzo, decisivo, quello della guerra.

Un passo indietro. Quando scoppiano le guerre? O quando si è sicuri di vincere o quando uno dei contendenti preme, inavvertitamente, per primo il grilletto. Per limitarsi al Novecento, il modello della credenza nella guerra vittoriosa, rimanda alla guerra di Hitler, quello della guerra per caso, alla “Grande Guerra” del 1914.

Si è sicuri di vincere, quando si è convinti, non solo dell’insufficienza militare del  nemico, ma soprattutto della sua debolezza morale. Per contro la guerra per caso, esplode, quando esiste un “quasi” equilibrio, anche morale, di forze in campo. E l’isteria politica vi gioca un ruolo non secondario.

Crediamo che al momento la Cina ondeggi pericolosamente tra i due modelli.

Coloro che parlano di provocazione americana, a proposito del “viaggetto” di Nancy Pelosi, si può rispondere che se la Cina vuole la guerra perché si sente superiore moralmente agli Stati Uniti, ogni azione americana non può non trasformarsi inevitabilmente in provocazione “propizia”. Se invece la Cina gioca con la pistola carica, la distinzione tra provocazione e non provocazione, non ha alcun senso, come nel caso, se ci si passa l’esempio, di quel bimbo che giocherella con la pistola vera, e carica, del padre.

Dicevamo all’inizio del modello russo delle aggressioni progressive. Bene, anzi male, perché più l’Occidente si mostrerà arrendevole, più l’invasione dell’Ucraina, rappresenterà, a proposito di Taiwan, un esempio da seguire per la Cina.

Pertanto, inutile parlare di provocazioni americane o euro-americane (a proposito dell’Ucraina). Se si vuole la guerra o se si gioca, da irresponsabili, sempre da parte cinese, con le armi cariche, ci si deve opporre. E invece l'Occidente trema...

Mai lasciar credere al nemico in armi che si ha paura, a propria volta, di usarle. Mai accettare il modello delle aggressioni successive, permettendo che il nemico “giocherelli” con le proprie. E invece l’Occidente trema...

Del resto, da un avvicinamento tra Stati Uniti e Cina, tutti avrebbero da guadagnare fuorché i russi. Però nutriamo l’impressione che, sotto l’aspetto strutturale, delle credenze e delle mentalità, il senso di superiorità morale di russi e cinesi verso l’Occidente, visto come debole e corrotto, possa favorire il modello hitleriano della “guerra vittoriosa”. Quindi il problema non è rappresentato dal viaggio lampo di Nancy Pelosi, ma è costituito dal disprezzo strutturato di Russia e Cina verso il valori dell’Occidente.

Insomma, nulla di buono all’orizzonte. Come cantava Battiato? “Mr. Tamburino non ho voglia di scherzare/ Rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare”.

Altro che provocazioni americane… Sul “ponte sventola bandiera bianca”…

Carlo Gambescia

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