mercoledì 3 agosto 2022

La signora in tailleur rosa…

 


Le azioni politiche vanno valutate dal punto di vista delle possibili conseguenze. Sotto questo aspetto la visita di Nancy Pelosi a quale tipo di  conseguenze può condurre?

Una guerra è da escludere. L’impegno americano “a sostegno della democrazia”, come ha dichiarato la Speaker della Camera al suo arrivo a Taipei, in realtà molto nobile, resta però costoso secondo il metro politico americano.

La Cina dovrebbe sapere benissimo che gli Stati Uniti in realtà non intendono impegnarsi a fondo in nessuna guerra. Pertanto quel che colpisce è la reazione esagerata di Pechino, giunto a minacciare l’abbattimento dell’aereo.

Ci spieghiamo meglio.

La visita della Signora Pelosi è un episodio, per dirla fuori dai denti, che va inquadrato nell’ istitutiva incapacità americana di far corrispondere parole e fatti in politica estera. Alle dichiarazioni di principio raramente seguono scelte conseguenti. E soprattutto ogni volta che si è verificata una sintesi tra parole e fatti, gli Stati Uniti non hanno mai condotto fino in fondo le operazioni militari intraprese.

Nel Novecento, a parte le due grandi guerre mondiali, cominciate quasi controvoglia, gli Stati Uniti, non sono mai stati capaci di difendere i propri alleati. Altro che “secolo americano”… Esiste negli Usa una specie di particolare refrattarietà alla guerra, soprattutto se intuita come lunga e sanguinosa. Quindi va assolutamente escluso qualsiasi collegamento tra la visita della Pelosi e una meditata provocazione americana finalizzata a scatenare una guerra con la Cina.

Sono cose che Pechino dovrebbe sapere. Quindi un atteggiamento di basso profilo, nel senso di ignorare o quasi il viaggio a Taipei della Signora Pelosi, avrebbe favorito la pace e migliorato l’immagine della Cina. Anche perché se alle minacce, di qualsiasi tipo, non seguono i fatti, alla lunga si rischia di cadere nel ridicolo.

Ma, allora, perché la Cina ha scelto di mostrare il “viso dell’arme”, per dirla con Boccaccio?

Probabilmente, come ogni stato autoritario, per ragioni di politica interna: si indica un nemico esterno per favorire la coesione interna. Del resto nulla si sa in Occidente delle reali condizioni economiche della Cina, che potrebbero essersi deteriorate negli ultimi due anni a causa della crisi economico-pandemica. E soprattutto si ignora cosa ne pensi la pubblica opinione. Del resto, fatto a dir poco proverbiale, le reazioni sociali del popolo cinese sono da sempre un mistero.

Tuttavia gli storici della Cina non ignorano l’importanza di quei movimenti centrifughi e centripeti che hanno caratterizzato la bimillenaria vicenda di un gigante dai piedi d’argilla. Pertanto l’isteria antiamericana contro Nancy Pelosi potrebbe essere un segno di debolezza, o comunque il segnale di una imminente crisi politica, in base alla dinamica secolare di cui sopra.

Ovviamente la regola numero uno della politica, a maggior ragione se internazionale, è quella di seminare divisioni in campo nemico. Sotto questo profilo, dietro la visita della Pelosi potrebbe nascondersi un tentativo di questo tipo. Washington, rivestita di “panni curiali” come Machiavelli, avrebbe inviato la Speaker a Taipei, per saggiare le reazioni cinesi e scoprire se il principio minaccia esterna-debolezza interna sia ancora una volta all’opera a danno della Cina.

Probabilmente, le cose non sono andate così. Ma invitiamo i lettori a riflettere sulla reazione spropositata della Cina alla visita di una affascinante ed elegante signora in tailleur pantalone rosa (Luisa Spagnoli?).Tra l’altro di origine italiana. Una conterranea di Machiavelli.

Carlo Gambescia

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