lunedì 8 agosto 2022

La mission impossible del Terzo polo

 


Come uomo devo dire subito una cosa: se Calenda si presenterà da solo, come Terzo polo, magari con Renzi e altri, ad esempio i radicali liberi (battuta, ma fino a un certo punto), lo voterò.

Ieri scrivevo della costruzione di una sinistra riformista (*). Ebbene sì, Calenda, ma lo stesso Renzi, checché se ne dica, sono contro il massimalismo ugualitarista della sinistra di Letta, che tassa e perseguita. Insieme, possono essere l’anima ragionante di una sinistra riformista: Calenda la ragione, Renzi la passione. Una sinistra riformista di cui l’Italia, purtroppo attratta dalle sirene del populismo, avrebbe  bisogno. Qui parlo da uomo e da analista insieme.

È vero – ora torna a parlare l’analista – che correndo da solo, Calenda facilita la vittoria della destra. Letta ha ragione. Però, Letta, che neppure sa da che parte sia il riformismo, di cui scrivevo ieri, non capisce che in questo modo consegna il Pd, mani e piedi legati, al massimalismo, sociale ed ecologista, di Fratoianni e Bonelli. E questo, lo diciamo sempre da analisti, è un errore sistemico che ci allontana dall’Occidente.

Attenzione: al peggio potrebbe non esservi fine. Letta nei prossimi giorni, per parare il colpo di Calenda, potrebbe tentare di recuperare i rottami giacobini del Movimento Cinque Stelle, capitanati da Conte e Grillo. E gli sventurati potrebbero rispondere.

Sicché avremmo da un lato una sinistra indecente imbevuta di populismo e dall’altro una destra demagogica, altrettanto impresentabile. Pertanto, per uscire da questo circolo vizioso, come adombravamo ieri, si deve puntare sulla costruzione di una sinistra riformista. Per tentativi ed errori, ma si deve provare.

In questo modo vinceranno le destre? Molto probabile. Cambieranno la Costituzione? Anche questo è probabile. Ma qual è l’alternativa? L’ “ammucchiata” da Letta a Cinque Stelle? Sì, il populismo di sinistra. Purtroppo.

Inoltre, l’esattezza della nostra tesi – del dilagante populismo trans-partitico – è nelle critiche, alcune ignobili, che oggi piovono su Calenda da destra e sinistra. La destra, lo liquida come un pagliaccio,la sinistra come un traditore.

In realtà, Calenda, Renzi e qualche “radicale libero” sono gli unici in Italia a ragionare correttamente sul futuro di una sinistra riformista capace di credere nel mercato e nella società aperta. E soprattutto nella forza del merito e non dell’ugualitarismo: il vero motore della modernità economica. Si leggano i libri di Calenda e Renzi, sono testi di politici ovviamente, non manuali di alta filosofia politica, però vi si respira un’altra aria.

Non si pretende – ecco in essenza ciò che distingue il massimalismo dal riformismo – di cambiare gli esseri umani, se ci si passa l’espressione, a calci nel sedere. Non li si vuole obbligare ad essere liberi, alzando però ogni volta l’asticella della maggiore età, secondo un’ idea paternalista della società e dell’economia.

Chi scrive – qui parla di nuovo l’uomo non l’analista – ovviamente non condivide tutto di Calenda e Renzi: non esiste un’agenda Draghi. Per capirsi, il pronto soccorso è una cosa la neurochirurgia un’altra.

Come pure va riaperto il discorso sulle privatizzazioni e sui tagli alla spesa pubblica e al personale statale: parliamo delle basi reali per una reale riduzione della pressione fiscale. Insomma niente colpi di bacchetta magica alla Salvini-Berlusconi-Meloni, o trade off ingannevole e vessatorio alla Letta-Fratoianni-Bonelli.

In realtà, l ’odio che nutrono sinistra e destra verso Calenda e Renzi è la più chiara testimonianza della diversità delle idee di questi due uomini politici rispetto allo statal-populismo che accomuna la sinistra come la destra. Un motivo in più, per votarli, insieme (meglio) o separati (peggio).

Ciò non significa – qui torna a parlare l’analista – che, come dicevamo, gli elettori premieranno la scelta solitaria di Calenda e Renzi e (ci si augura) di qualche radicale libero. Il Terzo polo nell’Italia repubblicana, schiacciato dai grandi partiti, e confinato ai margini dalla retorica statal-populista che piace tanto agli italiani, non ha mai avuto fortuna.

Il che accresce la mia ammirazione, di uomo, non di analista, verso una mission impossible. Tanto più stretta e irta di ostacoli la risalita, quanto più nobile sarà la sfida.

Carlo Gambescia

(*) Qui: http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2022/08/battere-le-destre-o-costruire-una.html .

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