Un anno fa le ultime truppe americane, con la coda tra le gambe, si ritiravano da Kabul. Un anno dopo, di ferragosto, una delegazione di politici americani visita Taiwan scatenando l’ira della Cina che considera l’isola parte integrante del territorio nazionale. Inoltre, sempre in questi giorni, prosegue, nel silenzio mediatico assordante, lo stanco appoggio americano all’Ucraina.
Gli Stati Uniti, lo abbiamo scritto più volte, non hanno alcuna politica estera. Non sanno bene ciò che vogliono, fuggono e provocano, provocano e fuggono. Sono un “impero acefalo”.
Probabilmente perché i presidenti sono schiavi dei sondaggi d’opinione: interviste umorali alla gente comune che finiscono per dettare l’assurda linea politica del momento. Oltre, ovviamente, al ruolo giocato da ragioni storiche, più profonde, già ricordate in altri articoli (*) .
In questo ferragosto talebano, perché in Afghanistan la sorte delle persone, uomini e donne, è decisa da un ridicolo (ma non per i poveri afghani) Ministero della Promozione della virtù e della prevenzione del vizio, non si può non riflettere sullo strano destino di una grande potenza, incapace di comportarsi come tale. Anche perché dell’Europa, “grande” alleata degli Stati Uniti, è perfino inutile parlare. Si stocca il gas e si ragiona su come rendersi indipendenti dall’energia russa: il minimo sindacale sotto il profilo geopolitico.
Il punto è che i nemici dell’Occidente, Russia, Cina, Afghanistan (e fondamentalismo islamico), hanno le idee chiare su di noi: ci odiano perché rappresentiamo uno stile di vita e di cultura profondamente diverso. Per contro l’Occidente, sempre più confuso, con gli Stati Uniti come capofila, tentenna tra la condanna morale e la passività politica.
L’evocazione statunitense dei più alti valori, senza fare nulla per proteggerli, se non estemporanee visite di smarriti politici come a Taiwan che servono solo a esasperare la Cina, rinvia inevitabilmente a uno scenario di decadenza politica.
Che tristezza. Non si è disposti a fare la guerra però si stuzzica scioccamente il nemico, si lascia invece che l’Afghanistan sia governato da una teocrazia e si permette a Putin di perseverare nella sua aggressione all’Ucraina.
E lo chiamano impero.
Carlo Gambescia
(*) Ad esempio qui: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/stati-uniti-un-impero-acefalo/ .
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