Vorremmo tornare, diciamo laicamente, sulla questione della Fiamma.
Che sia un simbolo fascista, o comunque di un partito neofascista come il Movimento Sociale, è un fatto indiscutibile.
Come osserva Marco Tarchi, oggi impeccabile professore di scienza politica, in gioventù dirigente missino:
«All’interno del partito dicerie del genere circolavano parecchio, anche negli anni Sessanta e Settanta. Tra i vecchi dirigenti alcuni confermavamo altri smentivamo. Credo che comunque questa forza, che alle origini aveva molto della setta cospirativa, sentisse la necessità di una mitologia fatta anche di codici simbolici e linguistici più o meno occulti. Non è quindi da escludere che si sia penasato o visto il tripode alla base della Fiamma come proiezione del catafalco mussoliniano» (*).
Interessante al riguardo anche ciò che scrivono Luciano Lanna e Filippo Rossi, giornalisti non banali, a suo tempo sfortunati riformatori, più o meno finiani, della destra aennina.
«La scelta di farne un simbolo del Msi fu di Giorgio Almirante nel dicembre del 1946. Come egli stesso ha più volte ricordato, a designare la prima fiamma tricolore fu lui personalmente, prendendo spunto dal distintivo di una associazione combattentistica. E da subito i militanti presero a leggere le iniziali della sigla sulla base trapezoidale traducendole come “Mussolini Sei Immortale”. E altrettanto da subito si sparse anche la voce che quel trapezio nero rappresentasse la bara del Duce, mentre la fiamma tricolore nel simboleggiava la capacità di irradiarne le idee verso il futuro» (**).
Insomma, per usare un vecchio adagio: “se non è vero, è ben detto”. Dal momento che dietro la Fiamma si nasconde una struttura sociologica. Nel senso che, diceria o meno, a militanti e simpatizzanti l’idea piacque. Di qui la lunga durata a livello di mentalità collettiva e di pratiche quotidiane dell’ idea di continuità tra il fascismo e il neofascismo (termine, quest’ultimo, a nostro avviso più storicamente appropriato di postfascismo).
Perciò, quando Giorgia Meloni dichiara addirittura di essere fiera della Fiamma, o non sa quel che dice o mente spudoratamente.
Però, ecco il punto, si dichiara conservatrice, anzi addirittura tory (in un’ intervista al britannico “ The Spectator”). E allora perché non salta il fosso? E spegne la Fiamma?Insomma, il suo atteggiamento resta politicamente molto sospetto.
Certo, la sinistra, solleva sempre l’argomento antifascista quando sente odore di sconfitta. Però, piaccia o meno, siamo davanti a un partito, Fratelli d’Italia, che potrebbe vincere le elezioni democratiche, senza aver fatto i conti con le idee di un movimento antidemocratico come quello fascista, o comunque neofascista come nel caso del Movimento Sociale.
La parola ai lettori.
Carlo Gambescia
(*) Si veda M. Tarchi, Cinquant’anni di nostalgia. La destra italiana dopo il fascismo. intervista a cura di Antonio Carioti, Rizzoli, Milano 1995, p. 47.
(**) L. Lanna e F. Rossi, Fascisti immaginari. Tutto quello che c’è da sapere sulla destra, pref. di F. Ceccarelli, Vallecchi, Firenze 2003, p. 189 (voce: Fiamma).
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